Curare i piedi ai migranti, un atto politico racchiuso in un gesto d’amore
Sfrecciano rapidi gli aerei sopra piazza Ilaria Alpi e Miran Hrovatin mentre nello spazio adiacente al prefabbricato che ospita la comunità Le Piagge a Firenze Gian Andrea e Lorena parlano della loro esperienza nella piazza del Mondo a Trieste (come loro chiamano la piazza di fronte alla stazione ferroviaria), il luogo dove i migranti che arrivano dalla Rotta Balcanica si fermano prima di prendere un treno verso altre lontane destinazioni.
Lì Lorena e Gian Andrea, insieme agli altri volontari dell’associazione Linea d’Ombra, accolgono e curano i giovani stranieri (nella maggior parte dei casi si tratta di persone provenienti dal Medio Oriente) dopo che hanno percorso migliaia di chilometri, in un cammino molto spesso durato anni.
Tanta gente si è data appuntamento in questa estrema periferia di Firenze, dove le navi ricordano le vele di Scampia, per incontrare Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi, protagonisti a Trieste dell’accoglienza in “Piazza del Mondo”.
Traspare forte il contrasto tra il loro racconto sulle tante angherie, sul dolore, sulla fame, sulle torture, privazioni, discriminazioni, ferite che i migranti hanno subito durante il loro lungo viaggio, e quegli aerei che appena alzatisi in volo dalla pista di Peretola, sfrecciano sopra il tetto della struttura della comunità, come due mondi inconciliabili tra di loro.
Un rumore assordante che costringe Lorena e Gian Andrea a interrompere i loro racconti e che ti dà la dimensione anche della vita inaccettabile che le persone che abitano in questa periferia fiorentina sono costrette ogni giorno a subire per le decine e decine di volte che un aereo si alza in volo.
Gli aerei ai nostri occhi rappresentano la nostra opulenta società occidentale del benessere, dove muoversi sembra facile e senza limiti, così in contraddizione con l’esperienza raccontata da Gian Andrea e Lorena sulla vita dei migranti che invece scorre sulla terra, dove ci si muove con i piedi e dove i muri e gli sbarramenti sono sempre dietro ogni angolo.
Lorena e Andrea parlano di accoglienza e di cura descrivendo la loro come un’azione politica, un modo diverso di fare società.
Una società radicalmente diversa fondata sul rispetto reciproco e sulla relazione.
“Questi giovani ci portano un grande messaggio – spiega Gian Andrea – se non cambiamo radicalmente, il mondo che verrà sarà terribile. E lo dobbiamo fare partendo da noi stessi. Un messaggio di cambiamento che dobbiamo accogliere per la nostra personale salvezza”
I piedi sono al centro di tutto, perché sono la parte più bassa del nostro corpo, ma anche la base del sostegno di ciascuno di noi.
Dunque essenziali e per questo anche la parte spesso più martoriata del corpo di queste persone che, proprio grazie ai loro piedi, sono potute arrivare fino a noi nella ricerca della loro libertà.
Così Lorena spiega come proprio i piedi sono ciò che viene soprattuto curato nella piazza del Mondo di Trieste, in quello che però è soprattutto uno scambio: “Tra me e loro avviene una donazione. Il nostro rapporto non si basa sullo scambio ma sul dono reciproco. È uno stare in presenza, anche del dolore”
Nel suo piegarsi per curare quei piedi Lorena ci rivela che spesso non ci sono parole, ma solo gesti che contano più di tante voci: “Riceviamo da loro una donazione di senso alla nostra vita. Per questo riceviamo più di quello che doniamo”
Viene spontaneo pensare alla lavanda dei piedi di Gesù nella notte che precede la sua passione, in quelle pagine del Vangelo di Giovanni che sembrano essere il testamento più grande del Cristo per l’umanità.
E che scopriamo essere anche un grande atto politico, in grado di cambiare la nostra personale vita.
Ogni giorno nella piazza del Mondo di Trieste, spesso nel disinteresse generale di una società che ha altro a cui pensare, e che si riconosce nel rombo degli aerei che sfrecciano nel cielo, c’è chi lava e cura i piedi degli ultimi del mondo, quei piedi che sono le fondamenta del nostro cammino…
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