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Il popolo di Strada Facendo 4

Di Norma Ferrara il . Umbria

Laura cammina svelta per le strade del centro storico di Terni. E’ mattina, sono circa le 9:00 e si sta recando presso la sede del centro multimediale Caos, dove sta per avere inizio la seconda giornata di Strada Facendo 4, l’incontro promosso dal Gruppo Abele, Libera e Cnca, per fare il punto sulle politiche sociali nel Paese. E’ la terza volta che l’operatrice piemontese prende parte all’appuntamento nazionale del sociale, l’ultima volta era stata a Cagliari, dove fra una chiacchierata e l’altra fugò ogni dubbio sulla scelta fatta solo qualche mese prima: abbandonare l’università a pochi esami dalla laurea in giurisprudenza, entrare come volontaria in un’associazione, per intraprendere altri percorsi, di vita e ricerca, sul tema dei migranti e dell’accoglienza. Fra il parere contrario dei suoi genitori, e quello di molti amici che ancora oggi le chiedono “chi te lo fa fare?”, a Torino Laura si occupa di accompagnare percorsi di rinascita umana e sociale di migranti giunti nel capoluogo, a volte per sbaglio, talvolta per scelta, quasi sempre per necessità. 
Alta, mora, occhi scuri, gentile e riservata Laura ha stampati in volto tutti gli occhi degli “ultimi”che non si vedono quando le telecamere delle tv si soffermano a riprendere le periferie torinesi. Tutte le mani alzate al cielo che non si raccontano perché non fanno notizia, per troppi giorni all’anno. Quel suo impegno, fermo e profondo, un pizzico folle e utopico, rappresenta in pochi secondi, il popolo di Strada Facendo: poco importa se giunge dal Piemonte o dalla Puglia, se si occupa di migranti o di sanità in una piccola amministrazione locale. Sono le stesse storie che si incrociano, talvolta senza neppure saperlo. Ore 9:15, un po’ in ritardo ma contenta Laura si avvicina all’ingresso del secondo cantiere di lavoro,” I diritti dei migranti”; Anche in questo settore si continua a fare, in pochi, indeboliti, si barcolla ma non si molla, nonostante il pacchetto sicurezza abbia stabilito che una persona, anche in quanto tale, sul nostro territorio, è illegale. 
Laura è soltanto un’ immagine rubata a questa tre giorni di Terni in cui da tutta Italia più di mille realtà si sono date appuntamento per ragionare insieme sui temi del welfare, dell’immigrazione dei giovani, del carcere e dei diritti alla salute, del lavoro, della casa. Laura è la testimonianza di un’urgenza reale, che si avverte sulla pelle, di ciascuno dei partecipanti: il bisogno di fare qualcosa e di farlo subito in maniera diversa. A Terni, c’era in platea il cosiddetto “terzo settore” e somigliava tanto ad una società responsabile, maggiormente in prima linea, ma non meno stanca, non meno arrabbiata, non meno delusa del resto del Paese. Sono gli stessi; sono quelli che stanno dalla parte dei diritti che si fanno carne – dichiarerà stamani Don Luigi Ciotti. Dalla parte in cui serve far arrivare le reti – commenta in un rapido saluto alla plenaria di oggi Mons. Paglia, vescovo di Terni.
Questa edizione “particolare” (come particolare è l’epoca che stiamo vivendo) che si è conclusa stamattina a Terni, trova il suo invito programmatico nelle parole di Lucio Babolin, del Cnca, uno dei promotori della tre giorni Ternana per le politiche sociali. “ E’ emerso con forza – commenta Babolin – in tutti i gruppi di lavoro la necessità di portare sui territori il frutto di questo lavoro, i punti di quella carta di Terni che oggi abbiamo stilato grazie a tutti voi presenti”. “Strada Facendo 4 però ha portato tutti i gruppi a ragionare anche su un altro aspetto: stiamo sbagliando qualcosa? Stiamo adottando la giusta strategia nell’affrontare le battaglie che ci attendono oggi? La mia sensazione – chiosa Babolin – è che necessitiamo di una nuova forma di mobilitazione sociale nazionale (perdonate se uso queste parole) da realizzare al più presto per dare rinnovata visibilità alle istanze e le proposte che qui abbiamo rilanciato e che in questi anni abbiamo comunicato con un lavoro silenzioso, continuo e presente sul territorio”. 
Ore 14.10 Laura sale sul treno che la porterà ai piedi del Lingotto, tornerà fra quei lavoratori invisibili, che tengono insieme le istanze sociali inascoltate di questo Paese. “Lavoratori invisibili, talvolta anche per i sindacati” – ricorda il presidente del Gruppo Abele nel suo discorso di chiusura. Forse anche lei, operatrice sociale, sta pensando di salire sui tetti mentre il treno si avvia ad attraversare l’Appennino Tosco – emiliano. Forse progetta solo il modo di cambiare qualche tassello di questo Paese, affinché nel Belpaese sui i tetti si continui a salire solo per osservare le stelle nella notte di San Lorenzo e non per avere l’attenzione della politica, del mondo economico e sociale.

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