Le poste e telecomunicazioni del latitante Matteo Messina Denaro
Un sistema postale quello organizzato per i “pizzini” di Matteo Messina Denaro che doveva funzionare in maniera impeccabile. L’organizzazione è tradita anche dal contenuto che gli investigatori hanno potuto leggere sequestrando alcuni di questi “pizzini”, come quelli che fanno parte della corrispondenza che coperta dal servizio segreto civile (Sisde) si è sviluppata nell’arco di tre anni, tra il 2003 ed il 2006 tra il boss latitante Matteo Messina Denaro e l’ex sindaco di Castelvetrano Tonino Vaccarino, il primo si firmava come Alessio, così come avveniva nella corrispondenza di “pizzini” con Bernardo Provenzano, e il secondo indicato come “Svetonio”.
E così a “Svetonio”, “Alessio” ricordava (1 ottobre 2004) come movimentare la propria corrispondenza in arrivo: “… Lei mi deve mandare la sua lettera con le risposte sopradette tramite la stessa persona con cui riceverà questa mia, penso che non le verrà difficile trovarlo o farlo cercare, la lettera la chiude a bigliettino ed all’esterno del biglietto scriva “Alessio”, poi io le risponderò con lo stesso sistema. Lei mi deve mandare la sua lettera entro e non oltre il 20 dicembre 2004, la può anche consegnare il 19 ma non passi il 20 perché se no non mi arriva più. Lei la mia lettera di risposta non la riceverà subito, dato i tempi e dato che sono tutti addosso a me capirà che devo agire con cautela quindi i contatti sono un po’ distanziati nel tempo, ma comunque anche con un po’ di ritardo riceverà la mia. …Tutte le persone che hanno contatto con me hanno dei nomi convenzionali, il suo è Svetonio, ciò la preserverà da rischi inutili, ad esempio il nostro tramite quando riceve un biglietto “Svetonio” sa che lo deve portare a lei evitando così che io ogni volta gli spieghi a chi lo deve portare, quindi mi vorrà scusare se le ho cambiato nome…”. E per continuare il contatto lui (pizzino del 22 maggio 2005) “la prossima posta la deve dare al nostro tramite entro il primo di settembre e non oltre, …..dirò al nostro tramite che sia lui a farsi vedere da lei nell’ultima settimana di agosto.…”. E il successivo 30 settembre: “se mi deve dire qualcosa deve dare il tutto al nostro tramite entro e non oltre il 20 dicembre, anzi dirò al nostro tramite che per quella data sia lui a farsi vedere così nel caso non c’è bisogno che lei lo cerchi..Farò sapere al nostro comune amico di venirla a trovare, anzi gli dirò che ogni tanto deve venirla a trovare di sua spontanea volontà così se lei avrà da dirgli qualcosa non avrà l’onere di cercarlo…Quando mi vuole scrivere mi può fare solo immenso piacere, ormai sa la strada che deve usare, se scrive lo consegni entro il 20 aprile, non oltre, anche il 20 va bene, poi io le risponderò col tempo per via delle cautele. …E in altra occasione: “…Le comunico che ho ricevuto tutti i suoi compresi gli auguri per le festività e la ringrazio tanto…(erano gli “auguri per le festività” natalizie con oltre un mese di ritardo dovuti proprio al sistema di invio e ricezione dei pizzini). E il 22 gennaio 2006: “… Per il discorso del nostro amico, lei non lo deve cercare perché già lui sa da me che ogni tanto deve essere lui a venire a trovare lei, infatti ha da poco comunicato che a quanto pare vi siete già visti. Per la prossima posta da lei a me, verrà a ritirarla da lei il nostro tramite venerdì 1 Settembre, già il nostro tramite sa ciò quindi non c’è bisogno che lei glielo dica, lui il 1 Settembre verrà a prendere la sua per me. …”.
Tempistica precisa ma le sorprese sono anche altre. Dall’analisi dei “pizzini” il boss latitante da almeno 13 anni ha disposto che l’invio dei suoi pizzini e la raccolta degli stessi devono avvenire tre sole volte l’anno e in date prestabilite. E questo per diminuire i movimenti dei “postini” e stabilire contatti automatici evitando esposizioni ripetute. L’imprenditore Giovanni Risalvato, tra gli arrestati dell’operazione Golem 2 ad un certo punto irritato perchè una consegna non è avvenuta nei tempi dovuti si sfoga in questo modo: “perché io domani mattina li do a chi li devo dare… perché quello domani mattina quando viene non é che gli posso dire aspetta che devo raccogliere le cose… perché ci sono giornata ! orario ! tutte cose puntate ! precise… a millesimo di grammo ! Li’ non si puo’ ”cugghiuniari !”. Le indagini della Polizia hanno permesso di ricostruire tutta una serie di scambi. Il 20 ottobre 1996 una persona ignota mandava un pizzino a Manuele, allora soprannome di Matteo Messina Denaro. Settembre 1996 Lorenza Santangelo manda un pizzino al figlio Matteo e al marito Francesco, allora tutti e due latitanti. Ottobre 1996 Maria Mesi (di Bagheria), amante del Messina Denaro e Rosalia Messina Denaro, sorella di Matteo, mandano due distinti pizzini al boss latitante, la Mesi in particolare svela che lo stesso giorno, era il 24 ottobre aveva ricevuto un pizzino da Matteo. Nello stesso arco temporale, tra il 25 e il 27 ottobre 1996 a scrivere pizzini a Matteo erano ancora Giovanna Messina Denaro, il cognato Rosario Allegra, Bice, Rosalia e Patrizia Messina Denaro. Bice in particolare inviava un pizzino anche al padre, Francesco. Parte di questi pizzini sono stati sequestrati in un supermercato di Partanna che all’epoca si scoprì funzionava da centro di smistamento dei pizzini diretti ai latitanti Messina Denaro.
I tempi di arrivo e partenza della posta sono altresì venuti fuori dai pizzini sequestrati nel covo di Montagna dei Cavalli dove si nascondeva Bernardo Provenzano. L’1 ottobre 2003 Matteo Messina Denaro scriveva a Provenzano dicendo “ho da poco ricevuto le sue lettere e le rispondo subito …”. L’1 febbraio 2004 altro pizzino a Provenzano: “… mi scuso se la mia posta viaggia sempre con un po’ di ritardo, il tutto è dovuto ad un problema di sicurezza, credo che lei mi capirà, d’altronde chi meglio di lei può, ma contentiamoci così, rispondo alle sue …”. Il 25 maggio 2004, ancora a Provenzano: “…ho ricevuto con piacere la sua e le rispondo subito …”. Altro pizzino il 30 settembre 2004: “… Dunque circa 8 mesi fa mi fece sapere i discorsi, che ora lei mi ha detto, tramite una persona a me intima, però mi disse che voleva le mie risposte solo attraverso questa persona a me intima perchè non aveva fiducia ad altri. Solo che dopo tempo questa persona a me intima fu arrestata, quindi io per mantenere fede alla sua richiesta non lo feci cercare da altri aspettando che fosse lui a farsi risentire, cosa che lui ora ha fatto tramite lei …”..
Altro sistema instaurato da Matteo Messina Denaro quello di tenere riservati (o almeno tentare di farli retsare riservati) alcuni contatti come quello con Accursio Dimino (soggetto belicino coinvolto in altra indagine antimafia) ascoltato parlare proprio di uno dei pizzini ricevuti dal latitante: “Ieri mi ha scritto una lettera … Castelvetrano?…Affettuosi saluti… ha detto rimane tra te, me e l’interlocutore. Questo rapporto nostr con nessuno.questo rapporto che dobbiamo instaurare lo dobbiamo sapere io, lui e l’interlocutore e basta.…”.
Solo in una occasione Matteo Messina Denaro viola i tempi sull’invio dei pizzini e fu all’indomani dell’arresto di Provenzano, quando seppe che il boss corleonese aveva conservato l’archivio dei pizzini e dunque Messina Denaro si preoccupa che i suoi interlocutori, come Vaccarino, potevano essere scoperti: “… So che questa mia lettera è inattesa… – …Io sto azzardando a mandarle questa mia …”. Tutto l’elenco delle date dal 1996 ad oggi poste sui pizzini ha fatto accertare che il capo mafia latitante invia i suoi pizzini in periodi precisi dell’anno, tra fine gennaio e inizi di febbraio, tra fine di maggio e inizio di giugno tra fine settembre e primi di ottobre. L’arrivo a destinazione è stato all’incirca tra il 10 e il 28dei mesi di febbraio,giugno e ottobre. La raccolta dei pizzini destinati al boss di solito è avvenuta tra il 20
aprile, l’1 settembre e il 20 dicembre.
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