Sequestrato l’impero del “cassiere” della mafia
Il “cassiere” della mafia castellammarese, ma anche il “ministro” dei Lavori Pubblici e delle “Finanze” delle cosche di Castellammare ed Alcamo. Questo secondo i giudici che lo hanno condannato in via definitiva è stato l’imprenditore Mariano Saracino, 63 anni, che adesso è stato raggiunto da un provvedimento di sequestro di beni per 20 milioni di euro. L’esecuzione è legata al pronunciamento del Tribunale delle misure di prevenzione di Trapani, a censire i beni e a provarne la provenienza illecita sono state le indagini della Dia (direzione investigativa antimafia) di Trapani, coordinate dalla Procura antimafia di Palermo. Saracino era stato raggiunto da due distinte richieste di sequestro, quella per l’appunto della sezione di Trapani della Dia e l’altra avanzata dal pool di magistrati della Dda di Palermo che fanno parte del dipartimento di criminalità economica coordinato dal procuratore aggiunto Roberto Scarpinato.
Il sequestro ha riguardato ditte individuali e società di capitali, appezzamenti di terreno, fabbricati, veicoli industriali, autovetture, denaro liquido posto su conti correnti. Cemento, edilizia, immobili, residenze estive, costituivano l’impero dell’imprenditore che è in carcere dal 2004, da quando è diventata definitiva la sua condanna a 10 anni per associazione mafiosa.I sigilli sono stati apposti al 30 per cento del capitale sociale non chè al complesso dei beni aziendali della Calcestruzzi Castellammare srl, di Castellammare del Golfo; al capitale sociale e al complesso dei beni delle società Scopello Costruzioni, Cosi e Del Ponte, tutte operanti nel settore delle costruzioni edili di Castellammare del Golfo; al 49 per cento della società Cereve snc, operante nel settore della revisione e riparazione di veicoli industriali; l’intero patrimonio della società Maxim’s Bar di Filippazzo G. & c. snc di Castellammare del Golfo (somministrazione alimentare); alle imprese intestate allo stesso Saracino e alla moglie Caterina Sottile operanti nei settori edile e agricolo; ad otto appartamenti, dieci unità immobiliari destinate ad attività commerciali ed uffici ubicati a Castellammare nonchèp a venti unità immobiliari destinati a magazzini e depositi di vario genere detenuti in diverse località del trapanese, ed ancora sei villini che si trovano nella zona residenziale di Scopello, 30 terreni molti con destinazione urbanistica edificabile tra Castellammare, Scopello e Guidaloca. Del sequestro fanno altresì parte fondi agricoli con fabbricati rurali sempre nel circondario castellammarese, venti veicoli e conti correnti presso diversi istituti di credito.
Il nome dell’imprenditore Mariano Saracino è legato a diverse indagini antimafia nel tempo condotte nel trapanese (in particolare Arca e Tempesta), finito con il trovarsi a capo di una cordata di imprenditori che dapprima con il sostegno e poi in rappresentanza di Cosa Nostra hanno dato nel tempo l’”assalto” ai lavori pubblici, ma anche garantito alla mafia una serie di copertura, a proposito di latitanze come quelle del calibro dell’ex capo mafia di San Giuseppe Jato Giovanni Brusca
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