Ritrovare la capacità di indignarsi
Sergio Nazzaro è come me lo
aspettavo. Affabile, disponibile, Lo ricordavo, in una foto in bianco
e nero vista in rete, scrutarmi dietro la sua montatura in lega. Sigaretta
in mano, barba incolta. Quando inizia a parlare, lo percepisci
subito che ha voglia di dire le cose in maniere diretta, senza peli
sulla lingua. Si capisce dai toni, quasi mai contenuti e spesso sopra
le righe. Lo si evince, ovviamente, dai contenuti: «A me non importa
che si dica di me che sono l’ennesimo clone di Gomorra; questi libri
devono uscire ogni giorno, ce ne è bisogno di uno al giorno di libri
come questo perchè in questo modo la gente legge e recuperare la capacità
di indignarsi». Indignazione non come diritto, ma come dovere.
A organizzare un incontro con
lo scrittore campano, nato in Svizzera, è Libera Lazio che nel percorso
di avvicinamento alla giornata della memoria e dell’impegno (Bari 15
marzo) ha voluto introdurre questo appuntamento, svolto al Cesv a Roma.
Il libro di Sergio ha un titolo
provocatorio come «Io, per fortuna c’ho la camorra», dove si estremizza
una situazione molto rilevante in molte realtà del Sud, ovvero quella
della assenza di una alternativa valida che sembra ridurre all’unica
situazione possibile quella vissuta sotto il giogo camorristico.
Una narrazione che cerca di far riscoprire una situazione drammatica
quotidiana, una vita in zona di guerra. Come una musica per far capire
«cosa vuol dire aver paura di notte». Nel casertano, a Mondragone,
dove i clan della camorra ti fanno perfino dimenticare cosa è la normalità,
dove la morte, infima e violenta, è un medicinale quotidiana, mentre
la politica, corollario inefficace della realtà circostante mostra
l’impossibilità di anelare a un cambiamento.
A introdurre l’intervento dell’autore,
hanno portato il proprio contributo Gabriella Stramaccioni, direttore
nazionale di Libera, Antonio Turri, referente per il Lazio di Libera
e il padrone di casa Giulio Russo, presidente del Cesv. L’intervento
di Gabriella Stramaccioni ha voluto promuovere il valore di alcune iniziative
editoriali che mantengono la guardia altra rispetto ad alcune situazioni
da far conoscere il più possibile, secondo quell’impegno per la conoscenza
e la memoria che Libera ha sempre avuto come punto di riferimento. Senza
dimenticare il discorso di un rinnovamento politico e di una indagine
economico-finanziaria che riesca a colpire al cuore le mafie, come,
sottolinea la Stramaccioni, «ha fatto in maniera eccellente l’ultima
commisione parlamentare Antimafia». Anche a Roma, nel centro del potere.
Per non chiudere gli occhi di fronte ad alcune situazioni che ci fanno
capire che anche Roma, la sua provincia e il Lazio intero non sono indenni
da queste realtà, come ha sottolineato Russo.
«Impensabile sentirsi avulsi
da queste situazioni», sottolinea Antonio Turri, «il Garigliano, che
divide Lazio e Campania non è mai stato storicamente un limite e le
infiltrazioni camorristiche nell’area pontina lo dimostrano» a dimostrare
che i confini della vecchia Terra di Lavoro sono più vivi che mai.
«Ciò che noi siamo, voi sarete»
dice Nazzaro. «Per questo dobbiamo impegnarci, indignarci». Perché
riguarda tutti noi.
Trackback dal tuo sito.