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Operazione Dia contro clan Santapaola

Fonte: Ansa il . Campania

La Direzione investigativa antimafia ha eseguito una vasta
operazione antimafia a Catania e provincia nei confronti di presunti
esponenti alla cosca Santapaola. Tra gli indagati ci sono elementi di
spicco di Cosa nostra nei cui confronti, a vario titolo, sono stati
ipotizzati i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso,
estorsione, illecita concorrenza e corruzione. L’operazione della Dia è
coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della
Repubblica di Catania.

Le indagini della Dia sul monopolio del ‘caro estinto’ della
‘famiglia’ D’Emanuele hanno preso avvio dopo il ritrovamento, nel 2005,
di armi nell’ obitorio dell’ospedale Cannizzaro che portarono alla
ricostruzione delle dinamiche in evoluzione all’interno del clan
Santapaola, che culminarono con l’uccisione nel settembre del 2007, di
Angelo Santapaola, cugino del capomafia Benedetto, e del suo
luogotenente Nicola Sedici. Il meccanismo di quello che gli
investigatori definiscono ‘l’ industria del caro estintò è stato
ricostruito alla Procura di Catania anche grazie alle dettagliate
dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia. Secondo l’accusa è
stato così possibile svelare il metodo da ‘monopolio’ sulle onoranze
funebri che era basato su “una consolidata connivenza tra soggetti
appartenenti al corpo infermieristico degli ospedali e l’azienda dei
D’Emanuele”. La Procura ritiene che il boss Natale D’Emanuele, indicato
come il reggente del gruppo del Castello Ursino del clan Santapaola,
“gestiva direttamente” gli affari e che dopo il suo arresto nel settore
economico gli sarebbero subentrati i figli, Antonino, arrestato, e
Andrea, attualmente irreperibile.

MONOPOLIO ‘CARO ESTINTO’ CON INFORMATORI IN OSPEDALE – Con la
complicità di custodi del reparto necroscopico e di infermieri
ausiliari che li informavano su persone che stavano per morire o già
decedute erano riusciti a ottenere i monopolio assoluto della gestione
del ‘caro estinto’ all’ospedale Cannizzaro di Catania. Per ogni
‘segnalazione’ l’informatore riceveva in cambio 200-300 euro. E’
l’accusa contestata alla ‘famiglia’ D’Emanuele dalla Procura della
Repubblica nell’ambito dell’inchiesta Cherubino della Dia che ha
portato all’arresto di 16 su 18 indagati.

Tra loro il capomafia Natale D’Emanuele, 70 anni, cugino del boss
ergastolano Benedetto Santapaola, già detenuto per altra causa, e i
suoi due figli: Antonino, di 36 anni, e Andrea, di 29, attualmente
irreperibile. In carcere sono stati condotti anche due ex custodi
dell’ospedale Cannizzaro, Francesco Spinale, di 56 anni, e Rosario
Romeo, di 61, e i gestori del servizio di onoranze funebri per contro
della famiglia D’Emanuele, i fratelli Giuseppe e Santo Alessandro
Spampinato, di 35 e 38 anni. Arrestati anche Francesco Pennisi e
Luciano Previte, entrambi di 47 anni, mentre il provvedimento è stato
notificato in carcere a Massimo Vecchio di 37 anni. Il Gip ha disposto
invece gli arresti domiciliari per due vigili urbani, uno di Pedara,
Angelo Antonello Agosta, di 47 anni, e l’altro di Aci Castello, Camillo
Nastasi, di 48 anni; per quattro infermieri ausiliari dell’ospedale,
Salvatore Cannizzaro, di 39 anni, Salvatore Gulisano, di 31, Sergio
Parisi, 40, e Pietro Santangelo, di 50; e un loro ex collega, Orazio
Massimiliano Leotta, di 38 anni.

PROCURATORE ETNEO,IMMONDO SCIACALLAGGIO
“Industria del caro estinto, la mercificazione della morte, un immondo
sciacallaggio nei confronti di persone che sono psicologicamente
indifese: i familiari di defunti in un momento di grandissimo dolore”.
Lo ha affermato il procuratore della Repubblica a Catania, Vincenzo
D’Agata, commentando l’inchiesta Cherubino sul presunto monopolio da
parte della ‘famiglia’ D’Emanuele nel mercato delle onoranze funebri
nel capoluogo etneo. Per il sostituto procuratore Giuseppe Gennaro
“tutto era possibile grazie alla collaborazione di personale che era
presente in ospedale”. Secondo il capocentro della Dia di Catania,
Filippo Di Francesco, che ha svolto le indagini, “il gruppo agiva in
maniera manageriale, con riunioni e meeting per stabilire la gestione
operativa e la divisione degli utili della loro attivita”. Dai dati
della Dia emerge che nel 2006 il gruppo D’Emanuele avrebbe curato 2.050
funerali nel Catanese, il 50% di quelli celebrati in tutta la provincia
etnea.

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