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Gela, chi bada alle badanti?

Di Rosario Cauchi il . Sicilia

 Che l’economia gelese non brilli per agilità ed alti livelli di sviluppo è risaputo, quasi monotono ripeterlo in continuazione: ma, in realtà, alcuni settori non cessano di far muovere denari, non parliamo di somme eclatanti, ma comunque sufficienti alla costituzione di un circuito in continua evoluzione.  Nessuno oramai, pur all’interno di una città costituita in prevalenza da immigrati interni, si meraviglia della presenza di uomini e donne, provenienti, nella maggior parte dei casi, dall’est europeo.  Per romeni, polacchi, moldavi, Gela è divenuta, soprattutto nel decennio appena trascorso, una delle tante mete, in realtà solo transitoria, da raggiungere per conquistare una tranquillità economica sempre più associata all’Italia. 

Ma in quali settori si colloca questa nuova mano d’opera calata entro un contesto, economico e sociale, tutt’altro che facile?  Neanche questa risposta appare troppo complessa da fornire: un terziario dai confini sempre più ampi ed indefiniti, ovvero un calderone fatto di rapporti informali e taciti accordi.  In pochi, tra i gelesi, ignorano la diffusione di una figura lavorativa, assurta a presenza decisamente “non occasionale” entro nuclei familiari dalle molteplici caratteristiche: la tanto citata, ed al pari ricercata, badante.  Anziani in difficoltà, portatori di disabilità fisiche, spesso soli o con parenti non in grado di occuparsi di loro per l’intera giornata: ostacoli, oggi, facilmente scavalcabili, basta trovare una badante, ed il problema trova una logica soluzione.  Ma come ottenere un simile servizio?  Questo mondo, spesso sotterraneo e difficilmente penetrabile dall’esterno, si connota di riti, rapporti, meccanismi, strutturatisi nel corso del tempo.  Allo stato attuale, però, tali consuetudini appaiono pienamente recepite dal sistema, al punto da essere attuate alla luce del sole.  In città, infatti, iniziano ad agire alcune, atipiche, agenzie, capaci di svolgere un ruolo d’intermediazione tra il possibile datore di lavoro e la badante di turno: romena, ma anche, eventualmente, italiana.  Un volantino, alcune tariffe, un numero di telefono, il primo contatto; “salve, mi interessava capire come fosse possibile avere una badante che si prenda cura di mio nonno per l’intera giornata, sa, ha appena subito un intervento chirurgico ed ha grandi difficoltà a muoversi”, “nessun problema, abbiamo attualmente parecchie signore libere, se le occorre giorno e notte, ci sono le romene, per mezza giornata, invece, anche le italiane”.

 I costi sono già preventivati: cinquanta euro per il possibile datore di lavoro ed altre cinquanta per la badante, un totale di cento euro versati direttamente all’agenzia-associazione che si occupa di “far incontrare” domanda ed offerta, ed alla quale bisogna necessariamente aderire con l’elargizione di una quota; “purtroppo, nella maggior parte dei casi, le signore non hanno molta disponibilità economica, quindi è il richiedente che deve versare i cento euro per intero, ovviamente la metà di questi verranno decurtati dal primo stipendio della lavoratrice di modo da coprire l’esborso iniziale sopportato”.  L’associazione, in questo modo, termina il compito prefissatosi, spetterà successivamente a badante e badato concordare le pattuizioni.  Per una donna romena destinata ad occuparsi, giorno e notte, di un uomo anziano non si potrà scendere al di sotto dei 550 euro mensili, se si tratta, invece, di una donna da accudire allora il prezzo scende a 450 euro.

 E per quanto riguarda il contratto ed il versamento dei contributi?  “Non si preoccupi, nessuno dei nostri clienti decide di stipulare un contratto con la badante, anche perché non conviene proprio a nessuno, normalmente le signore non svolgono il loro compito per un lungo periodo, al massimo un paio di mesi; comunque, appena quella che le mandiamo si stanca, ci avverta e gliene troviamo subito un’altra”.  Un ricambio continuo e costante, come a dire, morto un papa se ne fa un altro: alimentato dallo stretto rapporto intercorrente fra i gestori di tali “associazioni” ed i responsabili della società di trasporto che opera sulla tratta Romania-Sicilia: basta sedersi proprio su una panchina di Piazza Municipio per accorgersi della vicinanza, non certo occasionale, fra la sede di una di queste entità d’intermediazione e quella della monopolista della tratta già citata.  Neanche a dirlo, ovviamente, la nuova arrivata dovrà a sua volta versare la necessaria quota associativa di cinquanta euro. 

Nessun contratto, poco spazio ai diritti, anche se nei volantini sparsi per l’intera città si stabilisce, utilizzando un carattere di scrittura sottolineato, di modo da garantirne l’evidenza, che “la badante deve dormire otto ore consecutive”, ed un via vai difficilmente arrestabile.  Sorge spontaneo un dubbio, sintetizzabile con un elementare gioco di parole: ma chi baderà alle badanti?

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