Ecomafie, così i clan mettono le mani sul Belpaese
Sono passati più di dieci anni dalla prima ordinanza di custodia cautelare emessa per traffico illegale di rifiuti nel nostro paese.
Sono passati più di dieci anni dalla prima ordinanza di custodia cautelare emessa per traffico illegale di rifiuti nel nostro paese.
Tutti i giornalisti italiani, sicuramente una intera generazione di cronisti che si sono formati negli anni ’80, hanno un debito di riconoscenza verso Amato Lamberti, che ci ha lasciati troppo presto, a 69 anni, pochi giorni fa.
Negli ultimi anni Amato Lamberti si era volutamente isolato, o meglio si era distaccato dal circuito di studiosi, esperti e giornalisti che in questi ultimi anni si sono rincorsi per tentare di analizzare le storie degli scissionisti napoletani e il potere dei mafiosi di Casal di Principe.
Oggi è l’anniversario – trentadue anni dopo – di una delle sciagure più terribili avvenute nella storia dell’Italia repubblicana: quella detta di Ustica dall’isola vicino alla quale si inabissò intorno alle nove di sera l’aereo di linea che portava a Palermo da Bologna ottantuno passeggeri, tutti morti nella caduta del velivolo.
Chi scrive e analizza storicamente i fatti di mafia, dei rapporti tra Istituzioni e boss, sicuramente non data la prima “trattativa” tra lo Stato Italiano e le mafie a partire dal 1992-93, ma almeno dai primi anni del ‘900 o addirittura dalla nascita del fenomeno mafioso.
Quasi 400 miliardi di euro di ricavi non dichiarati e circa 180 miliardi di euro di imposte non pagate: sono queste le ultime stime relative all’evasione fiscale italiana in un anno.
Tanto tuonò che alla fine piovve: era inevitabile che le polemiche di questi giorni, seguite alla pubblicazione delle intercettazioni tra l’ex presidente del Senato Nicola Mancino e il consigliere giuridico del Quirinale Loris D’Ambrosio, provocassero una reazione ufficiale.