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Gedi vende L’Espresso a Bfc Media. I giornalisti: «Sciopero delle firme, il prossimo numero non uscirà»

Fnsi il . Cultura, Diritti, Informazione, Politica, Società

Il Cdr chiede «un incontro urgente con i rappresentanti dei due soggetti giuridici che da oggi avranno competenza sulla pubblicazione della testata». A seguito delle voci di cessione, Marco Damilano ha lasciato la direzione venerdì 4 marzo. Al suo posto il vicedirettore Lirio Abbate.

Il gruppo Gedi comunica «di aver ricevuto e accettato una proposta dalla società L’Espresso Media srl per l’acquisto da parte di quest’ultima dei rami d’azienda relativi al settimanale L’Espresso e alle Guide de L’Espresso».

In una nota, l’editore evidenzia che «sotto la nuova proprietà, che fa capo a BFC Media, un gruppo editoriale solido, che ha valorizzato economicamente la testata e che sta puntando sullo sviluppo di riviste periodiche, il settimanale L’Espresso potrà trovare maggiore allineamento nella strategia aziendale, rispetto alla direzione evolutiva che il Gruppo GEDI ha intrapreso e sta perseguendo da anni, centrata sull’informazione in real time per il grande pubblico e sullo sviluppo di contenuti digitali e multimediali per i quotidiani e le radio. Per accompagnare la fase di transizione, in base alle intese raggiunte, il settimanale – conclude Gedi – resterà abbinato all’edizione domenicale del quotidiano La Repubblica».

Dura risposta dell’assemblea di redazione alla notizia della vendita. «Dopo mesi di smentite e astratte rassicurazioni, il gruppo Gedi annuncia infine la vendita dell’Espresso. L’offerta che appena tre giorni fa “non era ancora stata formalizzata” e doveva per questo essere prima valutata, è invece stata formalizzata e accettata in tempi record», commentano i giornalisti.

«Si demolisce – incalzano – il castello eretto nei mesi scorsi dai vertici del gruppo Gedi, che così confermano la propria serietà e affidabilità. La stessa che ha portato nell’ultima settimana alle dimissioni del precedente direttore, arrecando un ulteriore pesantissimo danno d’immagine alla testata».

La redazione dell’Espresso, si legge in un documento del Cdr pubblicato anche sul sito web del settimanale, «esprime grande preoccupazione per il futuro di un giornale che ha fatto delle inchieste e delle battaglie politiche, civili e culturali la propria ragion d’essere ed entra in un gruppo editoriale che finora si è concentrato su altri settori dell’informazione».

La redazione esprime «la propria ferma protesta per i modi in cui la trattativa sulla cessione della testata è stata condotta e per il risultato finale di un negoziato che per mesi metterà l’Espresso in una situazione che non ha precedenti nella storia dell’editoria italiana, di fatto una co-gestione sospesa tra due proprietà. Una vecchia proprietà che ha affermato la “non strategicità” della testata e un’altra società promessa acquirente di cui al momento non è dato sapere che tipo di obiettivi si pone per il giornale».

Una situazione «che rende impossibile il sereno lavoro dell’intero corpo redazionale. Per questo – concludono i rappresentanti sindacali – l’assemblea dell’Espresso proclama lo sciopero a oltranza delle firme, sia sul settimanale cartaceo che online, e conferma l’astensione dal lavoro per impedire l’uscita del prossimo numero. Chiediamo inoltre un incontro urgente con i rappresentanti dei due soggetti giuridici che da oggi avranno competenza sulla pubblicazione della testata».

Le notizie sulla cessione del settimanale avevano già provocato la reazione dei giornalisti e del direttore dell’Espresso, Marco Damilano, che venerdì 4 marzo aveva presentato le dimissioni, contestando la decisione dell’editore di vendere lo storico giornale. Al suo posto Gedi ha nominato alla direzione della testata Lirio Abbate, già vicedirettore.


Abbate: “Ho accettato per i lettori e i colleghi”

“Mai avrei pensato che tutto ciò accadesse in queste condizioni, ma occorreva dare continuità al lavoro svolto da Damilano”

È per una scelta di responsabilità che ho accettato l’incarico di direttore de L’Espresso. Per senso del dovere e di rispetto nei confronti del gruppo di lavoro di cui mi onoro di fare parte da tredici anni.

Mai avrei pensato che tutto ciò avvenisse in queste condizioni, dopo le dimissioni del mio amico Marco Damilano che ringrazio per tutto quello che ha fatto in questi anni di direzione. Occorreva adesso dare seguito e continuità al lavoro svolto fino ad ora. Per rispetto alla redazione, ai poligrafici e ai collaboratori. Ma soprattutto ai lettori.

Prendo il timone di una nave che si muove in un mare in tempesta, ma non è nel mio dna sottrarmi davanti alle sfide e alle situazioni difficili e non lo farò nemmeno questa volta.

L’Espresso si è sempre caratterizzato per le inchieste, che lasciano il segno, disturbano i potenti, ledono interessi consolidati. È il connotato tipico di questo giornale con le sue rivelazioni taglienti, intese come assolvimento d’un compito civile. E questo voglio continuare a fare.

Puntando sulla difesa di chi è più debole, proseguendo la battaglia sui diritti, e contro la corruzione e il malaffare. Perché “la stampa serve chi è governato e non chi governa”. L’obiettivo è quindi di conservare e rafforzare la dignità originaria de L’Espresso.


I giornalisti di Repubblica in sciopero. Il Cdr: «Cessione grave mancanza di fiducia nel futuro»

Il quotidiano non sarà in edicola martedì 8 marzo e il sito non sarà aggiornato per 24 ore. «Mentre i colleghi sono impegnati nei teatri di guerra, la proprietà conferma una strategia di ridimensionamento», denunciano i redattori, per i quali la decisione dell’editore «mette a repentaglio tutto il gruppo».

Giornalisti di Repubblica in «sciopero immediato» per protestare contro la decisione del gruppo Gedi di vendere lo storico settimanale L’Espresso. «Decisione che il gruppo non ha esitato a formalizzare proprio mentre l’Europa è sconvolta per la guerra in Ucraina e mentre i nostri inviati sono incessantemente impegnati a raccontare quanto avviene su quei fronti», sottolinea compatta la redazione.

Il giornale non sarà in edicola domani, 8 marzo 2022, e il sito non sarà aggiornato dalle 19 di oggi alle 19 di domani.

«La redazione di Repubblica – si legge in un comunicato del Comitato di redazione pubblicato anche sul sito web del quotidiano – ritiene che la cessione dell’Espresso, che fino a 48 ore prima era stata negata, sia un atto grave che mette a repentaglio il futuro di tutto il gruppo Gedi. Cedere la testata capostipite di Repubblica e patrimonio del giornalismo italiano segnala una grave mancanza di fiducia sullo sviluppo a lungo termine».

I giornalisti di Repubblica, prosegue il Cdr, «hanno intrapreso con impegno e massimo sforzo la riconversione della nostra offerta informativa verso le sfide del digitale. Di contro la proprietà, mentre i colleghi sono impegnati nei teatri di guerra, conferma una strategia di riorganizzazione e ridimensionamento: cessioni di testate, accorpamenti di rami d’azienda e uscite incentivate del personale. Oggi pagano i colleghi dell’Espresso, a cui va la solidarietà di Repubblica e l’impegno al massimo sostegno possibile».

Una deriva, incalzano i rappresentanti sindacali, «che non può essere ulteriormente accettata in silenzio. Per questo l’assemblea proclama lo sciopero, affida al Cdr un pacchetto altri 3 giorni di astensione e gli conferisce il mandato di chiedere all’azienda impegni vincolanti e chiari su investimenti e perimetro aziendale».

Vendita l’Espresso, in sciopero anche i giornalisti dell’HuffPost

Anche i giornalisti dell’Huffpost scioperano contro la cessione dell’Espresso. Lo ha deciso la redazione del giornale online riunitasi oggi, 8 marzo 2022, in assemblea. «Riteniamo grave la decisione del Gruppo Gedi di vendere l’Espresso, scelta che consideriamo inaccettabile per quello che rappresenta lo storico settimanale nel panorama del giornalismo italiano e per il metodo seguito dall’azienda. Una cessione che fino a 48 ore prima era stata negata, metodo che non può non destare forte preoccupazione anche su quali siano le strategie complessive di Gedi, di cui la redazione di HuffPost fa parte», spiegano i giornalisti in una nota.

«Rinnoviamo la nostra solidarietà ai colleghi dell’Espresso, considerando questo modo di agire dell’azienda inaccettabile. Per questo la redazione proclama lo sciopero a partire dalle 13 di oggi 8 marzo e per 24 ore il sito HuffPost non verrà aggiornato, riservandoci – conclude il Cdr – di prendere altre iniziative».

La redazione del Secolo XIX: «La vendita dell’Espresso indebolisce tutto il gruppo»

«La redazione de Il Secolo XIX, che già si è opposta alla decisione del gruppo Gedi di cedere l’Espresso esprimendo piena solidarietà ai colleghi ancora prima che le voci di cessione venissero confermate, si schiera a fianco della redazione di Repubblica». Lo si legge in una nota del Comitato di redazione de Il Secolo XIX.

«La scelta di cedere l’Espresso è una dismissione che indebolisce il nostro gruppo e lo priva di una delle sue testate storiche, fatta in nome di una strategia che fino ad oggi ha visto solo dismissioni e tagli. Alla luce di questi sviluppi, il Cdr de Il Secolo XIX chiede urgentemente un chiarimento con l’editore che coinvolga tutte le rappresentanze sindacali delle testate del gruppo Gedi», spiega ancora il Cdr.

Stato di agitazione a La Stampa, i giornalisti: «Urgente un chiarimento con l’editore»

L’assemblea dei redattori de La Stampa, «schierati a fianco della redazione di Repubblica, registra con allarme la decisione di Gedi di cedere l’Espresso ed esprime piena solidarietà ai colleghi dopo che è stato ufficializzato il passaggio della testata al gruppo Bfc». Lo si legge in una nota con cui la stessa assemblea dichiara lo stato di agitazione.

«Si tratta di una dismissione che indebolisce il nostro Gruppo – prosegue la nota – e lo priva di una delle sue testate storiche, fatta in nome di una strategia che fino ad oggi ha visto soprattutto dismissioni e tagli su più fronti. Alla luce di questi sviluppi aziendali si reputa urgente un chiarimento con l’editore che coinvolga tutte le rappresentanze sindacali delle testate del gruppo per concordare le azioni necessarie».

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