“L’ha detto Falcone”. L’insopportabile fake news dei cosiddetti esperti nostrani
Ma dove lo dice Falcone? Me lo fate sapere, di grazia, dove lo dice?
Prima di rispondere devo però confidarvi un piccolo segreto professionale. Dovete sapere che da tre anni ho scelto un modo speciale di aprire il mio corso in Sociologia della criminalità organizzata all’Università Statale di Milano. Prima cercavo di dare agli studenti una iniziale, semplice definizione del fenomeno mafioso.
Poi mi sono reso conto che, nonostante i miei sforzi di chiarezza, nella mente di diversi studenti si trascinavano equivoci o vere e proprie bufale che dovevo via via smontare. Perché io insegnavo, certo. Ma accanto a me insegnavano in totale libertà, dalla scuola ai giornali, dalle tivù ai convegni, i cosiddetti “esperti”, alcuni particolarmente “esperti”. I quali, a digiuno di libri e di storia, proponevano con prosopopea una fitta sfilza di luoghi comuni, del tipo “la vera mafia sta a Roma”, “la ‘ndrangheta oggi manda i suoi figli a Boston e a Oxford”, “il vero mafioso oggi è un signore vestito in doppiopetto”, “oggi la mafia è solo profitto”, ecc. ecc.
Così ho fatto una scelta radicale: quella di tenere la prima lezione smontando dall’inizio tutte insieme le bufale che vedevo porgere con sussiego nei convegni in cui ero relatore. E di mettere ironicamente a confronto l’esperto con l’ “inesperto” (ovvero Giovanni Falcone). Confesso che mai avrei immaginato che l’espediente potesse essere così efficace. Pensate a proposito del “nuovo mafioso in doppiopetto” che effetto possano fare le foto investigative dei carabinieri (in cui i “veri” mafiosi vestono in tuta o felpa anche nelle riunioni d’affari) messe a confronto con quelle dei mafiosi “di una volta”, a partire da Al Capone, tutti rigorosamente, loro sì, in doppio petto.
Ecco, l’anniversario di Capaci ha pubblicamente squadernato un ulteriore esempio di come sulla mafia (e su Falcone) si dicano parole che riflettono la fantasia collettiva ma non i fatti, purtroppo.
Per esempio un “esperto” di grande fama ha scandito che “oggi la mafia è finanza”. Aggiungendo, per essere più credibile, “come diceva Falcone”. Ma davvero? Il fatto è che ormai si confondono “movimenti bancari”, “riciclaggio” e “finanza” (che è una cosa molto precisa). Che le banche garantiscano i movimenti del denaro mafioso, lo sostengono da mezzo secolo tutti gli osservatori.
Quanto alla finanza, invece, l’unica cosa è dare la parola a Falcone, così come la troviamo nel suo “Cose di Cosa Nostra”, uscito pochi mesi prima di Capaci. Diceva il giudice: “Si sente ripetere sui giornali (gli “esperti”?) che il riciclaggio passa attraverso le finanziarie di Milano. Ma quante ne sono state identificate? Pochissime. Si dice da più parti (gli “esperti”?) che i riciclatori si servono delle operazioni di Borsa. Quante operazioni di questo tipo abbiamo scoperto? Nessuna, che io sappia. Affermazioni avventate […]”. E aggiungeva, esemplarmente: “Parlando dei guadagni della mafia, non possiamo dimenticare gli appalti e i subappalti. Mi chiedo anzi se non si tratta degli affari più lucrosi di Cosa Nostra. Il controllo delle gare di appalto pubbliche risale a molte decine di anni fa, ma oggi ha raggiunto dimensioni impressionanti”. Davvero questo significa affermare che “Oggi la mafia è finanza”?
Ecco perché mi confermo in una convinzione: che più che ricordare i due “trentennali” raccontando in proprio la storia dei due giudici, sia più serio e rispettoso raccogliere ciò che essi effettivamente dissero nei loro discorsi. Così che, tra una commemorazione e l’altra, si possa finalmente “andare a vedere”.
E mi confermo poi in un’altra convinzione: che gli “esperti” dovrebbero incominciare a studiare, studiare, studiare. Sottolineando magari ciò che leggono. Non per copiare ma per imparare. In fondo la conoscenza, anche la più popolare, non è (o non è ancora) auto-immaginazione.
* Storie Italiane, Il Fatto Quotidiano, 30/05/2022
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Bellezza e antimafia: un puzzle siciliano per gli italiani di domani
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