Quirinale 2022, Casellati non ce la fa: non è una questione di genere ma di merito
No, la Papessa no! Maria Elisabetta Elena Casellati, improvvidamente esposta o auto esposta (come sottolineano i suoi fidi compagni di avventura), non salirà al Colle.
A parte il problema legato al valletto porta Kelly e all’ingombro degli 800 cadaveri di visoni che porta sulle spalle, risultava davvero faticoso compiere l’impresa dell’ascesa per l’assoluta mancanza di statement della seconda carica dello Stato, la stessa che accreditò Ruby come nipote di Mubarak marciando fiera davanti al tribunale di Milano per esprimere il suo dissenso nei confronti dei magistrati. Sarebbe stato davvero improprio vederla presiedere il Consiglio superiore della Magistratura.
A questo punto andava bene anche Silvio Berlusconi, almeno ci assicurava sette anni di disastro, ma anche di puro divertimento!
Per chi, come me, si è esposta a sostegno di una candidatura femminile, la partita è complicata, soprattutto tra le file rosa della politica e del giornalismo.
Faccio mie le parole di Dacia Maraini espresse sul Corriere della Sera, che sul tema si è ampiamente spesa anche a nome del collettivo Controparola di cui faccio parte. “E’ chiaro che quando parliamo di una donna al Quirinale intendiamo una persona che ci rappresenti degnamente nel mondo, con esperienza, credibilità, prestigio, abilità, competenza. Ovvero – sottolinea Maraini – a parità di valore, chiediamo che si dia spazio a un nome femminile, ma non un nome a casaccio e per puro orgoglio di genere”.
In queste poche righe c’è la risposta a quante, nel corso dell’ultimo mese di passione in attesa del nuovo Presidente della Repubblica, hanno criticato, deriso e sminuito l’idea di “una loro simile” a capo dello Stato.
Un esempio su tutte: Marta Cartabia è stata impallinata dalle donne, da quelle di sinistra. A escludere del tutto l’ipotesi di una Presidente, seppur ben argomentando, è invece Natalia Aspesi, stimata femminista della prima ora che frena la battaglia chiedendo alle donne di “aspettare tempi più sereni”, lasciando sbrogliare la matassa agli uomini.
Chissà se è vero che ci sarà un tempo giusto e quali saranno le coordinate astrali che consentiranno alle tante donne di prestigio e competenza del nostro paese di occupare ruoli a oggi inediti. Chissà come ci arriveremo a questo straordinario punto di svolta se, ogni giorno, nei diversi ambiti, non ricordiamo al mondo di esserci anche noi.
Sui diritti acquisiti vivo di rendita grazie a chi, prima di me, è scesa in piazza a difenderli; e a loro, quelle che per motivi anagrafici in piazza c’erano, chiedo perché oggi dovrei rimanere seduta, zitta e buona mentre mi passano sotto al naso i nomi di Pier Ferdinando Casini (multicolor senza spessore internazionale), Sabino Cassese (stimatissimo ottuagenario), Giuliano Amato (amarcord ottuagenario), Marcello Pera o Carlo Nordio, senza urlare al mondo che Elisabetta Belloni, Cartabia o Letizia Moratti (qualcuna mi piace di più, qualcuna mi piace di meno) devono avere le stesse chances dei papabili maschietti nel momento in cui le loro competenze, la loro statura e la loro esperienza è di pari spessore a quella dei loro competitor.
Non facciamone una questione puramente di genere, ma di merito, e auguriamoci che l’eletta o l’eletto, sia davvero la miglior espressione possibile del nostro paese.
Fonte: Il Fatto Quotidiano, il blog di Dina Lauricella, 28/01/2022
Trackback dal tuo sito.