Io sto con Nazzaro
In queste ore i giudici sostengono che “le mafie sono entrate a pieno
titolo in Parlamento” e, mentre accade tutto questo, un’altra
espressione dello Stato pensa a querelare e a cercare di mettere il
bavaglio a quei giornalisti che quotidianamente raccontano, onorando il
diritto di cronaca e d’informazione, i territori del nostro Paese
affamati e resi schiavi proprio dalla criminalità organizzata presente
e attiva nelle espressioni più varie.
Il caso specifico riguarda il
giornalista e scrittore Sergio Nazzaro querelato (si può leggere il
documento allegato) dall’onorevole del PDL Mario Landolfi. Scorrendo le
pagine del documento si legge che Sergio Nazzaro avrebbe, con i suoi
articoli, “costituito una vera e propria campagna diffamatoria” con
cinque articoli pubblicati rispettivamente sul settimanale Left e su
siti internet tra il 25 maggio del 2006 e il 27 gennaio del 2009.
Tutto
in apparenza normale se non fosse per la data, febbraio dell’anno in
corso, riportata dalla richiesta di risarcimento di 25.000, 00
notificata a Nazzaro. Dunque, secondo l’onorevole Mario Landolfi un
giornalista pone in essere con i suoi articoli una campagna
diffamatoria nei suoi confronti in un arco temporale di oltre tre anni
e lui ritiene opportuno querelarlo dopo un anno dalla pubblicazione
dell’ultimo articolo in questione?
Un’azione del genere mi crea
stupore perché a poche settimane dalle elezioni, un appuntamento molto
importante anche per la regione Campania e la provincia di Caserta,
un’azione del genere non può che essere letta come l’ennesimo atto
intimidatorio di una politica incapace di difendersi nei luoghi
indicati, il Parlamento, ma dispotica e arrogante che utilizza l’arma
della querela per intimorire chi cerca, con difficoltà, di svolgere
questa professione mantenendo la schiena dritta.
Non sono più
accettabili atteggiamenti del genere. I giornalisti hanno il dovere di
raccontare i fatti, di descrivere le vicende di questo Paese dove le
mafie sembra siano diventati voce autorevole e in più di un caso
addirittura classe dirigente.
Raccontare le storie che avvengono
in terra di camorra è diventato molto pericoloso, ed è per questo che
dobbiamo far sentire a Sergio Nazzaro la nostra vicinanza.
Io sto
con Nazzaro perché voglio un Paese dove si possono, finalmente,
raccontare i fatti; io sto con Nazzaro perché voglio un Paese dove i
Politici cacciano dal Parlamento gli inquisiti e i condannati senza se
e senza ma; io sto con Nazzaro perché sono stanco di vedere la gente
del mio Sud emigrare a causa della morsa criminale; io sto con Nazzaro
e chiedo alla Direzione di Articolo 21 di aprire sul sito del
quotidiano una raccolta di firme dei tanti, che in queste ore,
vorrebbero esprimere la propria solidarietà a Sergio.
* da Articolo21.info
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