Milano rende omaggio a Silvio Novembre, nostro padre
Pubblichiamo il testo dell’intervento pronunciato nel corso della cerimonia per lo scoprimento della targa dedicata a Silvio Novembre in piazza Grandi, Milano 28/09/2022
Signor Sindaco, Signor Generale Carrarini, carissimi Annalori, Francesca e Umberto, cari amici tutti, oggi per la mia famiglia è un giorno di grande emozione e, per me che sono chiamata a rivolgervi questo saluto a nome di tutti, lo è in modo particolare.
Tre anni fa in questi stessi giorni eravamo straziati dal dolore per la perdita di papà. Oggi, anche se il dolore non si è affatto attenuato, è un giorno che porta con sé tanti motivi di gioia e di gratitudine.
Il primo naturalmente è per la decisione del Comune di Milano, concretizzatasi in pochissimo tempo. L’abbiamo interpretata come un’affettuosa sollecitudine e accolta quasi con meraviglia.
Un omaggio alla memoria di papà, proprio a lui che ci ricordava spesso che nessun riconoscimento è dovuto e che quelli che arrivano sono da considerare doni preziosi.
Non ne ha avuti molti di riconoscimenti per un lungo tempo della sua vita, ma quando sono arrivati li ha goduti appieno, con autentico appagamento.
Penso al suo intervento voluto dalla Guardia di Finanza nel settembre 2014 presso l’Accademia di Bergamo. Essere indicato come esempio da seguire alle nuove generazioni, cui lui tanto teneva, lo gratificò tantissimo.
Penso all’Ambrogino d’Oro che l’Amministrazione Comunale gli ha voluto conferire il 7 dicembre dello stesso anno. Un premio pieno di significato per una persona che non è nata milanese ma lo è diventata.
Questa targa, che sintetizza in modo così bello ed efficace la figura di papà, è posta, oltretutto in uno spazio a noi caro, che ci appartiene. Questa è casa, qui ha passato gran parte della sua vita, in questi giardini noi giocavamo da piccole e per noi racchiudono ricordi familiari preziosissimi. Qui siamo dove papà è ricordato da persone che con lui hanno vissuto per anni le piccole e grandi cose della vita di ogni giorno. La scelta di questo luogo, che ne sente ancora forte la presenza, rende l’iniziativa unica e irripetibile non solo per il suo valore civico, ma anche perché emotivamente ricchissima.
Pensare che quando siamo arrivati a Milano, nel 1971, papà non era affatto contento del trasferimento. A Brescia si era trovato bene, aveva vissuto un periodo di crescita nella propria formazione e negli incarichi professionali, il lavoro che stava facendo gli piaceva molto. Milano era un ambiente così diverso da tutti i punti di vista …c’era già stata la strage di Piazza Fontana, si preparava l’inquietante escalation degli anni di piombo con le piazze già piene degli opposti estremismi, era iniziata l’epoca dei sequestri di persona.
Oltretutto, poi, in realtà a papà i cambiamenti non piacevano per niente quindi potete immaginare… (e non sapeva ancora che sarebbe arrivato da milanista in una piazza a forte prevalenza interista !!…)
Quella contenta invece era mamma Assunta, perché qui a Milano aveva due sorelle ed era felice di riunirsi alla sua famiglia. Il destino ha poi voluto che mamma non si potesse godere se non per pochi anni la compagnia delle sue sorelle e che papà invece diventasse un abitante di questa piazza ininterrottamente dal 1971 al 2019.
Altro motivo di gioia e riconoscenza per noi oggi è la presenza della Guardia di Finanza che ha fortemente appoggiato questo progetto fin dalle prime ipotesi. La recente scopertura della targa in memoria di papà durante la Festa del Corpo nella Caserma V Giornate di via Melchiorre Gioia era già stata insieme un onore e un segno di grande attenzione, ma vedere come è stata presa a cuore con tenacia anche la concretizzazione di questa idea ci ha toccato profondamente, a maggior ragione pensando a quanto il senso di appartenenza al Corpo abbia sempre accompagnato papà fino ai suoi ultimi giorni, nonostante il suo congedo sia avvenuto nel lontano 1982.
Tutto quello che avvenuto era tutt’altro che scontato e vederlo realizzare quasi ci sorprende.
Dove inizia tutto questo?
Quando nel 2013 la Guardia di Finanza è venuta a bussare alla sua porta cercandone la testimonianza, io sinceramente ho pensato che, dopo 30 anni, avrebbe avuto anche il diritto di rifiutarsi. Era passato tanto tempo, le sue condizioni di salute non erano più buone, ritornare agli anni della Banca Privata era emotivamente faticoso. Io lo leggevo chiaramente nel suo viso quanto fosse difficile, come tutti i figli sanno fare con i propri genitori.
Mettendomi di fronte anche in questo caso a una delle sue potenti lezioni di vita, non solo invece ha aperto loro la propria casa, ma, appena capito qual’ era lo spirito della richiesta e pesate le persone che aveva di fronte (perché le istituzioni sono fatte dalle persone che le rappresentano), le ha accolte con affetto profondo, come se fossero degli eredi naturali, come se avesse trovato qualcuno che rappresentava la sua Guardia di Finanza portandone la divisa con la dignità e l’onore che lui gli aveva sempre attribuito.
Non che non ce ne fossero anche prima di finanzieri così, certo, ma in questo momento li aveva lì, seduti davanti a lui a bere un caffè e a riallacciare un filo mai davvero spezzato del tutto. Parlavano la stessa lingua nonostante le generazioni diverse, era scattato il meccanismo della complicità, dell’affiatamento. E siccome fra le sue caratteristiche c’era la lungimiranza, ha avuto ragione lui…ovviamente… e quello è stato l’inizio di una serie di bellissimi avvenimenti che ci porta fino ad oggi.
E poi la gioia più evidente, che è qui sotto gli occhi di tutti: la numerosità dei presenti. Le autorità, la sua piazza, le associazioni, le persone che sono arrivate anche da molto lontano per festeggiare insieme a noi ci raccontano tante cose.
Affetto per papà innanzi tutto. Potrebbe sembrare strano che una persona che ha fatto della assoluta riservatezza e della discrezione il suo modo di vivere sia invece così amata, ma strano non è. Le persone che sono qui oggi, secondo me, lo hanno capito e apprezzato anche per questo. La sua ricchezza interiore passava semplicemente dallo sguardo, non aveva bisogno di tante parole perché la verità arriva diritta al cuore di chi la incontra.
Un’altra cosa ci racconta questa partecipazione, ed è che ci troviamo di fronte oggi a una vera comunità. A una comunità che ci ha prima sostenuto nel dolore e oggi ci affianca nella gioia e che non è qui solo per rendere omaggio alla memoria di un giusto, ma si raccoglie e si stringe soprattutto intorno a sé stessa. Una comunità, fatta di milanesi e di persone che milanesi, come noi, sono diventate, che anche fisicamente si ritrova e si rafforza riconoscendosi negli stessi valori, ricordando la vita trascorsa assieme.
Chiudo rivolgendo il pensiero a Filippo Ambrosoli, che per una singolare coincidenza (una di quelle così singolari che viene da pensare non siano affatto coincidenze) ci ha lasciati in questo stesso giorno nel 2009.
Di nuovo grazie a nome di tutta la mia famiglia a tutti coloro che hanno reso possibile questa giornata e grazie a voi che siete intervenuti!
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