Digitalizzazione documentazione sulla strage di Ustica. Diamo il giusto valore storico e “sociale” all’iniziativa
In questi giorni abbiamo letto su parecchi giornali la notizia che il comandante Schettino opererà nell’ambito della digitalizzazione delle carte di Ustica e si è aperta una polemica ricordando che Schettino, ex comandante della motonave Costa Concordia naufragata all’Isola del Giglio causando la morte 32 persone, ha avuto una condanna definitiva a 16 anni di carcere.
Abbiamo avuto quindi, oltre ad una comprensibile reazione di dolore da parte di parenti delle vittime, soprattutto commenti stizzosi e polemici: “dare benefici, trovare lavoro a chi ha procurato tanta tragedia, così grandi dolori…”
Dimenticando così che per la nostra Carta Costituzionale la pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato e che, soprattutto, Schettino ha maturato il termine previsto dalla legge per richiedere l’accesso alle misure alternative mi sento soprattutto di affermare che nei vari articoli non si sia dato il giusto valore storico e “sociale” all’operazione Ustica: intanto avviare un progetto di metadatazione e di digitalizzazione strutturata per Ustica significa conservare la documentazione del più grande procedimento giudiziario della storia processuale italiana, costituito da circa due milioni e mezzo di pagine e da documentazione su supporto magnetico (nastri audio, video, bobine dati) con una struttura complessa e con un indefinito numero di atti in molteplici copie.
Si tratta inoltre di dar continuità un’attività pluriennale già in corso, molto estesa e di grande impegno: un progetto, approvato nell’ambito del Protocollo di intesa tra Ministero della Cultura e Ministero della Giustizia, che coinvolge la Direzione Generale Archivi, il Consiglio Superiore della Magistratura, l’Archivio di Stato di Roma, la Cassa delle Ammende e il Carcere di Rebibbia e che apre, va sottolineato, prospettive inserimento al lavoro per i detenuti.
Nei fatti un lavoro di fondamentale importanza per la ricostruzione del recente passato della Repubblica che prevede interventi per i cinque procedimenti per il delitto Moro, un lavoro alla quale partecipano circa 30 detenuti, e per i Procedimenti Nar e Licio Gelli, al quale hanno lavorato e lavorano altri 10 detenuti .
Va segnalato che i detenuti, fino ad ora ne sono stati interessati oltre 40, non lavorano da soli, ma sono dentro un team fortemente strutturato e comprendente professionisti di grande esperienza.
Infatti all’attività complessiva partecipa il responsabile scientifico Michele Di Sivo, soprintendente archivistico della Toscana e direttore ad interim dell’Archivio di Stato di Roma, e lavorano Riccardo Gandolfi (Archivio di Stato di Roma), gli archivisti Maria Carmela De Marino, Eleonora Lattanzi, Francesca Ciani, Luciano Governali, Giorgio Galeazzi, Giovanni Pietrangeli, i formatori Elvira Grantaliano, Paolo Musio, ex cancelliere della Corte d’Assise, Giovanni Pietrangeli, Giorgio Galeazzi, Camillo Macone, Valentina Stazzi.
* Presidente Associazione delle Vittime della Strage di Ustica
Fonte: Articolo 21
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