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Napoli, racket dei clan sulle case popolari

Di Daniela De Crescenzo* (Il Mattino) il . Campania

Buste con proiettili, gomme tagliate, auto bruciate. E ieri un pacco-bomba, al cui interno c’erano alcuni petardi legati con dei fili elettrici non collegati con l’innesco. E una lista con quattro nomi, quelli degli inquilini che avrebbero osato denunciare le occupazioni abusive delle case gestite dai clan. Capita a Napoli in via Cupa Spinelli dove 118 famiglie restano ostaggio di un pugno di pregiudicati. Un gruppo di abitanti si è rivolto all’associazione milanese Sos racket usura (costretta a chiudere ancora per una serie di minacce) e al giornale il Mattino. “Siamo in pericolo di vita, – hanno scritto alcuni inquilini – perchè questi pregiudicati camorristi stanno usando contro di noi violenza fisica e verbale, ci hanno incendiato le auto, ci hanno recapitato a casa proiettili, hanno occupato i terrazzi e li hanno recintati e chiusi coninfissi blindati e quindi nessun inquilino li può utilizzare neanche percambiare un antenna della TV, se protestiamo ci bruciano le macchine,questa non è vita vi prego aiutateci”. Dopo le denunce la situazione è peggiorata: nuovi incendi, nuove inditimidazioni. Due successivi blitz dei Carabinieri e della squadra mobile hanno portato a una serie di denunce dioccupanti abusivi. Ma, per il momento, nessuno è stato sgomberato. E ieri il pacco bomba è stato consegnato da un corriere alla madre di un agente di Plizia: probabilmente i malviventi hanno ritenuto che fosse stata lei a rivolgersi alle forze dell’ordine.


L’articolo di Daniela De Crescenzo da Il Mattino, sul caso del racket delle case popolari


 Sono quasi tremila (per la precisione 2916) gli occupanti che hanno assaltato le case del Comune e che le abitano abusivamente pur non avendo i requisiti per ottenere la regolarizzazione. 

Molti di più, 8405, i cosiddetti regolarizzabili, quelli che, pur essendo entrati in un appartamento violando la legge, potrebbero ottenere un normale contratto d’affitto: beneficio ottenibile alla luce delle successive sanatorie e del ginepraio di norme che regolano il settore.

L’esercito degli occupanti abusivi, dunque, supera le undicimila unità: un esercito che tiene in scacco ormai da decenni interi rioni costruiti con i fondi pubblici. Un esercito di abusivi gestito in molti casi dalla camorra: i pentiti dei diversi clan, da Maurizio Prestieri di Scampia, a Giuseppe Sarno di Ponticelli, concordano nel raccontare che la gestione degli alloggi degli enti pubblici è una delle redditizie attività dei clan.

Redditizia dal punto di vista economico: tutti quelli che entrano in casa devono pagare tra i 1500 e i 2000 euro e ogni appartamento può essere riassegnato più volte. E pagano tutti, anche gli amici dei capi, come tiene a precisare Giuseppe Sarno. Redditizia dal punto di vista organizzativo: i boss sistemano in quegli appartamenti i propri gregari, quelli che in zona gestiscono lo spaccio e in questo modo riescono a controllare la situazione ventiquattro ore su ventiquattro. 

E redditizia soprattutto dal punto di vista, per così, dire politico: gestendo il patrimonio comunale i capi dei clan dimostrano chi veramente comanda sul territorio. Una débacle per le istituzioni. Ciò nonostante, ci sono già state due sanatorie, l’ultima nel 2000. Con la stessa legge è stato anche stabilito che si può subentrare nel contratto di affitto se si risulta nello stato di famiglia dell’assegnatario pure se questi non abita più in casa.

Un escamotage che ha permesso ai clan, lo ha raccontato Giuseppe Sarno, di mascherare le compravendite e di ottenere delle assegnazioni per così dire «regolari». Come se non bastasse, la Regione ha inserito ai commi 2 e 3 dell’articolo 1 della finanziaria del 2008 una norma che sospende per tre anni gli sgomberi degli abusivi se in casa ci sono persone con più di 65 anni o disabili. Naturalmente, gli uni e gli altri possono essere inseriti a piacimento nello stato di famiglia degli occupanti. 

Dal canto loro Enel e Arin fanno contratti di fornitura anche in assenza di contratto. Difficile in questa situazione gestire 27.290 alloggi, 1686 dei quali non destinati all’edilizia pubblica. Senza considerare che in condizioni ancora peggiori si trova il patrimonio dell’Iacp che già nel 2006 aveva ricevuto seimila segnalazioni di occupazioni abusive. 

Spesso, come è successo anche nel caso di via Cupa Spinelli dove ci sono stati blitz di carabinieri e polizia, a denunciare sono gli abitanti «regolari» che vengono vessati dai clan e diventano vittime di ritorsioni se accennano a ribellarsi. 

La vita di questi poveretti, se denunciano, si trasforma in un inferno: i boss e i loro gregari sono presenti sempre, ogni giorno, e lo Stato non sempre viene a liberare chi ha osato rivolgersi alle forze dell’ordine. «Il problema è storico – spiega Marcello D’Aponte, assessore al Patrimonio del Comune di Napoli – e non potevo certo risolverlo nei due anni e mezzo in cui ho gestito l’assessorato. Ho cercato, però, di impostare la soluzione incrementando gli sgomberi». 

Ma, visto il numero degli abusivi, sostiene l’assessore, le sole forze del Comune non sono sufficienti a gestire una situazione così difficile sotto il profilo dell’ordine pubblico: «Un dramma di queste proporzioni non può essere affrontato dalla polizia municipale, ma è necessario un intervento del governo. Da parte del questore e del prefetto c’é stata sempre grande attenzione, ma l’estensione del fenomeno è tale che non è possibile affrontarlo con le ordinarie azioni di polizia».

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