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Rifugiati: accoglienza chiunque essi siano, da qualsiasi luogo provengano…

Pierluigi Ermini il . Diritti, Migranti, Politica, SIcurezza, Società

Lo scorso 20 giugno si è celebrata in tutto il mondo la giornata del Rifugiato, un evento voluto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione di milioni di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati nel mondo che, costretti a fuggire da guerre e persecuzioni, lasciano i propri affetti, la propria casa e tutto ciò che un tempo era la loro vita per cercare altrove una nuova opportunità e nuove speranze.

L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha rivelato che attualmente nel mondo ci sono oltre 100 milioni di persone sfollate. Un numero di persone enorme…

È di questi giorni anche un sondaggio condotto in 28 diversi paesi dall’Ipsos proprio sulla percezione che si ha del fenomeno dei rifugiati. In media, il 78% degli intervistati è d’accordo sul fatto che le persone possano rifugiarsi in altri Paesi, per sfuggire a guerre o persecuzioni e soltanto il 16% è in disaccordo. L’Italia è tra i Paesi che esprime il maggiore grado d’accordo, con l’80% dei giudizi favorevoli.

Rispetto a prima, gli atteggiamenti sono diventati più favorevoli anche a seguito della guerra in Ucraina che ha portato a una apertura dell’opinione pubblica nei confronti dei rifugiati e diminuito alcune delle preoccupazioni generate dalla pandemia.

L’Italia esprime meno scetticismo nei confronti dei rifugiati rispetto ad altri Paesi: il 44%  concorda sul fatto che la maggior parte degli stranieri arrivi per motivi economici o per usufruire dei servizi sociali. Il 60% degli italiani è in disaccordo con la chiusura totale delle frontiere ai rifugiati; il 59% dei nostri concittadini crede che i rifugiati ospitati si integrino con successo nella nuova società e il 49% ritiene che possano offrire un contributo positivo al Paese.

Più discordanti sono le opinioni sull’opportunità che i Governi forniscano un maggiore supporto. Il 30% ritiene che il proprio Governo dovrebbe accettare un numero di rifugiati inferiore a quello attuale, il 43% pensa che stia ospitando il numero giusto e il 13% è favorevole ad ospitarne un numero più alto di rifugiati.

Dati che dunque sembrano in controtendenza rispetto a qualche anno fa con una sensibilità cresciuta verso chi fugge da violenza, difficoltà economiche, cambiamenti climatici.

Ma questa percezione si scontra con una diversa realtà soprattutto sulle forme di accoglienza tra i rifugiati ucraini e i rifugiati di altri paesi.

Un tema questo che investe fortemente anche i minori non accompagnati che arrivano all’interno dei nostri confini.

È quanto racconta uno studio fatto in Italia da Save the Children e riportato recentemente dal settimanale L’Espresso.

Anche in Europa (molti dei paesi dell’indagine Ipsos riguardano il nostro continente)  si attuano diverse forme di violenza.

Ad iniziare dai respingimenti ai confini tra paesi, con la conseguenza che migliaia di persone rimangono intrappolate tra uno Stato e l’altro.  Anche tra la nostra Italia e la Francia, oppure tra il nostro paese e la Slovenia (la famigerata Rotta Balcanica).

“Un transito che avviene soprattutto nell’area Nord dell’Italia, che spesso è invisibile e un fenomeno sottostimato. Ciò ha una ricaduta sul piano della protezione e dell’assistenza ai minori, soprattutto coloro che viaggiano soli, che da invisibili appunto rischiano di essere esposti a pericoli quali abuso, maltrattamento, sfruttamento e violenza”, spiega Niccolò Gargaglia, responsabile dell’area protezione e inclusione minori migranti di Save the Children.

“In questi mesi – continua Gargaglia – abbiamo visto come la macchina dell’accoglienza europea per i profughi in fuga dall’Ucraina sia stata tempestiva, efficace e funzionale”.

Per chi arriva dalle altre parti del mondo, sempre in fuga da violazioni, privazioni e guerre, la situazione resta cupa e brutale.

Il contrasto è stridente e dà vita a un’ingiustizia che accade nell’indifferenza di molti.

Ma basta fermarsi di fronte agli ingressi delle Questure per vedere la diversità di comportamenti che si ha verso gli stranieri provenienti da ogni paese, diversamente da quanto accade invece per i rifugiati provenienti dall’Ucraina, anche solo per richiedere un permesso di soggiorno.

Ai primi spesso vengono concessi ingressi privilegiati separati e una vera forma di accoglienza, mentre i richiedenti asilo o rifugiati di altri paesi sono costretti a lunghe code ed attese che durano ore e ore….

Senza contare delle altre forme di discriminazione derivanti ancora dai cosiddetti decreti sicurezza, che seppur da alcuni anni in parte mitigati, riescono ancora a produrre forme di discriminazione e limiti alle richieste di residenza, assistenza, forme di tutela.

L’Italia dunque segue strade diverse e forme diverse di accoglienza tra i rifugiati che provengono dall’Ucraina e quelli provenienti da altre aree del mondo.

Tutte le persone costrette a fuggire hanno il diritto di essere protette e a ricostruire le loro vite, senza distinzioni, afferma l’UNHCR. Dunque la strada da seguire nel nostro paese, è garantire il trattamento riservato ai rifugiati provenienti dall’Ucraina anche agli altri rifugiati, senza fare distinzioni.

Ad iniziare da subito, dal loro arrivo a una frontiera, al loro ingresso in una Questura o in un ufficio comunale, dando ai rifugiati la possibilità di imparare, studiare, accesso a percorsi di istruzione e inserimento lavorativo per favorire il loro percorso di integrazione.

Come dice il bellissimo slogan ideato dall’UNCHR: “Chiunque siano, da qualsiasi luogo provengano. Sempre”.

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