La Corte di Cassazione ha ampiamente confermato le condanne decise della Corte di appello di Bologna nel maxi-processo di ‘ndrangheta “Aemilia” e così pure il quadro accusatorio della storica grande operazione contro le infiltrazioni e il radicamento della criminalità organizzata calabrese in Emilia Romagna, e precisamente della cosca dei Grande Aracri di Cutro, nel crotonese.
Trentasei ricorsi rigettati, 39 dichiarati inammissibili, mentre per 13 posizioni vengono disposti annullamenti con lievi ricalcoli di pene o rinvii limitatamente a pochi capi d’accusa.
Il rito in Cassazione era iniziato il 21 di aprile: 87 imputati, 31 dei quali accusati di associazione mafiosa. Tra questi spiccano i nomi di Michele Bolognino, i fratelli Palmo e Giuseppe Vertinelli, Gaetano Blasco, e tra gli emiliani, i reggiani Mirco Salsi, Silvano Vecchi e Omar Costi, oltre al costruttore modenese Augusto Bianchini.
In appello a Bologna le condanne erano state 92, mentre le assoluzioni 28. In Cassazione hanno fatto ricorso in 87, 31 dei quali accusati di associazione mafiosa. Tra gli imputati c’è anche il 49enne di Suzzara Salvatore Colacino, ora residente nel cremonese e condannato a 4 anni e mezzo per detenzione illegale di armi.
Tra i nomi di spicco ci sono quelli di Michele Bolognino, condannato in secondo grado a 21 anni e 3 mesi, Gaetano Blasco, condannato a 22 anni e 11 mesi, e Giuseppe Iaquinta, padre dell’ex calciatore della Nazionale Vincenzo. Per lui in appello la pena era stata ridotta a 13 anni.
Tra i mantovani che hanno presentato appello c’è anche Antonio Rocca, 52 anni, manovale di Borgo Virgilio, condannato a 4 anni e 6 mesi per una compravendita di piastrelle nella quale era coinvolto anche Giuseppe Loprete, muratore 66enne di Pietole, che si era visto comminare una pena di 4 anni. Tra i ricorrenti, anche Pasquale Riillo, 56enne di Viadana, al quale era stata riconosciuta l’aggravante di associazione mafiosa. Per lui, condanna in secondo grado a 14 anni di reclusione.
Il sostituto procuratore generale Luigi Birritteri aveva, nella sua requisitoria “iniziale”, chiesto la dichiarazione di inammissibilità per la stragrande maggioranza dei ricorsi presentati: 63. Mentre per altri 13 è stata avanzata una domanda di rigetto.
Fonte: Rainews
Aemilia, la Cassazione conferma oltre 70 condanne
Ricorsi rigettati e inammissibili, lievi modifiche a 14 imputati
Trentasei ricorsi rigettati, 39 dichiarati inammissibili, mentre per 14 posizioni vengono disposti annullamenti con lievi ricalcoli di pene o rinvii limitatamente a pochi capi d’accusa.
La Corte di Cassazione ha ampiamente confermato le condanne decise della Corte di appello di Bologna nel maxi-processo di ‘Ndrangheta ‘Aemilia’ e così pure il quadro accusatorio della storica grande operazione contro le infiltrazioni e il radicamento della criminalità organizzata calabrese in Emilia-Romagna, scattata nel 2015 con 117 arresti.
“La sentenza ‘Aemilia’ con il suo passaggio in giudicato, la nona in ordine temporale per associazione di stampo mafioso in Emilia-Romagna, conferma che l’Emilia-Romagna è un distretto di mafia”.
Lucia Musti, procuratrice generale reggente a Bologna e che peraltro rappresentò la pubblica accusa nel processo di appello, così all’ANSA dopo l’esito della Cassazione, riprendendo le sue stesse parole per la relazione in apertura dell’anno giudiziario. La sentenza, prosegue Musti, “è il frutto del lavoro della Dda di Bologna, della Procura generale di Bologna e della Procura generale presso la Corte di Cassazione. Ringrazio tutta la polizia giudiziaria, in particolar modo i carabinieri dei comandi provinciali di Modena, Parma e Piacenza, per l’altissima professionalità e il massimo impegno profuso nelle indagini”.
Fonte: Ansa, Emilia – Romagna
La Cassazione ha confermato oltre 70 condanne nei confronti degli 87 imputati nel maxi processo “#Aemilia” sulla presenza della ’ndrangheta in Emilia-Romagna. Leggi come la cosca Grande #Aracri si è presa la regione nell'articolo di @GiovanniTizian https://t.co/jpsooERqY7
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Cassazione, la ‘ndrangheta di Aemilia è realtà criminale autonoma
Aemilia. La Cassazione mette un punto: la ‘ndrangheta emiliana è una realtà criminale
Aemilia. L’urgenza di una speranza infestante che si contrapponga alla ‘ndrangheta