La necessità di cooperare, di puntare sull’educazione per coltivare l’emancipazione culturale sono temi che don Ciotti ha ripreso anche nel pomeriggio di giovedì, quando ha celebrato una messa a Crotone, nella parrocchia di Santa Rita alla presenza di numerosi fedeli. Dopodiché nella sala ‘Sant’Agostino’ della stessa parrocchia il presidente di ‘Libera’ ha incontrato i cittadini, proponendo loro un dibattito sul tema ‘Legami di legalità – legami di responsabilità. Verso il 20 marzo, XV giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie’. Il prossimo 20 marzo, infatti, si rinnova l’annuale appuntamento dell’associazione fondata da Ciotti: la manifestazione nazionale per ricordare le vittime della mafia, la stessa che lo scorso anno a Napoli ha registrato oltre 20mila presenze e che quest’anno si terrà a Milano. Ad introdurre don Luigi Ciotti è stato il referente del nascente coordinamento provinciale di ‘Libera’, Antonio Tata, il quale ha invitato la città ad essere presente all’appuntamento milanese “anche perché – ha fatto osservare – il territorio vittime di mafia da ricordare ne ha abbastanza. Il piccolo Domenico Gabriele rappresenta solo l’ultimo fatto drammatico di una lunga serie”.
Parrocchiano onorario
Orgoglioso della presenza di Ciotti nella sua parrocchia si è detto anche don Franco Lonetti, che gli ha proposto l’appartenenza onoraria alla parrocchia di Santa Rita. “Chi dice – ha sostenuto Lonetti – che non abbiamo bisogno di evangelizzatori che vengono da fuori si sbaglia, perché noi abbiamo bisogno di tutti. Chi non lo ammette è solo perché ha paura di qualcosa”. Proponendo l’iniziativa del 20 marzo come un momento per manifestare il proprio impegno e assumere una posizione a favore della legalità don Luigi Ciotti ha toccato diversi temi e offerto molteplici spunti, tutti accomunati però dallo stesso fine, quello della giustizia sociale che, come lui stesso ha spiegato, deve rappresentare un obiettivo per il buon cristiano perché coerente con i valori richiamati da Cristo nel Vangelo. “Don Bosco – ha ricordato – invitava i suoi ragazzi ad essere buoni cristiani, ma anche onesti cittadini”.
Serve fare di più
Don Ciotti non ha dimenticato di esprimersi sulla vicenda di Lea Garofalo, la collaboratrice di giustizia crotonese scomparsa.
“Ripensandola – ha dichiarato – provo un grande dolore. La incontrai a Firenze 3 anni fa e mi chiese aiuto. Era molto provata e scoraggiata, portava negli occhi una viva sofferenza. L’abbiamo aiutata come abbiamo potuto per un periodo, offrendole l’accompagnamento di un legale, ma poco tempo fa, forse in preda ad un momento di scoraggiamento aveva deciso di rincontrare il suo compagno. Per me essere qui in Calabria ha anche un senso in più a causa sua, mi porto quella sofferenza nel cuore e continuo a chiedermi cosa avrei potuto fare di più. Con i collaboratori di giustizia – ha commentato amareggiato – serve lavorare con coscienza, non basta solo affrontare problemi burocratici”.
Il fondatore di ‘Libera’ ha invitato la città a dare segnali decisi e concreti di legalità perché “in tanti – ha sostenuto – hanno fatto la comoda scelta della legalità sostenibile, ovvero una mediazione tra ciò che è lecito e ciò che non lo è. A volte i peggiori nemici della lotta alla mafia sono proprio alcune di quelle associazioni che si definiscono antimafia. Tutti sono disposti a portare la bandiera della legalità, a riempirsene la bocca, anche se poi sono i primi che la calpestano. Invece bisogna fare una scelta netta, non rinunciare al coraggio della denuncia, né a quello delle proposte. È vero non è facile, ma bisogna avere fiducia, anche quando la strada è piena di curve”. E andare a Milano il 20 marzo per ricordare all’inizio della primavere tutte le vittime della mafia è già un modo per dare agli altri e a se stessi un segnale. Un’occasione per ritrovarsi e sentirsi più forti. “È un dovere – ha detto Ciotti – ricordare tutte le vittime, non solo i grandi nomi, perché ci sono famiglie alle quali è rimasto un dolore che non si cancella, che hanno bisogno di ritrovare la speranza e la dignità constatando che la morte dei loro cari non è stata vana”.