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Lo Stato visto dai più piccoli

Di Lorenzo Frigerio il . Recensioni

Una insegnante attenta e una classe curiosa della scuola primaria, per mesi alcuni mesi, lavorano sui principi e i contenuti della Carta Costituzionale, approfondendo concetti e parole chiave e rivolgendo, di volta in volta, tutta una serie di quesiti ad un fantomatico “uomo senza nome” che si impegna a chiarire le diverse curiosità dei giovani alunni in tema di democrazia e diritti. A distanza di alcuni mesi, l’identità misteriosa viene svelata: l’anonimo interlocutore è Gherardo Colombo, per anni giudice tra i più impegnati nella Procura della Repubblica di Milano nel tentare di districare i nodi delle commistioni tra criminalità dei colletti bianchi, mafia e politica e, oggi, divenuto per scelta un vero e proprio ambasciatore della legalità nelle scuole italiane. Da questo singolare colloquio a distanza nasce l’ultimo libro dell’ex magistrato scritto insieme ad Anna Sarfatti, l’insegnante coordinatrice del progetto sulla Costituzione in una classe quinta elementare. 

Il testo riproduce, con una suddivisione per macroaree (diritti e doveri, l’’uguaglianza dei cittadini, il ripudio della guerra, l’ordinamento della Repubblica etc.) che accompagna la lettura della Carta Costituzionale, il proficuo scambio di idee che ha animato per mesi i giovani studenti, chiamati a ragionare e a porre a sé stessi e ai più grandi le domande che nascono dalla vita quotidianità con un candore tanto autentico da esplicitare, a volte e con sprazzi di verità e poesia ben amalgamate tra loro, il malessere che avvertono: «I grandi non ci ascoltano, non gli interessa quello che pensiamo. E poi non possiamo votare. Siamo cittadini meno importanti?». Ad ogni domanda segue una risposta che serve a connettere le diverse conclusioni a cui gli studenti sono giunti lavorando in classe. 

Le risposte che Colombo offre non sono mai disancorate dal dettato costituzionale e questo offre, anche ai lettori più adulti e ai docenti – il testo è anche per questo motivo vivamente consigliato ad ogni tipo di formatori, compresi i genitori ovviamente – interessanti spunti di riflessione e di analisi puntuale. Il merito del libro è quindi quello di restituire vigore a tanti elementi costitutivi il processo democratico che oggi, nel dibattito politico e civile, hanno perso di freschezza, perché sottoposti al gioco delle contrapposizioni partitiche: solo a titolo di esempio, nel libro sono delineati con chiarezza le ragioni e i meccanismi di bilanciamento dei diversi poteri vigenti nella nostra Repubblica, a partire dal ruolo di Parlamento, Governo e magistratura. Il giudizio sicuramente più lusinghiero di tante recensioni viene dalla conclusione a cui pervengono gli stessi protagonisti del dialogo con Colombo che arrivano a dire: «Si capisce che scrive per noi bambini perché ci spiega bene, con parole facili». 

È proprio così: la semplicità del linguaggio corrisponde alla profonda assimilazione dei concetti, si può parlare di democrazia e Costituzione, solo nel momento in cui essa è punto di riferimento costante, a maggior ragione quando si decide della vita degli altri perchè si è chiamati a giudicarli, come si evince da un passaggio in cui Colombo si confida con i suoi giovanissimi interlocutori: «Per essere fatto in modo giusto, il lavoro dei magistrati non deve essere influenzato da nessuno, e tanto meno può essere consentito che i magistrati prendano ordini dal Parlamento, dal Governo o da chiunque altro. E le persone nei cui confronti si fa il processo devono potersi difendere, che vuol dire controllare che il giudice non faccia preferenze». Parole che oggi, ai tempi di un conflitto continuo tra poteri dello Stato, suonano come un ammonimento a non stravolgere a colpi di maggioranza la costruzione repubblicana, pena una crisi irreversibile di rappresentatività stessa delle istituzioni. 

Nel complesso, il libro di Colombo e Sarfatti, con le sue domande semplici ma disarmanti, apre alla speranza, se solo si considera che certamente questi giovanissimi sapranno applicare nella vita quotidiana quanto appreso in una scuola, dove al centro vi siano i dettami costituzionali e non le polemiche sul maestro unico.

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