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La “Carta di Assisi” e Articolo 21. Il ruolo e il coinvolgimento delle confessioni religiose

Roberto Natale il . Chiesa, Cultura, Diritti, Informazione, Politica, Società

Avevamo visto insieme la marea dei discorsi d’odio montare nel discorso pubblico: nei social, evidentemente, ma anche in alcune aree del dibattito politico e dei media più consolidati. Ce ne eravamo accorti insieme prima ancora che la pandemia moltiplicasse a dismisura il fenomeno e prima che gli auguri di morte nel bollente dibattito sui vaccini si intrecciassero alla triste conta delle vittime del virus.

Insieme le organizzazioni dei giornalisti e le confessioni religiose – con il supporto di tante altre voci – avevano voluto dare vita alla Carta di Assisi, il manifesto contro l’hate speech al tempo della Rete. Insieme vogliamo rilanciare questo impegno e dargli contenuti ancora più stringenti su sollecitazione di Articolo 21, che per i suoi vent’anni (l’associazione nacque ai tempi del famigerato “editto bulgaro”) ci ha tenuto a dire qualche “grazie” speciale a chi ha condiviso parti importanti del percorso. Così, nelle ore di celebrazione del Giorno della Memoria, quattro targhe sono state consegnate agli e alle esponenti delle quattro religioni che avevano firmato con noi la Carta: «anche per uscire dalla pratica corporativa e un po’ ridicola – ha sottolineato Beppe Giulietti, fondatore di Articolo 21 e oggi presidente della Fnsi – dei giornalisti che si premiano tra di loro. Noi stiamo con chiunque abbia a cuore il diritto a comunicare».

Nella redazione de La Civiltà Cattolica si è svolto l’incontro con padre Antonio Spadaro, direttore della rivista, che ha ringraziato gli organismi di rappresentanza dei giornalisti per l’impegno nel contrasto al linguaggio dell’odio: «La memoria viene dal futuro, da ciò che speriamo o temiamo. Ricordiamo sulla base dei nostri desideri e delle nostre paure. Oggi interroghiamoci dunque su quale mondo vogliamo, su quale società e quale Italia vogliamo».

Al Ghetto la manifestazione si è tenuta davanti alla “panchina della memoria” dedicata ai giornalisti e tipografi ebrei che due anni fa era stata inaugurata con il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. E Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica romana, è intervenuta anche all’incontro che si è poi tenuto con Milena Santerini, coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo: «La trasmissione della memoria non può essere solo compito di noi ebrei. Non è un problema solo nostro se viene esposta una bandiera nazista su una bara».

Una consapevolezza che è risuonata anche nelle parole pronunciate alla Grande Moschea di Roma da Abdellah Redouane, segretario generale del Centro islamico culturale d’Italia, per condannare il grave episodio del bambino ebreo aggredito e insultato pochi giorni prima in provincia di Livorno: «Purtroppo ce ne sono tanti di questi casi in Italia, nei confronti di persone di qualsiasi fede religiosa che vivono nel silenzio questi drammi. Per questo è importante l’azione dei media, non solo tenendo accesi i riflettori ma anche spiegando cosa succede e perché. Spesso fatti del genere sono solo frutto d’ignoranza».

La consegna della targa in via Firenze, nella sede della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, è stata l’occasione per un confronto con il presidente della Fcei, la Federazione di chiese evangeliche, Daniele Garrone: «Abbiamo espresso preoccupazioni comuni – ha sottolineato – non soltanto per i discorsi d’odio, ma anche per un più generale degrado del discorso pubblico. Sembra sempre più difficile suscitare domande e far confrontare opinioni: pare che tutto debba ridursi alla contrapposizione netta di bianco e nero, evitando il grigio. Affermazioni brevi e gridate, la ricerca della contrapposizione, perché attira l’audience».

Ben oltre la condanna delle parole violente, dunque, la richiesta di ragionare sui meccanismi di fondo della comunicazione. Una richiesta che le rappresentanze dei giornalisti hanno accolto con convinzione: la Carta di Assisi sarà oggetto nei prossimi mesi – ha assicurato il presidente dell’Ordine nazionale, Carlo Bartoli – di corsi di formazione che si terranno in tutte le Regioni.

Fonte: Articolo 21

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