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Il vescovo Raffaele Nogaro: “Fare santo don Giuseppe Diana”

Di Raffaele Sardo il . Campania, Interviste e persone

“Hanno fatto santo Escrivà de Balaguer
e tanti altri che hanno approfittato della Chiesa, perché non fare santi quelli
come don Peppino Diana che per la chiesa hanno dato la vita?“ Raffaele Nogaro
vescovo emerito di Caserta, ritorna su don Diana, a pochi giorni dal sedicesimo
anniversario della  sua uccisione a Casal di Principe per mano della
camorra. Don Diana fu ammazzato nella sagrestia della sua parrocchia, il 19
marzo del 1994. 


Nogaro, suo amico,  da tempo si batte perché la Chiesa
assuma la figura di don Diana come modello di giustizia, di santità.  “Per
resistere in modo vivo – dice Nogaro –  e in modo popolare, anche contro
tutto il processo della malavita che abbiamo nelle nostre zone. Se la Chiesa
potesse dichiarare un santo della giustizia perché ha pagato per mano della
camorra, ne acquisterebbe in dignità. E non c’è bisogno di ricorrere alla
scomunica nei confronti dei camorristi, perché in questo modo gli stessi
camorristi capirebbero che non val la pena che professino tanta fede
religiosa.  La scomunica, peraltro  – sostiene ancora Nogaro – è stata
sempre usata a sproposito nella Chiesa. Per me, ad esempio, Pio XII non dovrebbe
essere fatto santo. Non tanto perché non ha parlato al momento delle leggi
razziali, ma perché ha dato la scomunica ai comunisti. I primi comunisti, quelli
che io confessavo quando ero giovane prete – ricorda il vescovo emerito di
Caserta –  era povera gente che, avendo sentito il messaggio della
speranza,  tentava di fare scelte per liberarsi da quella condizione
di umiliazione e di  sudditanza che avevano nei confronti del Conte. Da
noi, in Friuli, all’epoca la terra era ancora del Conte. Poveretti, era l’unica
forma per potersi riscattare e alzare la testa un po’ dalla loro condizione di
schiavitù. Solo che per loro c’era la scomunica. Un modo per annientare un uomo
spiritualmente.
 


Invece Carlo Marx  per me è un
santo e devono farlo prima o poi. Lui ha reso protagonista il povero. Si badi,
non ha fatto la scelta prioritaria del povero, ma ha parlato del protagonismo
del povero. Lo stesso protagonista di cui parla il Vangelo, in Marx è
trasfigurato nella forma più alta, nel proletariato. Il suo è l’annuncio del
Vangelo in modo genuino. E dunque, se dico che può essere fatto santo Marx, a
maggior ragione figuriamoci don Diana. Però non farei tanto il  discorso
della santità. Chissà chi è santo. Io direi di farlo beato. Uno quando realizza
se stesso e lo realizza in funzione del bene degli altri, è “Makarios”,
come dice il Vangelo, cioè Beato, Fortunato. E questo è genuino. Invece la
santità è soltanto di Dio. Nel Makarios, il fortunato, il riuscito, è
quello che  veramente paga per gli altri. Quello che ha interpretato fino
in fondo il vangelo. Don Peppino Diana è “Makarios”, come Papa Giovanni
XXXIII che ha scavalcato i poteri e la ricchezza della chiesa, come per
dire:  “Sono un povero fratello come voi. Se volete, anche padre, ma prima
di tutto fratello”. E’ bellissimo che  Don Diana possa diventare
veramente  un “Makarios”, un fortunato della Chiesa e della società
prima di tutto”.

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