Ostia amara. Usata (e bruciata) dai partiti una “assessora” giovane e competente
Era solo metà novembre quando, volendo dare alcune piccole buone notizie ai lettori di “Storie italiane”, misi nell’elenco dei segni di speranza un fatto che riguardava il municipio di Ostia.
Ossia la richiesta di accettare l’assessorato alla legalità (o alla trasparenza) rivolta a una giovane sociologa che conosco molto bene, Ilaria Meli. Ilaria sta finendo una ricerca sulla rigenerazione urbana presso la “Sapienza” di Roma. Ma ha svolto una parte importante della sua attività con l’Università degli Studi di Milano. Partecipando a ricerche per la Commissione Europea e soprattutto a tre importanti indagini per la Commissione Parlamentare Antimafia.
A Roma invece -ed eccoci- ha svolto la sua tesi di dottorato sul caso di Ostia e dei clan che ne hanno infestato la vita pubblica in una lunga inerzia (o tolleranza) di politica, imprenditori e professionisti locali. Più una ricerca sul clan dei Casamonica. Lavori considerati esemplari.
Insomma, che qualcuno le avesse proposto di fare l’assessore nel campo che ha procurato a Ostia disastri di immagine, era obiettivamente una buona notizia. Una new entry in arrivo dalla società civile, con importanti esperienze associative alle spalle, Libera e scout anzitutto. Competente su uno dei maggiori problemi del territorio e in più senza debiti elettorali. La condizione ideale. E per questo i giovani democratici l’hanno reclamata assessore.
Ma la politica è una bestia strana. Vale sempre per lei l’esempio dello scorpione suicida che Prodi, con una splendida parabola, evocò per Bertinotti: una tendenza insopprimibile a farsi del male. Così, una volta resa pubblica la buona novella, la giunta di Ostia l’ha fatta sparire con un gioco di prestigio.
Approfittando del fatto che la ricercatrice, sostenuta dal sindaco Gualtieri, avesse bisogno di alcune settimane per l’autorizzazione dell’università, il presidente della giunta l’ha dichiarata decaduta. Direte: l’ha convocata, lei non gli ha potuto dare certezze e lui a malincuore ha pensato di non potere attendere le calende greche. Nossignore. Lei gli aveva comunicato che l’autorizzazione accademica era stata data e che mancava solo una firma: qualche giorno e si sarebbe chiusa. Sono pronta a lavorare con la giunta. Come le era stato richiesto di fare, l’ha comunicato al presidente due volte su whatsapp, l’11 e il 13 gennaio. Poi il 17 ha aggiunto per certezza tra i destinatari anche il suo segretario.
In risposta ha ricevuto una lettera protocollata 25 gennaio. Che diceva così: visto che lei tace da settimane e “non avendo a tutt’oggi notizie in merito”, dichiaro decaduta la proposta di nomina; resterà al suo posto l’assessora inizialmente nominata, “le auguro una luminosa carriera universitaria” (testuale).
Ho chiesto di vedere di persona scritti, destinatari e date, e posso testimoniare che così è stato. Richiesta da amici e colleghi che cosa stesse facendo a Ostia per contrastare la criminalità balneare (un importante imprenditore arrestato per tentata estorsione in quegli stessi giorni), Ilaria ha fatto sapere su facebook che lei in realtà non è affatto assessore alla legalità di Ostia. E ha spiegato come mai, per filo e per segno.
Il presidente ha replicato. Dando della vicenda una versione tutta sua. E annunciando che la giunta continuerà a lavorare sulla legalità “anche senza Ilaria Meli, che di certo non ne ha l’esclusiva”.
Certo, l’esclusiva non l’ha nessuno, per fortuna. Il problema è la competenza, che contro le mafie non è affatto secondaria, anche se con il dilettantismo che tira chiunque pensa di poterne parlare, non diciamo poi di Falcone e Borsellino.
Vedete come tutto si tiene? Dal Quirinale al municipio di Ostia, da Elisabetta Belloni a Ilaria Meli, la politica butta nel mazzo le persone per bene, ne usa l’immagine e poi prova a sfregiargliela. Per uscirne però più malconcia di prima.
* Storie Italiane, Il Fatto Quotidiano, 14/02/2022
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Luci di speranza. Da Ostia a Milano: facce pulite e schiene dritte contro il malaffare
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