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Rosy Bindi e Vittorio Bachelet, nel segno della Costituzione

Michele Del Gaudio il . Criminalità, Istituzioni, Memoria, Politica, Società

Il 12 febbraio 2022 Rosy compie 71 anni di vita; Vittorio 22 anni di morte. Vittorio viene ucciso dalle Brigate Rosse lo stesso giorno in cui Rosy accoglie il 29° compleanno.

La luce comincia a filtrare in una Roma in cui ombre avanzano senza domani. Il sole sempre più ritto spacca le strade senza orizzonte. Neanche i palazzoni, trafitti a perpendicolo nel cranio, tracciano le loro sagome. Vittorio insegna diritto pubblico dell’economia all’università “La Sapienza”. Passo dopo passo, scalino dopo scalino, avanza lento nello squallore e ode una musica che non arriva.

Ha appena terminato una lezione, dialoga con Rosy, la sua assistente precaria, seguito da un gruppo di studentesse e studenti. È quasi mezzogiorno quando arriva al mezzanino, in quell’angolo, accanto alla grande porta vetrata. Nolente incarna sette proiettili calibro 32 Winchester. L’ultimo è alla nuca, per finire l’infinito.

Il remoto fabbricato è pseudopitturato con tanta vernice violenta e qualche sprazzo d’amore, in un quartiere affamato di valori maturandi, di sentimenti pionieri in un abisso azzurro inquinato dalle persone più che dallo smog, in un cielo abbagliante ma disinteressato.

“Penso sia una studentessa…” dice Rosy.

“No, è la boia!” sentenzia Vittorio col volto terrorizzato.

“Sono sconvolta, annichilita…”.

E intanto Vittorio barcolla, sbatte la testa contro la parete, cade in un urlo belluino di umanità fanciulla, di fratellanza e carità…

Il puzzo di spari su quel corpo innocente profuma di gelsomini smaglianti.

“Per primo arriva Pertini e passa impietrito al centro di quella marea di giovani che, ad un tratto, lo applaudono con furia, commossi, quasi disperati…” scrive Giampaolo Pansa su Repubblica del 13 febbraio 1980.

A 40 anni dal martirio, Rosy abbozza un ricordo: “Forse non corrisponde pienamente alla verità… Il dolore, la paura, la rabbia vissuti in quel momento possono aver condizionato e in parte alterato la mia percezione della realtà… Ho il dovere di trasmettere alle giovani generazioni la consapevolezza che quegli anni vanno conosciuti e studiati, vanno compresi nel loro significato storico e nella loro portata anche politica. Sono un capitolo cruciale per capire quanto sia fragile e preziosa la nostra democrazia, quali pericoli ha attraversato, quali ferite ha subito e rischia ancora di subire e per coltivare la riconoscenza verso coloro che hanno dato la vita per la libertà, la giustizia… le Brigate Rosse sono state anche o soprattutto lo strumento, consapevole o inconsapevole, di un disegno politico, non meno pericoloso delle loro farneticanti teorie sovversive, che puntava a ostacolare il pieno compimento del progetto di democrazia delineato nella nostra Costituzione”.

Le parole chiave di Vittorio sono Concilio e Costituzione, che aprono “una fase nuova”, servizio come gioia, ideali che non tramontano mai, speranza da testimoniare sempre.

Ai funerali il venticinquenne figlio Giovanni prega di pregare, di perdonare chiedendo perdono, di neutralizzare la vendetta, di vivere senza mai invocare la morte.

Mattarella è il 13° presidente… Non ce l’hai fatta, Rosy… Ora puoi lasciarti andare… Come quel giorno di piombo… con Vittorio coperto da un velo bianco… in cui ti raggomitolasti e inondasti d’asciutto le scale con il fiume oculare che attendeva di sfociare per salvarti.

Ciao, presidente Rosy! Non rinunciare! Tienimi per mano!

Nell’albore arancio dei lumi appena accesi, nella rugiada che conduce la vegetazione all’abitato, il treno della notte è la pace che corre. È raccoglimento e preghiera, riflessione e progetto, velocità che si ferma, fantasia che sistema il disordine, ripara e risolve, conclude e riparte.

Il dardo nel buio è prigione da evadere, ansia e relax, voglia di frenare, di respirare. I binari proteggono, ma non ammettono deviazioni. All’alba, mentre ci si stira le ossa, rotte dal metallo ghiacciato, si è più confusi di prima. Ma la notte è passata!

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