Il Tar della Campania annulla la decisione della Prefettura di Caserta
La favoleggiata vincita al lotto era soltanto una chiacchiera. Nessun
arricchimento veloce, nessuna espansione societaria ingiustificata,
nessuna traccia di capitali provenienti da soggetti estranei alla
società, ancor meno di denaro del boss Michele Zagaria. Invece, bilanci
in regola e un know-how fatto di un portafoglio clienti di tutto
rispetto. Con queste motivazioni, in sintesi, la I sezione del Tar
della Campania (presidente Antonio Guida, consigliere Paolo Corciulo,
estensore Francesco Guarracino) ha accolto il ricorso dell’impresa
Fontana Costruzioni spa alla quale il Gruppo investigativo antimafia
della prefettura di Caserta, il 10 luglio dello scorso anno, aveva
negato il nulla osta. Certificazione che serviva a chiudere il
contratto per la costruzione di uno dei lotti in Abruzzo, nell’area del
sisma. A ottobre il Tar aveva respinto la richiesta di sospensiva,
presentata dall’avvocato di Nicola Fontana, Biagio Capasso, ma aveva
imposto alla prefettura di depositare l’intera documentazione che aveva
portato all’interdizione. Spuntano le annotazioni delle forze
dell’ordine. Gli accertamenti della sezione anticrimine della questura
di Caserta, del comando dei carabinieri di Caserta (tre volte), del
centro Dia di Napoli, avevano escluso l’esistenza di elementi tali da
far sospettare che la ditta di Nicola Fontana fosse, in realtà, una
società-paravento del clan dei Casalesi. Solo la Squadra mobile di
Napoli aveva espresso parere negativo, sulla scorta di notizie
confidenziali. Il vulnus sarebbe la presenza in un consorzio sia di
Luigi Fontana, padre di Nicola, sia di Antonio Diana, architetto e
cognato di Michele Fontana «lo sceriffo», cugino e socio del boss
Zagaria. Tra l’interdittiva antimafia e la sentenza del Tar sono
passati poco più di sei mesi, durante i quali sono stati sospesi tutti
i contratti di appalto dell’impresa di Casapesenna. Bloccata la sua
partecipazione al piano-casa in Abruzzo, fermi i lavori a Ponticelli,
sospeso il contratto con il ministero della Giustizia per la
manutenzione degli impianti di condizionamento delle aule bunker di
Poggioreale. Quest’ultimo contratto è stato ripristinato subito dopo il
deposito della sentenza del Tar. «È stato trovato sospetto anche
l’indirizzo della mia impresa, via Salvatore Vitale a San Cipriano
d’Aversa, proprio di fronte alla casa di Zagaria – dice Nicola Fontana
– ignorando che quella zona è area Pip, assegnata al consorzio
Agrorinasce. Io, come altri sedici imprenditori, ho solo fatto una
richiesta di assegnazione che è stata esaudita. Per carità, capisco la
necessità, da parte della Prefettura e del Gia, di una particolare
severità nel rilasciare le informative antimafia. Non ho nessuna
intenzione risarcitoria, però vorrei sapere: dovrò pagare ancora a
lungo la mia nascita nello stesso paese di Zagaria? Se è così, vorrei
che me lo dicessero subito. Il futuro delle famiglie di 108 operai
dipende da me».
da il Mattino 2/2/2010
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