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L’agenda rossa di Paolo Borsellino

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L’agenda trafugata nell’inferno di via D’Amelio: questo libro dà la sensazione di averla finalmente tra le mani.

“Ho capito tutto” ripeteva Borsellino negli ultimi giorni della sua vita, quei due mesi scarsi che separano la sua morte dall’esecuzione di Giovanni Falcone: cinquantasei giorni durante i quali il magistrato lavorò disperatamente alla verità sulla strage di Capaci, affidando i suoi appunti, le sue intuizioni investigative e i tormenti segreti alla celebre agenda che scomparve nell’inferno di via D’Amelio, quel 19 luglio 1992.

Oggi, a trent’anni dalle stragi che sconvolsero l’Italia e portarono il giudice Caponnetto – ex capo dell’ufficio di Falcone e Borsellino – a dire “è tutto finito, non c’è più niente da fare”, Sandra Rizza e Peppino Lo Bianco riannodano le fila di quelle azioni investigative e giudiziarie che documentano con scrupolosità assoluta sin dal 1992, e possono affermare – finalmente con una sentenza alla mano – che oggi sappiamo che dietro il “più colossale depistaggio della storia d’Italia” c’è la mano dello Stato.

Una verità che non può essere taciuta, affinché, come ebbe a dire sempre Caponnetto in occasione dei funerali di Borsellino cui partecipò una folla di oltre 10.000 persone: “Caro Paolo, la lotta che hai sostenuto dovrà diventare e diventerà la lotta di ciascuno di noi”.

«Questo non è soltanto un libro su un’agenda scomparsa. Questo è soprattutto un libro su una storia scomparsa: la storia degli ultimi giorni di Paolo Borsellino» – dalla prefazione di Marco Travaglio

«Senza agenda, e senza i tormenti segreti affidati a quelle pagine, per trent’anni una parte consistente dello Stato ha visto impresso sulla strage un timbro esclusivamente mafioso. Ora per la prima volta una sentenza mette nero su bianco la responsabilità delle istituzioni nel depistaggio di via D’Amelio» – dalla premessa degli autori alla nuova edizione

Giuseppe Lo Bianco, Sandra Rizza
L’agenda rossa di Paolo Borsellino
Chiarelettere, 2022
Pagg. 256, € 12,00

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