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ExtraLibera: esperienze italiane di democrazia monitorante a confronto

Giacomo Carpinteri il . Associazioni, Corruzione, Criminalità, Diritti, Informazione, Mafie, Politica, Società

Democrazia monitorante, ora. Contro i populismi e la corruzione, contro il “governo delle élite” e la logica della sorveglianza, nell’era del Pnrr. Questo è il titolo di uno degli undici gruppi di lavoro che riempiono Extralibera, le giornate di Contromafiecorruzione.

Il focus è molto chiaro: il monitoraggio. La prima giornata di lavori, che si è svolta venerdì 25 marzo, si è concentrata sulle attività di alcune comunità monitoranti che operano sul territorio nazionale.

La comunità monitorante è la formula di monitoraggio che Libera e Gruppo Abele ha professato attraverso il team della Scuola COMMON.  La comunità monitorante non si focalizza sul monitoraggio in senso stretto ma collega l’attività al bisogno di creare legami, comunità appunto, nei luoghi che viviamo. Un ottimo modo per comprendere cosa sia una comunità monitorante e quali possano essere i primi passi per formarla è leggere “Anticorruzione pop” (Ega, 2017)

L’incontro si è aperto con un riassunto del Prof. Alberto Vannucci, che, partendo dalla considerazione che quest’anno si celebrerà il trentennale di Mani pulite, la più grande operazione anticorruzione che ha fatto emergere una realtà che si era sviluppata già all’indomani della Seconda guerra mondiale. Se quello può essere considerato un momento storico della corruzione, per l’anticorruzione bisogna attendere il 2012 quando, con la legge 190, vengono realizzate alcune importanti riforme come ad esempio l’istituzione dell’ANAC, dei responsabili per la prevenzione della corruzione, dei Piani anticorruzione.

Questo punto di svolta, tuttavia, non è seguito dalla percezione comune, come fa emergere il rapporto Demos/Libera: c’è una forte sfiducia verso il mondo politico, sebbene non siano più i protagonisti principali della corruzione; c’è una grande maggioranza che ritiene che la situazione sia la stessa o, addirittura, peggiorata dopo Tangentopoli e, forse il dato più interessante per chi opera nel Terzo settore, c’è una buona percentuale di persone che non hanno partecipato a iniziative anticorruzione perché non ne ha avuto l’occasione, mostrando la presenza di un potenziale di “monitoranti”. In tutto questo l’attenzione non può non rivolgersi al Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, un enorme opportunità di corruzione, in un contesto in cui, per diversi motivi, si stanno già allentando i vincoli procedimentali.

È seguito il racconto delle esperienze di alcune comunità monitoranti.

Margherita Trevisan ha raccontato come Libera Valle d’Aosta si è concentrata sul comune di Saint-Pierre, primo comune valdostano sciolto per infiltrazione ‘ndranghetista. L’esperienza concreta ha spinto il coordinamento regionale a redigere un appello ai candidati alle amministrative, con l’impegno di vigilare sul rispetto degli impegni eventualmente presi dai candidati.

Luciano Peccianti ha raccontato l’attività di monitoraggio di Libera Siena, operato col sistema di partecipazione alla sanità toscana. In virtù di una legge regionale c’è un diritto alla informazione dei cittadini che, tuttavia, non è sempre semplice da concretizzare, sia per delle problematiche insite nei comitati di partecipazione, sia per alcuni regolamenti che hanno introdotto degli obblighi di riservatezza.

Maria José Fava ha raccontato della campagna di Libera Piemonte: Pensa alla salute”. La domanda dietro la campagna era “come sono stati spesi i soldi nella sanità piemontese?”, evidenziando come nonostante tante informazioni fossero presenti nelle sezioni “Amministrazione trasparente” in realtà i dati non erano comprensibili.

In conclusione, per il presidio universitario di Libera Catania ho potuto parlare della comunità monitorante sull’Università di Catania, oltre a presentare la campagna “Esame da superare: Trasparenza”, un percorso sulla trasparenza negli Atenei portato avanti da Libera nazionale, specialmente dal settore Università, dal team COMMON e dal coordinamento dei presidi universitari di Libera. Dopo aver sottoposto al pubblico un questionario, i cui dati confluiranno in un report, la campagna continuerà con attività a livello nazionale e a livello locale per formulare delle proposte sulla trasparenza che saranno, poi, presentate pubblicamente.

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