Pm di Palermo: “Cuffaro ebbe rapporti con uomini di Cosa Nostra”
”In questo processo le contestazioni all’imputato riguardano il
complesso di relazioni tra Salvatore Cuffaro e diversi soggetti
appartenenti a Cosa Nostra”. Cosi’, i pm di Palermo Antonino Di Matteo
e Francesco Del Bene, hanno argomentato al gup del Tribunale Vittorio
Anania le accuse all’ex presidente della Regione Sicilia Salvatore
Cuffaro sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa.
Cuffaro ha ascoltato impassibile le parole dei pm, che poi hanno
aggiunto: ”Stiamo parlando di una contestazione che si caratterizza
per una dimensione temporale e spaziale che va dal 1991 ai periodi
successivi della sua elezione a presidente della Regione”.
Poi, i magistrati hanno chiesto al gup di rigettare l’istanza
presentata poco prima dai difensori di dichiarare il non doversi
procedere per Salvatore Cuffaro in quanto e’ gia’ stato processato per
gli stessi reati. ”Le contestazioni di questo processo -hanno detto-
sono completamente diverse dalle ipotesi di contestazione del processo
di primo e secondo grado che si sono limitate a due singoli episodi di
fughe di notizie”.
Secondo i magistrati ”c’e’ una sovrabbondanza di elementi a carico
dell’imputato”. Se il prossimo 29 aprile, giorno in cui si terra’ la
seconda udienza, il gup Vittorio Anania dovesse rigettare la richiesta
dei difensori di Cuffaro i pm passerebbero subito alla requisitoria. In
caso contrario, se accogliera’ l’istanza dei legali di Cuffaro, che
hanno sollevato l’eccezione del ‘ne bis in idem’, il gup potrebbe
decidere per il non doversi procedere nei confronti dell’ex governatore
siciliano.
”I pm di Palermo nel processo di primo grado avevano detto che il
‘patto politico-elettorale-mafioso’ non c’era stato o che non era
valutabile, adesso invece i pm, che sono diversi, ma l’ufficio del
pubblico ministero e’ solo uno, dicono il contrario. Santa
pazienza…”, ha commentato l’ex presidente Cuffaro, lasciando il
Palazzo di Giustizia di Palermo al termine della prima udienza.
Inoltre, Cuffaro ha detto, parlando delle altre contestazioni: ”Ho
gia’ ammesso ai magistrati di avere incontrato nel ’91 Angelo Siino (ex
boss oggi pentito, ndr), gli chiesi dei voti ma lui mi disse che non mi
poteva votare. Giuro che non sapevo chi fosse Siino, anche perche’ non
lo vidi piu”’. E sugli altri collaboratori di giustizia che lo
accusano Cuffaro dice: ”Non ho mai visto Gaetano Bonura, non so
neppure chi e”’. E ancora: ”Se avessi stretto un patto con la mafia
non avrei fatto costruire da presidente della Regione 50 caserme e non
avrei fatto altre mille iniziative contro la mafia. Le due cose non si
sposavano bene con il ‘patto’. Ma io ho rispetto per i giudici e
aspettero’ per dimostrare che il patto non c’e’ stato”. Infine,
Cuffaro ha ribadito che ”le contestazioni che mi vengono fatte in
questo processo mi erano gia’ state fatte nei processi di primo e
secondo grado per favoreggiamento”. E lasciando il Tribunale dice:
”Ho pazienza anche perche’ mi affido alla fede…”.
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