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I Rizzuto, la sesta Famiglia

Di Gaetano Liardo il . Internazionale, Recensioni

Sono cinque le famiglie di Cosa nostra a New York che siedono nella Commissione: i Lucchese, i Gambino, i Colombo, i Genovese e i Bonanno. Ma la più forte, la più radicata e globalizzata ha la sua base operativa in Canada, a Montrèal. La famiglia Rizzuto, meglio conosciuta come la Sesta Famiglia.

Inizia così il libro di Lee Lamothe e Adrian Humpreys due giornalisti canadesi che hanno ricostruito l’ascesa della mafia canadese in Nord America. I Rizzuto ufficialmente rappresentano un epigono della famiglia Bonanno a Montrèal, la città divenuta la porta di accesso dei traffici verso gli Stati Uniti. Tuttavia, ben presto riuscirono ad agire in piena autonomia, eclissando la famiglia di origine, e diventando il «fulcro di una vasta rete di interessi criminali che coinvolgevano America, Italia, Canada, Messico, Brasile, Venezuela, Francia e Svizzera», e con il tempo anche Cina, Arabia Saudita, Cuba, Haiti, Belize, Bahamas, Aruba, Repubblica Dominicana e Panama. In che modo la famiglia Rizzuto, originaria di Cattolica Eraclea, cittadina dell’agrigentino, riuscì ad intessere una così intricata e forte rete criminale internazionale?

Emigrati in Canada tra gli anni ‘20 e gli anni ‘40 i Rizzuto si inserirono, come mano valanza prima e con un ruolo sempre più dominante, all’interno dei gruppi criminali di Montréal. La cittadina canadese, proprio sul finire degli anni ‘50 si stava trasformando nell’approdo dei traffici internazionali di eroina diretti dal Vecchio Continente all’enorme mercato americano. Il summit di mafia svoltosi nel 1957 presso l’Hotel des Palmes a Palermo, cui parteciparano i boss di Cosa nostra siciliana e americana (Lucky Luciano, Carmine Galante della famiglia dei Bonanno, Tano Badalamenti e Tommaso Buscetta, tra gli altri), sancì la volontà delle due organizzazioni criminali di inserirsi nel lucroso traffico di eroina, scalzando la ormai decadente French Connection, gestita dai marsigliesi. L’oppio asiatico veniva trasformato in eroina in laboratori segreti distribuiti in Sicilia e trasportato in Canada. Da Montréal poi, veniva smistato verso gli Usa, e in particolare a New York, dove la domanda era sempre in costante aumento. Per ben due decenni l’eroina arricchì i boss siciliani e americani, garantendo il monopolio sul traffico.

I Rizzuto di Montréal divennero il tramite per i traffici, stringendo una proficua e forte alleanza con la famiglia Cuntrera-Caruana, che dall’Isola di Aruba, sarebbe diventata l’anello di congiunzione con i narcos sud-americani per il traffico della cocaina. Gli enormi introiti legati alla droga destabilizzarono le famiglie di New York, e in modo particolare i Bonanno. Epurazioni e omicidi, il tentativo di bloccare la sempre maggiore influenza dei siciliani, gli “Zip”, la sete per il comando indebolirono la famiglia. Con i Bonanno sempre più in difficoltà, Nick Rizzuto e il figlio Vito, realizzarono un “golpe” a Montréal eliminando la leadership calabrese fedele a New York ed imponendo il proprio dominio. Dalla metà degli anni settanta i Rizzuto, del tutto autonomi dalla supervisione dei Bonanno, si imposero in Canada e con il controllo di Montréal a nord e l’alleanza con i Cuntrera-Caruana a sud, ottennero le chiavi per il traffico di droga verso gli Usa. «L’arco di tempo che va dal 1975 al 1985 rappresentò gli anni d’oro dell’eroina… I carichi erano maggiori, il mercato ben più ampio e mezzi per far rimpatriare il denaro sporco molto più sicuri e completi».

L’enorme disponibilità di denaro portò la Sesta famiglia a diversificare i traffici. Nel giro di un decennio si rafforzarono i traffici di cocaina. Con l’ausilio dei Cuntrera- Caruana, si aprirono delle basi logistiche inFlorida, da dove la coca veniva smerciata verso nord, fino a Montréal e da qui spedita in Europa. Nella direzione opposta continuava a viaggare l’eroina. L’hashish fu un altro affare molto lucroso. Furono aperte numerose vie di traffico: la via libanese con il tramite delle milizie falangiste, che vendevano hashish in cambio di armi; la via irlandese, con il tramite delle West End Gang irlandesi operanti a Montréal; la via pakistana con la complicità della Gang Dubois; la via libica. Talmente fitti e fruttuosi erano i traffici che la polizia canadese, sul finire degli anni ‘80, sequestrò in due distinte operazioni 55 tonnellate di hashish per il valore di 675 milioni di dollari. Allo stesso modo la cocaina era un business altrettanto fruttuoso.

Nick, il figlio di Vito Rizzuto, intercettato dalla polizia, si vantava che a Montréal arrivavano settimanalmente 250 chili di cocaina per il valore di 12,5 milioni di dollari a settimana. Alla droga, punta di diamante dell’attività della famiglia, si aggiunsero contraffazione e traffico di dollari, operazioni e frodi bancarie, riciclaggio di denaro sporco, il tentativo (non si sa se andato in porto) di mettere le mani sul tesoro dell’ex dittatore filippino Ferdinand Marcos, investimenti massicci in Italia e in Europa, come quello sventato dalla Dda di Reggio Calabria nel 2005 di entrare nel business della costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, o le grosse operazioni fraudolente con il fondatore della Made in Italy Inc, e componenti della famiglia Savoia (per le due operazioni erano disponibili oltre sei miliardi di dollari di investimenti). Il fautore della ricchezza e del potere della Sesta famiglia era Vito Rizzuto, figlio del patriarca Nick, uomo temuto e rispettato dalla criminalità organizzata nord-americana. «Il suo lavoro consisteva in gran parte nel farsi vedere, giusto per mostrare in giro il suo volto e presentarsi. Il suo lavoro raramente prevedeva più di quello». Scaltro, deciso e molto prudente, Vito riuscì a fare della sua famiglia criminale una potente e temuta macchina di soldi.

Nonostante le numerose indagini condotte dalla polizia canadese, Vito Rizzuto riuscì a non essere arrestato, fino a quando il collasso della famiglia Bonanno non lo trascinò davanti ad un tribunale statunitense. I Bonanno, infatti, messi duramente sotto pressione dalle forze di polizia americane, videro sgretolare il proprio potere, e con esso la propria stabilità. Molti boss di primo livello dei Bonanno, ad iniziare dal capo famiglia Joey Massino, stretto alleato di Vito e formalmente suo superiore, una volta arrestati decisero di collaborare con il governo. L’aiuto di pentiti di grande spessore criminale portò alla disintegrazione della famiglia, e trascinò in rovina lo stesso Vito Rizzuto. Arrestato nella sua casa nel 2004, Rizzuto fu estradato negli Stati Uniti e condannato a vent’anni di carcere. In contemporanea con l’arresto del boss, la Sesta Famiglia ha subito un duro attacco da parte della polizia canadese, che in diverse operazioni arrestò numerosi componenti di elevato spessore, mettendo a rischio la fitta rete di traffici. Una storia di mafia che evidenzia la capacità invasiva e distruttiva delle organizzazioni criminali. Un punto di partenza interessante e utile, ma al quale bisogna necessariamente aggiungere altri elementi. Cosa nostra, della quale la famiglia Rizzuto fa parte, ha perso il ruolo di monopolista nei traffici di droga, e proprio in Canada la ‘ndragheta ha una strategica e lucrosa base. Che rapporti di forza ci sono tra le due organizzazioni? Qual è oggi il peso della Sesta famiglia nel mondo del crimine transnazionale?

Lamothe Lee; Humphreys Adrian

The Sixth Family

Armando Curcio Editore 2009

672 p.

€ 15,90

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