Gli iracheni si appellano ai valori di libertà
Seduti sulle gradinate all’ingresso di una chiesa per ore e senza lamentarsi del freddo, della stanchezza o della fame. Sono forti e decisi gli immigrati quando protestano, non hanno paura di nulla, nemmeno della consapevolezza di essere solo una minoranza. Hanno raggiunto quella che da lontano identificavano con una meta di democrazia, civiltà e salvezza, l’Europa, e ora non ci stanno a regole restrittive che potrebbero rimandarli indietro, nell’inferno dal quale hanno avuto la fortuna di essere riusciti a scappare. Gli iracheni che hanno protestato quasi per due giorni a Crotone sono sorpresi di questo rischio, sanno che l’Europa è la “terra della libertà”, per questo sono convinti quando protestano che saranno ascoltati.
Su quella gradinata del duomo di Crotone si erano illusi di ottenere chissà che cosa, una risoluzione definitiva del loro problema e quindi la possibilità di poter stare definitivamente nel territorio nazionale. Molti di loro non hanno la minima idea di come funzioni la burocrazia, delle regole restrittive… Loro sanno solo che questo è il Paradiso, un angolo del mondo generoso in cui, a chi rischia la vita se viene mandato via, un posto non viene negato. Invece, probabilmente dei 150 manifestanti solo una decina non saranno respinti. Eppure nessuno di loro ci crede perché sono convinti che “la vita vale poco in Iraq o in Afghanistan, ma non in Italia, qui è diverso e ci aiuteranno”.
Tutti, mentre manifestavano, avevano negli occhi una viva speranza, cercavano di aggrapparsi ad ogni elemento che richiamasse la solidarietà italiana: il Vaticano, la religione cattolica (anche se loro sono musulmani), addirittura la bandiera italiana. Una ragazza, l’unica donna della manifestazione, la sventolava. “Ho portato questa bandiera – ha detto in inglese – perché amo l’Italia, anche se non ho avuto la fortuna di nascere qui. Voglio vivere in questo Paese e sono pronta a rispettare le sue leggi e le sue tradizioni, tutto ciò che questa bandiera rappresenta, anche i valori di pace e solidarietà”. Le altre donne irachene non hanno avuto il coraggio di manifestare, ma lei è stata più forte, incoraggiata proprio dal fatto di trovarsi in un Paese libero, in cui anche le donne hanno diritto ad avere voce. Sul sagrato della cattedrale c’erano soprattutto persone molto giovani, ansiosi di cominciare finalmente quella vita normale che non è mai stata loro concessa: “vogliamo che si concludano presto le pratiche per l’ottenimento dei documenti – ha detto un 23enne iracheno – perché così potremo iniziare a lavorare, ad avere una casa, una vita dignitosa… Sono mesi che aspettiamo al Campo di Sant’Anna senza far nulla, a vivere come vagabondi e ad annoiarci”.
E l’entusiasmo, la straordinaria capacità di arrangiarsi nonostante tutto, l’hanno confermata anche in occasione della manifestazione: non si sono scoraggiati di dover raggiungere a piedi la città da Sant’Anna, gli striscioni li hanno realizzati utilizzando le loro lenzuola e, anche se non conoscono bene l’italiano, si sono sforzati di scriverci sopra le loro richieste d’aiuto. Per loro, giovani già vecchi, che non hanno mai avuto la fortuna di assaporare l’infanzia e la gioventù e che hanno vissuto cose molto più tragiche, tutto è stato solo un’altra esperienza, ancora un altro passo per poter guardare avanti.
* Il Crotonese
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