“Miss Mafia” a Budapest
Una trovata pubblicitaria di cattivo gusto o forse solo l’ennesima dimostrazione che in Europa la mafia, con tutto il suo carico di dolore e distruzione, non è percepita nella sua essenza reale.
Una trovata pubblicitaria di cattivo gusto o forse solo l’ennesima dimostrazione che in Europa la mafia, con tutto il suo carico di dolore e distruzione, non è percepita nella sua essenza reale.
In Messico, poco più di un mese fa, sono stati rapiti dai narcos quattro giornalisti.
Nei giorni scorsi Libera International ha garantito la propria presenza accanto ai testimoni nel corso del processo che si sta svolgendo a Roma contro l’Ammiraglio Massera, il cinico direttore d’orchestra dell’orrore della ESMA, la scuola militare in cui in molti furono torturati e fatti scomparire.
Il comitato di vigilanza sulla tv e sui media «Osservatorio Antiplagio», con una lettera inviata al ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla, denuncia che l’azienda americana Apple in un’applicazione per iphone, ipod e ipad chiamata «what country», per viaggiare stando comodamente seduti in poltrona, identifica l’Italia con pizza e mafia.
Durante gli anni della dittatura militare argentina, tra il 1976 ed il 1983, molte persone (italiani, argentini, cittadini di altri paesi europei e sudamericani) si rivolsero ai Consolati italiani, presenti in molte città argentine, per denunciare le vessazioni subite da loro e dai loro familiari.
Messico e Italia si guardano allo specchio.
Quella del quotidiano El Diario è un’iniziativa molto singolare perché l’editoriale col titolo “Che cosa volete da noi?” si rivolge direttamente agli uomini dei cartelli del narcotraffico.