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“Al Civico 20” riapre a Lecce: dalle inchieste giudiziarie al riscatto dell’antimafia sociale

Articolo 21 il . Giustizia, Istituzioni, Mafie, Politica, Puglia, Società

La bellezza non è in vendita. Si conquista ogni giorno, un po’ come la libertà. È impegno, tensione, aria.

Lo racconta la storia di un luogo fisico e di uno schiaffo collettivo – abbinamento che parrebbe azzardato di prim’acchito! – a Lecce, periferia immediata all’ingresso da Campi, via De Simone, 20.

A un tiro di schioppo da un altro grosso presidio di libertà qual è l’arte sacra del teatro, che trova casa fisica nei Cantieri Koreja, da 48 ore ha aperto porte e giardini “Al Civico 20”.  Oggi casa dell’antimafia sociale insegnata agli adulti dai ragazzi.

Un passo indietro, di grazia. Ché la memoria talvolta incespica.

Al numero 20 di via De Simone insiste, l’immobile che ospitava la sede centrale di  Antiracket Salento Le-Br-Ta, associazione finanziata con oltre 3milioni di fondi da PON del ministero dell’Interno, poi finita al centro di un’inchiesta giudiziaria che portò all’arresto della presidente e di altre persone e a 35 indagati in tutto.

Storia amara e imbarazzante di un’antimafia sociale con pedigree sconfessata da se stessa. Di uomini coraggiosi che avevano avuto la forza di denunciare estorsori ed usurai, gabbati due volte e nella maniera peggiore, nel luogo e dalle figure che avrebbero dovuto proteggerli e garantire loro la rinascita.

Ma non è la cronaca che riguarda, fatta salva la necessità dell’antefatto. Perché se quella ancora oggi crea imbarazzo, ciò che è venuto dopo è colore, vita pulsante, straordinaria eresia del dissenso e della ribellione alla rassegnazione. “Contro chi sotterra la coscienza nel cemento”, le parole dell’assessora Rita Miglietta.

Al Civico 20 è oggi la manifestazione fisica del progetto finanziato dalla Regione Puglia con il bando “Bellezza e legalità – per una Puglia libera dalle mafie” dell’associazione Terra del Fuoco – Mediterranea. Quei locali chiusi dall’autorità giudiziaria sono stati riaperti, rinfrescati, riempiti di vita e colore come il giardino alle spalle, ribattezzato Giardino della Legalità, dove semplici campeggiano i nomi di tante vittime di mafia e illegalità. Non solo.

I ragazzi di Terra del Fuoco hanno voluto intitolare due sale dell’edificio ad altrettanti giornalisti simbolo di resistenza e trasparenza attraverso l’inchiesta,  Ilaria Alpi e Giancarlo Siani. Non è un caso.

Un’inchiesta giornalistica avviata all’epoca dei fatti narrati dalle cronache da Fabiana Pacella, oggi portavoce di Articolo21 Puglia e in quegli anni addetta stampa proprio dell’associazione Antiracket, mise in luce le pericolose opacità nella gestione dello Sportello Antiracket, e confluì nell’indagine della guardia di finanza prima per poi portare la collega in aula bunker al carcere di Lecce, come testimone dell’accusa dell’accusa rappresentata dai pm Roberta Licci e Massimiliano Carducci.

“Coraggiose segnalazioni – ha definito quel lavoro il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini -. Oggi abbiamo risarcito quella ferita e siamo molto fieri di aver accompagnato, come amministrazione comunale, questo progetto verso la sua realizzazione perché sa di orgoglio e di riscatto”.

L’edificio riapre “all’insegna dei valori dei beni comuni e dell’impegno nell’antimafia sociale. Speriamo che Al civico 20 possa rappresentare un’occasione, in tal senso, per il quartiere borgo pace e per tutta la città” le parole di Christel Antonazzo di Terra del Fuoco e Paolo Paticchio.

Presenti all’inaugurazione anche la collega Fabiana Pacella,  il segretario nazionale della FNSI Raffaele Lorusso, il presidente di Assostampa Puglia Bepi Martellotta, l’esperta di Antimafia Sociale per la Regione, Annatonia Margiotta.

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