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Querele bavaglio, paga comunque il giornalista. Una storia (come tante) sul paradosso italiano

Graziella Di Mambro il . Diritti, Informazione, Politica, Società

Questa volta scrivo a titolo personale una storia che parla di querele infondate contro i giornalisti.

È una querela che mi riguarda e che somiglia, anzi è perfettamente identica, a quella di centinaia di altre presentate contro altrettanti colleghi, integrando l’odioso fenomeno delle azioni legali bavaglio che sono un pernicioso gap nell’ordinamento giudiziario italiano.

Così pernicioso che se ne sta occupando il Parlamento Europeo, dove il 23 marzo approda una proposta anti Slapp (le azioni che bloccano la libertà di espressione).

I fatti sono questi: a settembre del 2014 ho raccontato il tentativo interessato di un noto faccendiere, cui veniva contestata in atti giudiziari l’appartenenza ad una loggia massonica, nel mercato dell’editoria locale nel Lazio.

Ho riportato nell’articolo anche le intercettazioni telefoniche contenute negli atti dell’inchiesta cui facevo riferimento e che tratteggiava il personaggio, più altri sodali che gravitavano nello stesso mondo. Uno di loro pochi mesi dopo ha presentato denuncia per diffamazione però quando è stato sentito in Tribunale come presunta parte offesa quella telefonata l’ha ammessa. Dunque si era sentito diffamato da una frase che egli stesso ha ammesso, in un’aula giudiziaria, di aver detto.

Alla luce di quell’attività istruttoria effettuata in dibattimento la posizione del querelante non sembrava essersi messa bene. si andava verso una possibile assoluzione del giornalista autore dell’articolo. Mi sembrò allora che ci si avvicinasse ad una forma di giustizia e che fosse riconosciuto il diritto di cronaca se posto in essere nel rispetto delle regole.

Invece pochi giorni dopo l’udienza con l’attestazione della veridicità dei fatti riportati, l’avvocato della presunta parte offesa ha offerto al mio legale la remissione della querela, che abbiamo accettato per non gravare oltre sulle casse di un piccolo giornale qual è quello in cui lavoro.

Ebbene, adesso a più di sette anni da quell’articolo e a due dalla remissione il Tribunale che ha decretato la fine del procedimento temerario per decisione dell’autore della querela infondata mi ha fatto pervenire una cartella esattoriale inerente il pagamento delle spese processuali.

È una cifra irrisoria ma la ritengo una grave lesione del diritto ad informare e ad essere informati nonché una delle prove schiaccianti su cosa siano le querele bavaglio in questo Paese nel 2022.

Fonte: Articolo 21

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