#SuiDirittiNonSiTornaIndietro Elezioni politiche 2022: le nostre 10 richieste
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In un contesto di forte incertezza, tra crisi pandemica, conflitti e instabilità economica, la politica italiana non può perdere di vista i diritti umani.
Vogliamo un governo e un parlamento formati da persone impegnate a sostenere le libertà fondamentali, per istituzioni libere da odio e discriminazione.
Per questo, abbiamo creato un manifesto con le nostre richieste per i candidati e le candidate alle elezioni politiche.
Sui diritti umani non si torna indietro. Servono passi avanti.
#SuiDirittiNonSiTornaIndietro
I candidati e le candidate che vorranno aderire al nostro manifesto potranno inviare una mail a: manifestoelezioni2022@amnesty.it
I nostri 10 punti
1. Libere di scegliere
Chiunque tu sia, ovunque tu viva, tutte le decisioni che prendi sul tuo corpo dovrebbero essere tue. Eppure, nel nostro paese, non è sempre così.
La possibilità di interrompere una gravidanza è garantita dalla legge, ma in alcune regioni l’aborto è praticamente inaccessibile. Sul diritto all’aborto non si può tornare indietro.
Tutte le persone devono poter vivere libere da ogni forma di violenza sessuale, inclusi gli stupri e le mutilazioni genitali femminili. Sono necessari programmi di formazione per il personale preposto ad accogliere denunce di stupro o violenza maschile contro le donne.
2. Prima le persone, poi le frontiere
Una gestione equa e solidale del fenomeno migratorio è possibile. Lo abbiamo dimostrato quest’anno con la grande prova di accoglienza delle migliaia di rifugiati dall’Ucraina.
È fondamentale ripensare l’approccio alla migrazione, mettendo al centro i diritti delle persone in movimento e riconoscendo la solidarietà come valore e non come un reato da sanzionare.
Ecco alcune proposte per un cambio di rotta immediato:
- mettere a disposizione canali sicuri e regolari verso l’Italia
- rivedere il reato di favoreggiamento dell’ingresso irregolare
- cancellare gli accordi di esternalizzazione con paesi che non offrono garanzie di protezione, sospendendo qualsiasi forma di cooperazione con la Libia in tema di controllo delle migrazioni e delle frontiere.
3. Giustizia climatica, ora!
Da tempo, milioni di persone soffrono già degli effetti catastrofici causati dai cambiamenti climatici. Per alcune persone, però, le conseguenze sono ancora più devastanti.
Giovani, donne, minoranze etniche e popoli nativi vivono ogni giorno gli aspetti più tragici della crisi climatica, così come le persone socialmente marginalizzate.
Se i governi non provvederanno immediatamente a cambiare rotta, le generazioni future potrebbero subire la più grave violazione intergenerazionale della storia.
Per questo è necessario agire subito per arrestare l’aumento della temperatura globale di oltre 1,5°C e ridurre le emissioni di gas serra a zero il più rapidamente possibile, mettendo al centro i diritti umani tra cui il diritto alla salute e il diritto al risarcimento e altri rimedi per le perdite e i danni che le persone hanno già subito a causa della crisi climatica.
4. Basta discriminazione
Ogni giorno, moltissime persone vengono discriminate sulla base del proprio genere, disabilità, o appartenenza alla comunità Lgbtqia+.
Chiediamo alle forze politiche di estendere i dispositivi di legge a contrasto della discriminazione e della violenza previsti dalla normativa italiana agli atti discriminatori nei confronti delle persone della comunità Lgbtqia+, alla misoginia e all’abilismo.
Chiediamo anche di sistematizzare e incrementare i meccanismi di raccolta dei dati relativi agli atti discriminatori fondati su queste basi.
5. Una nuova legge sulla cittadinanza
Per oltre 30 anni, la legge che regola le modalità di acquisizione della cittadinanza italiana è rimasta la stessa. A cambiare, però, è stato tutto il resto.
Oltre un milione di giovani nati e/o cresciuti in Italia da genitori stranieri, infatti, è italiano in tutto e per tutto tranne che sui documenti. Le discriminazioni, per chi si trova in questa condizione, sono numerose e quotidiane e si manifestano sul piano pratico quanto su quello culturale.
Chiediamo la modifica della legge sulla cittadinanza, per porre fine alle discriminazioni che subiscono oltre un milione di persone.
6. Proteggere la popolazione civile nei conflitti
Morte, distruzione, sfollamenti e sofferenze. Sono queste alcune delle conseguenze dei conflitti armati. A pagarne le conseguenze peggiori sono sempre i civili.
Quando parliamo di conflitti, parliamo di attacchi indiscriminati, mutilazioni, stupri, torture.
La politica estera italiana deve mettere al centro i diritti umani, usando la diplomazia come strumento dirimente, contribuendo così a porre le basi per una convivenza pacifica, escludendo qualsiasi ricorso indiscriminato alle armi e alla violenza.
7. Un’autorità nazionale per i diritti umani
Per vigilare sul rispetto dei diritti umani e su possibili abusi in violazione delle norme vigenti in materia di diritti umani l’Italia dovrebbe dotarsi di un’autorità nazionale per i diritti umani.
Nel 1993, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva invitato gli stati a creare o a rafforzare tali istituzioni, ma a distanza di quasi 30 anni, il nostro paese è rimasto immobile.
Chiediamo al prossimo parlamento di onorare l’impegno internazionale preso e di sanare un quadro istituzionale attualmente frammentato.
Perché possa promuovere e proteggere davvero i diritti umani, l’autorità dev’essere indipendente, accessibile, dotata di poteri e risorse adeguati, pluralista nella composizione.
8. Dignità per chiunque
Il diritto alla salute rappresenta un diritto umano fondamentale indispensabile per l’esercizio di altri diritti umani.
Con esso, anche il diritto al lavoro, alla sicurezza sociale e il diritto ad un alloggio adeguato concorrono al raggiungimento di una vita dignitosa.
La pandemia da Covid-19 ha esacerbato criticità già esistenti nell’esercizio di questi diritti, incrementando le disuguaglianze.
Ad esempio, le persone anziane residenti nelle strutture hanno spesso subito trattamenti inumani e degradanti, lontane e isolate dal mondo esterno e dai propri affetti. Il personale delle strutture sociosanitarie che ha denunciato le mancate misure di sicurezza è stato punito e messo a tacere con misure disciplinari illegittime.
È arrivato il momento di varare misure per garantire a tutta la cittadinanza tutti i diritti economici e sociali.
9. No al razzismo nelle istituzioni
La profilazione etnica è una pratica molto diffusa e pericolosa. Si verifica quando le istituzioni prendono di mira alcune persone o gruppi specifici sulla base delle loro caratteristiche (come il colore della pelle o la loro provenienza), partendo da un presupposto che siano coinvolte in attività criminali.
Sebbene molto spesso la polizia non riconosca la sua esistenza, si tratta di una pratica persistente soprattutto durante operazioni di arresto e perquisizione, controlli a posti di blocco stradali od operazioni antiterrorismo.
Chiediamo alle forze politiche di mettere in piedi programmi per identificare e prevenire tutte le forme di profilazione etnica e razzismo istituzionale, per porre fine a ogni violenza su base da razziale da parte della polizia. Basta razzismo nelle istituzioni!
10. Protestare è un diritto
Molti cambiamenti sociali avvengono tramite la protesta pacifica.
Negli ultimi anni, in ogni parte del mondo, le persone si sono mobilitate contro la violenza e gli omicidi della polizia, la repressione di stato e l’oppressione. Quasi sempre, la risposta delle autorità statali a questa ondata di proteste di massa è stata ostruttiva, repressiva e spesso violenta.
Protestare è un diritto. Per questo, chiediamo politiche nuove per individuare abusi da parte delle forze di polizia. La politica deve adottare misure per garantire la privacy e impedire la sorveglianza di massa.
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