Stop the war. Marcia della Pace in Ucraina. Verso la Russia
Ucraina. 221 persone con 66 pulmini carichi di medicine e beni di prima necessità, 170 associazioni e gruppi, hanno marciato a Leopoli, a 30 anni dalla marcia dei 500 a Sarajevo con don Tonino Bello.
Sono passati quasi trent’anni dall’azione di pace a Sarajevo.
Un battito d’ali dello Spirito Santo suggerì a don Tonino quell’azzardo che non era mai stato tentato prima. E insieme lo vivemmo come un sogno, una profezia, come uno sporgersi sul futuro della storia. Ci confidammo anche le critiche e le contestazioni che arrivavano da molte parti, anche da quelle che meno ti aspettavi. Peraltro gratuite e ingiustificate, viste le condizioni di salute di don Tonino. Ne ricordo la scrupolosa preparazione, la “contrattazione” con i medici, il senso di responsabilità che quasi ci sottraeva il respiro.
Che bello constatare che quello che poteva apparire come uno scabro, una scelta sconveniente e imprudente, oggi è scolpita nero su bianco in un documento ufficiale come il documento con cui Papa Francesco e la Congregazione delle Cause dei Santi in data 25.11.2021 promulgano il Decreto della venerabilità di don Tonino: “Nel dicembre 1992, durante la guerra nei Balcani, il Servo di Dio, benché già malato di cancro allo stomaco, si fece ispiratore e guida di persone credenti e non, di differenti nazionalità, unite dall’obiettivo di sperimentare ‘un’altra ONU’, mostrando la possibilità di vivere nella concordia, entrando come pellegrino di pace nella Sarajevo devastata dalla guerra in corso”.
Per ricordare #donToninoBello nel 29° della sua Pasqua. Per riconoscergli quello che abbiamo appreso dai suoi gesti, dalla sua fede, dalla sua vita e dalla poesia distillata delle sue parole. Per continuare più che per ripetere. pic.twitter.com/TD8VVzVuAu
— Tonio Bartimeo Dell'Olio (@toniodellolio) April 20, 2022
Ora è ufficiale: quella scelta non era la velleità ingenua di un malato in fase di delirio, né il frutto del narcisismo prepotente che spinge al protagonismo insensato e nemmeno il rinnegamento di una dottrina sociale che continuava a considerare la possibilità di una “guerra giusta”. Si trattava piuttosto del gesto profetico di un uomo che vedeva più lontano del bieco realismo a cui in troppi sono piegati o costretti. E che bello constatare che proprio ora quel sogno di don Tonino si sta trasfigurando in progetto.
Nei giorni scorsi, dopo un tempo breve di preparazione, è partita “Stop the war – Facciamo la pace”, l’azione di pace nonviolenta che, grazie all’organizzazione e al supporto logistico dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, ci ha portato in Ucraina: 221 persone con 66 pulmini carichi di medicine e beni di prima necessità, 170 associazioni, reti, movimenti e gruppi, locali e nazionali e, al ritorno, ha accompagnato in Italia 300 persone: anziani, disabili e famiglie con bambini piccolissimi.
Ciascuno dei partecipanti ha rischiato in prima persona addentrandosi in territorio di guerra. Un segno e una testimonianza accolti dalla comunità locale che l’ha compreso come gesto di fraternità. Nello stesso tempo abbiamo incontrato il sindaco di Leopoli, l’ambasciatore italiano, i rappresentanti delle chiese cristiane, i responsabili della Caritas e di alcune organizzazioni non governative.
Questa è la Pasqua di don Tonino! Una Pasqua che intravede e indica la resurrezione della vita umana e della sua dignità rispettata sia che si tratti di aggredito che di aggressore “perché siete figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” (Mt 5,45).
Si tratta di una Pasqua difficile per le popolazioni che quella guerra non l’hanno né scelta né voluta ma sono costrette a subirla con sofferenze atroci, lutti, distruzioni e disagi di ogni genere. Ma sono nostri fratelli e questo non può lasciarci indifferenti. Siamo chiamati a condividere almeno qualche tornante di questo calvario avendo la certezza che, quando il buio sulla terra, dura solo tre ore.
“Stop the war” non si è fermata all’azione compiuta ai primi del mese.
Ora si punta decisamente verso la Russia perché siamo convinti che un’informazione che racconti il dolore degli ucraini, è capace di parlare alle coscienze dei cittadini e delle cittadine di quella terra. Ora stiamo mettendo in moto tutte le reti europee delle Organizzazioni non governative e dei movimenti perché si possa dare vita a una forza nonviolenta di interposizione pronta a intervenire ovunque vi sia la minaccia di una guerra.
Finché non sia dichiarata definitivamente illegale la stessa guerra e l’ultima parola non sia mai lasciata alla violenza ma diventi Pasqua di pace.
* Presidente Pro Civitate Christiana
Fonte: Luce e Vita, N° 16, anno 98, 17 aprile 2022
Luce e Vita è il Settimanale di informazione nella Chiesa di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo, Terlizzi
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