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Perché Libera Informazione è oggetto di attacchi, ora

Di Lorenzo Frigerio il . L'analisi

Il I fatti sono ormai noti a tutti: nel giro di due giorni, prima il sito di Articolo 21, dalla cui redazione erano anche stati rubati poco prima i computer, poi il nostro sito sono stati oggetto di attacchi esterni da parte di ignoti hackers. L’obiettivo in entrambi i casi è stata la cancellazione dell’editoriale del nostro presidente e direttore, Roberto Morrione, dedicato alle infelici – per usare un sottile eufemismo – esternazioni del premier sui presunti danni che si apporterebbero all’immagine dell’Italia, ogni volta che si parla o si scrive di mafia, corruzione etc. Berlusconi aveva puntato l’indice contro Saviano e altri facinorosi, ai quali siamo ben lieti di essere accomunati senza alcun dubbio. 

Il nostro Morrione aveva rispedito al mittente le accuse con argomentazioni serie e convincenti, dando libera voce a critiche che continuano ad essere legittime in un sistema democratico. Qualcuno, nell’ombra, ha pensato bene di eliminare dal web per qualche ora il pensiero di chi crede che non basti essere al comando per avere ragione. In questi giorni, in queste ore stiamo ricevendo numerosi messaggi di solidarietà da associazioni, testate giornalistiche, enti locali e semplici cittadini. A tutte queste attestazioni di stima e di incoraggiamento possiamo solo rispondere con il nostro lavoro quotidiano e un rinnovato impegno. Dobbiamo però essere realisti: i nostri mezzi sono ben poca cosa rispetto a quelli dei media tradizionali, ma se ora siamo nel mirino di un hacker – che giochi in solitario o sia il braccio armato di una rete più vasta poco importa, ce lo diranno gli uomini della polizia postale, al quale abbiamo prontamente presentato una denuncia sull’accaduto – vorrà dire che qualche fastidio lo diamo. 
Già, perché questo è successo ora e non prima? In passato, per amore di verità e con la consueta passione giornalistica, il nostro presidente e direttore non le aveva mandate certo a dire, quando si era trattato di prendere posizione contro le tante vergognose leggi ad personam o i proclami antimafia che cozzavano con le scelte di illegalità quotidiana. Lo stesso presidente del Consiglio era stato oggetto di critiche altrettanto caustiche e forse ancora più pungenti, perché fondate su altrettanti solidi argomenti. E allora perché solo ora, ci si attrezza per colpire e mettere a tacere, con un proditorio attacco informatico, chi dimostra di non arretrare nemmeno di un passo, per affermare le proprie idee, raccontare il paese e commentare i fatti, senza preconcetti di alcun genere? 
La risposta, che provo ad azzardare non senza qualche elemento di riscontro, è che Libera Informazione è cresciuta rapidamente nel consenso e nelle aspettative di molti, grazie alla mole di documentazione che riesce ogni giorno, ogni settimana a fare circolare in rete e in ogni occasione di incontro pubblico. I nostri appuntamenti per studenti e associazioni; i seminari per giornalisti e operatori dei media; i percorsi di studio e approfondimento che realizziamo; i nostri articoli che quotidianamente rilanciano non solo le notizie sulle mafie ma anche il positivo che viene realizzato nel silenzio dal vasto arcipelago antimafia; le nostre pubblicazioni (tre negli ultimi sei mesi, la prima in occasione di Contromafie, l’ultima per il 20 marzo con il dossier Lombardia, senza dimenticare il dossier Lazio che prima di Natale ha guadagnato l’attenzione di molti mass media anche stranieri): tutto questo ormai rappresenta una voce seria ed autorevole, che ha saputo ben sfruttare il capitale di avviamento messole a disposizione: il lavoro di sensibilizzazione e animazione costruito da Libera in oltre un decennio in tutta Italia e il prestigio e la competenza professionale di Roberto Morrione, garanzia di un serio lavoro giornalistico. 
Ora che anche gli “altri” si sono accorti di questo, non saranno certo questi tentativi di intimidazione a impedirci di continuare a fare il nostro lavoro, ogni giorno. Non un solo passo indietro, perché noi andiamo avanti.

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