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Il nuovo sito web di Novaya Gazeta è stato bloccato dalle autorità russe

Anna Del Freo * il . Diritti, Informazione, Internazionale, Politica

Il supplemento culturale online Novaya.no, lanciato da Dmitrij Muratov – direttore di Novaya Gazeta, lo storico giornale indipendente russo che fu di Anna Politkovskaya sospeso dalle autorità russe – è stato bloccato online dal governo russo.

Muratov, che ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 2021, aveva lanciato con la sua redazione questa pubblicazione, che però non è evidentemente gradita alle autorità, tanto che ora risulta bloccata online e, a quanto si apprende, sarebbe accessibile solo tramite VPN.

Il blocco è stato annunciato online dalla stessa redazione di Novaya Gazeta, che così scrive:

La procura generale ha deciso che è necessario chiudere il nostro nuovo sito Novaya.no. Per “aver gettato discredito“. Senza spiegazioni, riguardo a che cosa. Hanno deciso di bloccare non un singolo testo o più testi, ma l’intero sito, e subito.

Evidentemente, per la visione che aveva. Per la Ulizkaja, per Grebenshikov, Bykov, Ghenis. Per la Taroshina, Britzkaja, Djakova, Vasilchuk, Safronov, per Murtasin, Shenkman, Mosgovoj, Sarukhanov, Prokushev, Prokofjev, Minkin, Kolesnikov, Fokin, Shirijaev, Soldatov, Maljukov.

Hanno ucciso il sito appena nato. Siamo durati 7 giorni e 9 ore. La lettera della Procura con cui ci hanno informati è arrivata sabato sera. Due ore dopo eravamo bloccati. La mattina di domenica il sito era ancora accessibile da qualche parte. Ma da qualche parte era appesa la timida scritta “La connessione non è protetta”. Espressione sorprendente, che significa che chi ha preso la decisione di bloccare una creazione altrui ha paura a scrivere la verità: “Vietato dalla censura”. Non ce la faranno. Ce la faranno invece i lettori: il mondo libero è più ricco di queste istituzioni primitive”.

L’oscuramento di Novaya.no non sorprende: sono ormai oltre 5.500 i siti web indipendenti bloccati in Russia dopo l’inizio della guerra contro l’Ucraina: una censura senza precedenti negli ultimi decenni.

Intanto, si avvicina il 3 agosto, data della successiva udienza contro il sindacato indipendente dei giornalisti JMWU, iscritto anche a EFJ e IFJ, che è stato sospeso d’imperio dal tribunale e accusato di avere pubblicato sul proprio sito web la dichiarazione di Perugia sulla protezione dei giornalisti coinvolti nel conflitto russo ucraino. Una prima udienza si è tenuta il 13 luglio scorso.

Diverse organizzazioni e istituzioni internazionali hanno preso posizione in favore del sindacato JMWU. Oltre alla federazione  internazionale e alla federazione europea dei giornalisti, che avevano immediatamente condannato l’atteggiamento delle autorità russe, anche Teresa Ribeiro, rappresentante dell’Osce per la libertà dei media, ha espresso nei giorni scorsi la sua preoccupazione riguardo alla “sospensione” di  JMWU. Ribeiro ha affermato che la chiusura di organizzazioni come il sindacato dei giornalisti provoca gravi danni all’attività professionale e alla solidarietà dei giornalisti russi. L’Osce ha invitato le autorità  a riflettere e a riconsiderare l’eventuale decisione di liquidare l’organizzazione sindacale e ha chiesto che JMWU possa continuare la sua attività nel Paese. Anche Reporter senza frontiere ha chiesto che vengano archiviate le cause avviate contro JMWU e i suoi dirigenti.

L’avvocato del sindacato, Maxim Krupsky ha dichiarato che la difesa dovrà studiare molto attentamente  gli atti del ricorso, che constano di 350 pagine: il pubblico ministero, ha detto l’avvocato, non ha annunciato la propria posizione durante l’udienza preliminare e ora dovrà essere evinta dal file.

* European Federation of Journalists

Fonte: Articolo 21

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Mosca, sindacato di giornalisti accusato di “gettare discredito sull’esercito russo”

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