Costituzione. Prenderemo sempre posizione
Pubblichiamo la lettera dell’associazione “Per la Costituzione” di San Daniele del Friuli (UD) in risposta alla revoca del patrocinio e del partenariato da parte del Comune di San Daniele, seguita all’appello della stessa associazione sulla prossima elezione del Presidente della Repubblica.
Prenderemo sempre posizione
L’Associazione per la Costituzione da sempre cerca di diffondere i Principi della Carta quali la libertà, la democrazia, la dignità umana, l’eguaglianza, la giustizia, la solidarietà.
Nello Statuto l’Associazione si dichiara apartitica (e quindi non schierata a favore o contro i partiti), ma questo non significa che sia apolitica (ovvero che non effettui scelte a favore della polis, della comunità). Come consiglio direttivo riteniamo che qualora fondamentali passaggi della Costituzione italiana, come nello specifico caso gli articoli 54 e 87 per l’elezione della più alta carica dello Stato, vengano fortemente disattesi sia nostro dovere prendere pubblica posizione.
Sempre.
Nel nostro agire siamo contrari al pensiero unico e acritico. Amiamo il pensiero libero, alto, senza interessi diretti ed indiretti da tutelare. Cerchiamo di portare avanti, pur con tutte le imperfezioni che caratterizzano l’agire umano, gli interessi della comunità tutta attraverso i valori scolpiti nella Carta, che quotidianamente vengono interpretati dagli uomini delle Istituzioni. Crediamo nelle Istituzioni, meno nell’uomo che, essendo fallace, talvolta o spesso si può discostare dai valori costituzionali. Non criticheremo mai le Istituzioni ma, quando necessario, gli uomini che pro tempore le rappresentano. Tutti passano, le Istituzioni restano.
La nostra è una presa di posizione pubblica, trasparente, cristallina, a viso aperto, esattamente il contrario del termine erroneamente utilizzato dal Sindaco di San Daniele di “vilmente”. I vili sono le persone senza dignità, sono i pavidi (cfr.Treccani), categorie lontane dal nostro pensiero e dalla nostra azione.
Il Sindaco scrive che è “inaccettabile che un’associazione affronti il delicato tema dell’elezione del Presidente della Repubblica”. Visti i nostri fini statutari chi doveva trattarlo se non noi? È un’affermazione che poteva essere fatta nel Medioevo quando c’erano il re e i vassalli ma oggigiorno, visti i principi di eguaglianza, di libertà e di democrazia ormai insiti nei nostri valori, una tale affermazione è semplicemente irricevibile. Possono parlarne solo i politici, solo i 1009 che saranno i “grandi elettori” o tutti i 60 milioni di cittadini? È vero che il Presidente della Repubblica sarà eletto dai “grandi elettori”, ma i cittadini hanno il dovere di parlare e di orientare le scelte di questi.
I maggiori costituzionalisti italiani che hanno fatto la storia del Festival Costituzione, come i Presidenti della Corte (Onida, Silvestri), che hanno tenuto le lectio magistralis di apertura (Carlassare, Azzariti), i relatori (Bin, Zaccaria, Caretti) e uno tra i più grandi studiosi degli ultimi cinquant’anni, G.Zagrebelsky, la pensano in modo identico al nostro come si può evincere dalla lettera consultabile sul sito della Fondazione Basso. Le affermazioni sono ancora più incisive poiché affermano che la candidatura di Silvio Berlusconi a Presidente della Repubblica è un’offesa alla dignità della Repubblica e a milioni di cittadini italiani.
Concessione patrocinio Festival Costituzione 2022
Revoca patrocinio e partenariato Festival Costituzione 2022
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Berlusconi non sarà mai il mio Presidente
Molte decine di milioni di italiani non sono mai stati inquisiti, non sono mai stati rinviati a giudizio, non sono mai stati dichiarati prescritti, non sono mai stati condannati in via definitiva, non sono mai stati iscritti alla P2. Per questi motivi vogliamo che il prossimo Presidente della Repubblica sia, almeno, uguale a noi. Almeno.
Silvio Berlusconi più volte inquisito, più volte rinviato a giudizio, più volte prescritto, condannato in via definitiva per frode fiscale, già iscritto alla P2 (le associazioni segrete sono vietate dall’art. 18 della Costituzione), anche se giuridicamente eleggibile, non sarà mai il mio Presidente della Repubblica poiché non potrà svolgere la funzione “con onore” (art. 54 della Costituzione) e non potrà rappresentare l’ “unità nazionale” (art. 87). Il prossimo Presidente della Repubblica deve aver dimostrato nella sua vita di aver rispettato le leggi e la Costituzione e di poter adempiere il mandato con “disciplina ed onore” (art. 54)
Anche i parlamentari che “rappresentano la Nazione” (art. 67) non mi rappresenterebbero se eleggessero Silvio Berlusconi.
Anche tu vota e fai votare la petizione contro l’elezione di Silvio Berlusconi a futuro Presidente della Repubblica su Change.org
Clicca su: https://chng.it/NMvXzqMhkx
Fonte: Festival Costituzione
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Il ritorno del podestà
In breve, i fatti. L’associazione “Per la Costituzione” di San Daniele da anni organizza un “Festival Costituzione” al quale hanno partecipato i maggiori costituzionalisti del nostro Paese, oltre a tantissimi altri personaggi di primo piano.
Un paio di giorni fa ha emesso un comunicato nel quale, proprio pensando alla Costituzione, viene messo in debito rilievo il fatto che Silvio Berlusconi non dovrebbe essere neppure candidarsi alla Presidenza della Repubblica perché in realtà, come affermano anche tanti costituzionalisti, la candidatura di un simile personaggio «è un’offesa alla dignità della repubblica e a milioni di cittadini italiani».
Il sindaco – non mi sognerei mai di chiamarlo primo cittadino – di San Daniele risponde rabbiosamente revocando il patrocinio, il partenariato (che probabilmente implica anche l’uso degli spazi di proprietà del Comune) e chiede «l’immediata rimozione dello Stemma comunale» da tutto il materiale digitale dell’Associazione.
Paolo Mocchi, presidente dell’Associazione, risponde con la consueta signorilità, ma con un’incisività che dovrebbe far arrossire – nel caso riuscisse a comprendere il significato della parola vergogna – il signor Pietro Valent per il quale sarebbe giusto riesumare il titolo fascista di “podestà” per sostituirlo a quello di sindaco. Stante le limitazioni di spazio, vi rimando alla lettura dei testi sul Messaggero Veneto, ma non posso non insistere su alcune considerazioni.
La prima: è lo stesso signor Valent, con il suo comportamento cupido di servilismo nei confronti di Berlusconi, a dare ragione all’Associazione perché va contro quella Costituzione che proprio Berlusconi dovrebbe difendere: a partire dall’articolo 21: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».
La seconda: vi sembra eccessivo il riferimento al fascismo? Dimenticate per un momento i ridicoli aspetti folkloristi del Ventennio, con camice nere, saluti romani e salti nel cerchio di fuoco. Pensate, invece, alla soppressione di moltissimi diritti civili, alle leggi razziste più che razziali, alla servile alleanza con il nazismo, agli omicidi degli oppositori, alle stragi nei territori temporaneamente conquistati, e poi pensate al sindaco (altro epiteto inadeguato) di Udine, Pietro Fontanini, che ignorando del tutto Costituzione e leggi dello Stato, ha pensato di non dare aiuti comunali a tutte le famiglie bisognose, ma soltanto a quelle che lui ritiene legittime.
Poi ricordate anche l’assessore regionale alla Cultura (altra presa in giro effettuata con l’uso distorto delle parole) Tiziana Gibelli e alla giunta regionale di Fedriga che, in odio all’editrice KappaVu, rea a suo dire di essere troppo di sinistra in alcune sue espressioni, decide di estrometterla dallo stand regionale al Salone del libro di Torino, cancellando anche il pensiero di decine e decine di autori, che magari di politica non avevano nemmeno scritto.
Comunemente si dice che tre indizi fanno una prova, Io continuo a pensare che una prova debba essere una prova, ma mi sembra che qui le prove – nel senso di fatti – non manchino proprio.
La terza considerazione riguarda il futuro. Ormai siamo abituati a pensare – anche guardando il calo continuo di affluenza alle urne – che gli italiani abbiano accumulato un senso di sfiducia praticamente irreversibile nei confronti di una politica che ha mantenuto quel nome, ma si è allontanata decisamente dal suo significato etimologico che indica la tecnica (dal greco “techné”) da usare per il bene della “polis”, cioè della comunità dei cittadini.
Ma siamo sicuri che sia davvero così? O forse la disaffezione dipende soltanto dal fatto che a ogni campagna elettorale non si sa più parlare alla gente di quello che alle persone sicuramente interesserebbe di più, ove soltanto si richiamasse il pericolo che la libertà corre dandone la gestione a persone che sono molto, troppo vicine, a un fascismo che ha cambiato nome e, in parte, aspetto esteriore, ma ha mantenuto assolutamente viva la sua anima nera e che non si preoccupa più troppo di nascondere i suoi tradizionali metodi?
Credo che in ogni momento (e quindi anche in ogni campagna elettorale, comprese quelle teoricamente amministrative, ma che sempre politiche restano) questi tre vituperabili esempi andrebbero ricordati con dovizia di particolari perché sono convinto che la larghissima maggioranza degli italiani può aver perso fiducia nei politici, può essersi disamorato della politica, ma non è sicuramente diventata fascista.
E, lasciatemelo dire: è cosa buona e giusta scrivere comunicati e articoli arrabbiati e indignati, ma questi li leggono soltanto coloro che già sono sensibili alle offese recate da questi comportamenti. Prima o dopo sarà il caso – Covid permettendo – che le piazze tornino a riempirsi di persone che protestano contro comportamenti che non troppi anni fa avrebbero portato a reazioni molto decise anche da parte della quella cosiddetta sinistra che oggi troppo spesso sceglie di tacere per non allontanare da sé possibili voti, mentre non si rende conto che, invece, ne sta perdendo tantissimi di più.
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