«Voti e manifesti, le tariffe dei clan»
L’affare elezioni nel mirino della Digos
Dai venti ai cinquanta euro per un voto alle elezioni regionali. Un giro vorticoso di banconote per accaparrarsi la maggioranza dei consensi, senza disdegnare il metodo della compravendita «porta a porta», addirittura condominio per condominio.
Ed ancora: il monopolio dell’attacchinaggio dei manifesti, cinquanta centesimi per ogni poster affisso, con la possibilità – in alcuni casi e in certe precise aree – di chiedere l’intercessione alla camorra, che in cambio del doppio garantisce che nessuno ricoprirà quella pubbloicità elettorale per almeno una settimana.
Sono i contorni del grande affare elettorale, un business che starebbe muovendo ingenti spomme di denaro. Dalle periferie dell’area settentrionale di Napoli – soprattutto Scampia e Secondigliano – ai grandi Comuni del litorale vesuviano, con Portici in testa. Sospetti, e in alcuni casi molto più di semplici sospetti. Sono i contorni – che ora naturalmente andranno approfonditi in sede inquirente e giudiziaria – di un’inchiesta condotta dal nostro giornale partendo dalle dichiarazioni di alcuni testimoni che dichiarano cose nette, precise, inequivocabili.
Tocca ora alla Digos e ai carabinieri – i quali hanno già attivato da tempo i propri servizi informativi – approfondire ed eventualmente trasmettere in Procura. L’ufficio inquirente di Napoli ha già aperto due fascicoli per altrettante situazioni «calde», da tenere sotto stretta osservazione. Vedi alla voce «liste pulite»: la Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha formalizzato le deleghe di indagine per verificare la regolarità del voto, e ancor prima quella delle liste elettorali, o meglio la loro composizione. Sono due le realtà geografiche nel Napoletano che al momento restano sorvegliate speciali dalla magistratura inquirente.
Castellammare di Stabia e Gragnano. Indagano la Squadra mobile della Questura diretta da Santi Giuffrè e i locali commissariati di polizia. Intuitive le ragioni che hanno indotto la Procura diretta da Giovandomenico Lepore a chiedere una particolare attenzione nei confronti di queste due realtà. Per Castellammare è ancora troppo fresca la ferita del caso Tommasino.
Tra i killer del consigliere comunale c’era Catello Romano, che risultò iscritto al Pd. A Gragnano, in occasione delle ultime amministrative, si registrarono casi di presunti brogli elettorali. Vennero anche arrestati due cugini.
Trackback dal tuo sito.