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Malagrotta Connection

Di Mino Massimei il . Lazio



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La questione dei rifiuti nel Lazio
è una questione complessa e spinosa. Riguarda uno dei maggiori
busineds del nostro tempo. Regola gli equilibri di potere di intere
regioni, e addirittura gli equilibri politici nazionali. Manlio
Cerroni è un uomo misterioso, come sembrano essere tutti quegli
imprenditori che rilasciano rarissime interviste ( una volta di sé
disse  « io sono un sommergibilista, navigo sott’acqua»), 
sommergibili a parte il nostro Cerroni ufficialmente è consigliere
di amministrazione della ECOSERVIZI S.p.A. di Brescia (dal
27.11.1998). Detiene il 50% del capitale sociale della E.GIOVI
S.r.l., il 50% della P.GIOVI S.r.l. e il 50% della GIOVI IMPIANTI
S.r.l.  Consigliere delegato della SO.R.A.IN. CECCHINI S.p.A.,
società di cui detiene il 56% del Capitale. Consigliere di
amministrazione della R.E.C.L.A.S (Recupero ecologico Lazio Sud Spa)
con sede a Colfelice (Frosinone). Il nome di Manlio Cerroni,
affermano i documenti parlamentari, riconduce (unitamente a quello di
Giancarlo Russo Corvace, ad altri gruppi di società oggetto di
inchieste. Basta vedere le connessioni con Francesco Rando, con
Giancarlo Russo Corvace e con Pierangelo Montanucci). I nomi di
detentori di quote azionarie di aziende, o consiglieri o dirigenti
d’azienda si intrecciano fra di loro.

Questo sistema si può
sintetizzare in questo modo:: la società A è controllata dalla
società B, le cui quote sociali sono di proprietà della società C,
ma uno dei soci di quest’ultima azienda detiene una quota della
società A e della società D, che a sua volta fa parte di un gruppo
terzo, di cui uno dei consiglieri di amministrazione è direttore
tecnico della società B… Scatole cinesi che sovente non conducono
ad un soggetto solvibile e credibile, ma solo ed esclusivamente a
soggetti societari che controllano le une e le altre, senza
consentire di giungere alla vera titolarità imprenditoriale. Il
meccanismo della formula <concorrenza-partenariato> costituisce
un mercato povero di risorse, con anomalie nel settore degli appalti
che suddivisi in lotti hanno un numero di partecipanti analogo al
numero dei lotti da assegnare. Un fantastico monopolio con
l’apparenza di un mercato. Tutto alla corte di Cerroni. Tutto
documentato nel  “Documento di analisi sulle interconnessioni
societarie nel ciclo dei rifiuti”, elaborato dalla Commissione
parlamentare d’inchiesta.

L’inchiesta su Malagrotta intanto
inizia così: L’illecito di Francesco Rando sarebbe statocompiuto approfittando
dell’autorizzazione (ottenuta nel 2002) a trattare rifiuti solidi
urbani e alcune categorie di rifiuti speciali. I fatti si riferiscono
al 2004 ma, sempre all’ interno dello stesso procedimento, Rando è
accusato anche di aver violato nel maggio 2005 le procedure di
ammissione dei rifiuti in discarica accettando rifiuti speciali,
senza che vi fosse la documentazione riscritta e
senza alcuna verifica. Da notare che il produttore di tali rifiuti
speciali era lo stesso Rando. «Una zona franca per l’inosservanza di
leggi italiane e comunitarie nonostante ci siano due condanne
definitive per fatti legati allo smaltimento dei rifiuti», così il
pm Giuseppe Corasaniti ha descritto

la discarica di Malagrotta durante la
requisitoria del processo. Il giudice ha anche disposto il
risarcimento in sede civile del Wwf Italia in proprio e in
sostituzione di Regione, Provincia e Comune, dell’associazione Vas
(Verde, ambiente e società) e di due comitati di cittadini.

Francesco
Rando è un altro degli uomini citati sul rapporto sulle
interconnessioni societarie nel ciclo rifiuti ( come potete leggere
da allegato) è l’amministratore unico della E.Giovi.srl.
Ritorniamo all’inizio alla situazione spinosa e complessa. Traffici
criminali La battaglia della monnezza è solo agli inizi. Nel Lazio
si giocano due partite parallele. Una sanitaria, l’altra politica
ed economica. Lo scandalo di Colleferro, l’inceneritore dove,
secondo i pm di Velletri e i carabinieri del Noe, si bruciavano anche
rifiuti tossici per produrre più elettricità, è solo la punta di
un iceberg dalle dimensioni gigantesche. Nemmeno fossimo a Gomorra,
le forze dell’ordine negli ultimi mesi hanno trovato migliaia di
tonnellate di sostanze tossiche in discariche non autorizzate, mentre
in quasi tutte le procure regionali sono aperte indagini su traffico
illecito di rifiuti e contaminazione ambientale. A Malagrotta, ad
Amatrice, nel Frusinate, a Viterbo, a Rieti. Sempre più spesso si
registrano infiltrazioni della criminalità organizzata. Acqua,
falde, aria e terra sono, in alcune zone, completamente compromesse.
Tanto che dopo le indagini sugli abitanti della Valle del Sacco e
quelli di Albano il dipartimento di epidemiologia darà il via a un
monitoraggio a tappeto nei luoghi vicino a discariche,
termovalorizzatori e altri impianti di trasformazione della
spazzatura. Se la Capitale non è ancora sommersa dall’immondizia
come Napoli, i cittadini romani devono ringraziare un signore che non
a caso viene indicato come una delle persone più potenti della
città. Manlio Cerroni, narrano i vecchi della zona, pare sia
arrivato a Malagrotta, periferia ovest di Roma, nel 1964. Oggi è il
proprietario della discarica di rifiuti urbani più grande d’Europa,
gestita dalla E. Giovi srl, per metà proprietà dello stesso
Cerroni. Che è anche patron del consorzio Colari, che nell’area
della discarica sta costruendo un gassificatore, per produrre energia
con la spazzatura. Il marchio Cerroni è arrivato, con i suoi
impianti di trattamento dei rifiuti, fino in Australia.
L’ottuagenario Manlio Cerroni con l’immondizia ha costruito un
impero economico. Sempre secondo la leggenda, tutto cominciò con un
inceneritore, quando ancora non si sapeva cosa fossero e che danni
producessero, poi chiuso nel 1985. Cerroni  dell’inceneritore
non parla, dice solo che il primo atto amministrativo del Comune di
Roma risale al 1975: prevedeva lo scarico di scarti del mattatoio e
di vari mercati. E che nel dicembre 1983 la Regione ha rilasciato la
prima autorizzazione per la discarica vera e propria. Da allora, pure
l’immondizia del papa finisce a Malagrotta, che oltre alla Città
del Vaticano serve anche i comuni di Ciampino e Fiumicino. 

I
camion dell’Ama caricano ogni giorno a Roma, e scaricano a
Malagrotta, 4.500 tonnellate di “monnezza”. La Capitale ne
produce ogni anno 1.800.000 tonnellate, circa 700 chili a cittadino,
un record. Con la raccolta differenziata si recuperano 270.000
tonnellate, sempre all’anno, il 15 per cento del totale (secondo un
incalcolabile numero di documenti ufficiali, commissariali e non, di
varie amministrazioni e annate, dovrebbe essere almeno a quota 40 per
cento). Quel che resta è il cosiddetto “tal quale”: come esce
dai cassonetti, così finisce in discarica. Nei 200 ettari di
Malagrotta. Da oltre trent’anni. Infatti è esaurita. Da un pezzo.
Ma alternative non ce ne sono. Nel 2002 la giunta Veltroni
commissionò uno studio ad alcuni dei massimi studiosi del problema
rifiuti. La commissione disse chiaramente che il sistema dei
cassonetti grandi dove poi tutto finisce in discarica sono sistemi
antieconomici. Lo studio indicava l’unico futuro nella raccolta
differenziata porta a porta. Lo studio non venne pubblicizzato. Lo
ripesca Report nella famosa puntata l’Oro di Roma.  In quella
puntata in maniera molto cruda  vengono fuori i rapporti fra la
politica e Cerroni ma questo è un capitolo a parte.

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