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Dalla campagna Miseria Ladra alla Rete dei Numeri Pari: dopo 9 anni, giustizia sociale e lotta alle disuguaglianze non sono ancora una priorità per la politica

Rete dei Numeri Pari il . Associazioni, Diritti, Giustizia, Politica, Società

Nove anni fa con il lancio della campagna Miseria Ladra, promossa da Gruppo Abele e Libera, iniziavamo a denunciare come l’aumento delle disuguaglianze non curato si sarebbe tradotto in maggiore esclusione sociale, frammentazione del tessuto sociale, aumento della concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, peggioramento delle condizioni materiali ed esistenziali di milioni di persone, diminuzione della partecipazione dei cittadini e delle cittadine alla vita politica, declino della qualità della democrazia, rafforzamento delle mafie e delle forze neonaziste e xenofobe.

Oggi il Rapporto Oxfam “Pandemia della disuguaglianza” conferma che quei rischi sono diventati realtà. Questo non è il frutto del caso ma la conseguenza di scelte politiche sbagliate che hanno determinato prima la crisi e poi ne hanno allargato gli effetti sulla maggioranza della popolazione.

Per il Governo Draghi, come per quelli che lo hanno preceduto, la giustizia sociale non è una priorità. Troppo poco, o quasi nulla, è stato fatto per sradicare le cause della povertà e delle disuguaglianze nel nostro Paese, né per neutralizzare il ricatto del “welfare sostitutivo mafioso” sui territori.

Il lavoro è sempre più precario, insicuro e povero; il nostro sistema di protezione sociale è inadeguato, sottofinanziato e continua a scaricare tutto il peso del lavoro di cura sulle donne; le misure di sostegno al reddito sono ancora parziali e lontane dai “social pillar” europei che garantiscono a tutte le cittadine e i cittadini reddito minimo garantito, diritto all’abitare e servizi sociali di qualità; le ingiustizie sociali, ambientali ed ecologiche continuano a crescere; la sanità, dopo essere stata privatizzata e definanziata solo nell’ultimo decennio per 37 miliardi, non è in grado di garantire il diritto alla salute prescritto dalla nostra Costituzione (nonostante quello che avremmo dovuto imparare dalla pandemia, i pochi investimenti previsti, la mancanza di personale e di assunzioni, l’assenza di investimenti sulla medicina territoriale e sulla prevenzione, favoriscono le cure private, impedendo così l’accesso alle cure a milioni di cittadini che non hanno disponibilità economica); la democrazia è sempre più debole.

La pandemia ha così favorito interessi privati e aumentato la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, mentre a pagare il conto sono state le donne, i lavoratori e le lavoratrici precarie, irregolari, autonomi, di strada, le persone senza dimora, chi vive nelle periferie delle grandi città, disabili, anziani, migrati.

La cosa ancora più grave è che i fondi del PNRR che dovevano servire proprio a rispondere all’aumento delle disuguaglianze, dando priorità agli interventi per garantire l’equità sociale e la sostenibilità ambientale, oggi vengano utilizzati per altri obiettivi. L’innovazione tecnologica e la transizione energetica per favorire le lobby del gas e del nucleare tutto sono tranne che investimenti per garantire giustizia sociale, ambientale ed ecologica.

Purtroppo, il PNRR rappresenta un’enorme occasione mancata, difende gli interessi dello stesso modello responsabile della crisi, non promuove né equità sociale e né sostenibilità ambientale e rischia di determinare un ulteriore aumento delle disuguaglianze: vale la pena ricordare che due terzi dei fondi del PNRR sono prestiti e dovremo restituirli. Per non parlare del metodo messo in campo dal governo Draghi: nessun confronto con reti sociali e territoriali così come previsto dall’art.3 del Codice del Partenariato e dalla sentenza n.131 del 2020 della Corte Costituzionale che prevede il metodo della co-prgammazione e co-progettazione, necessario a garantire l’efficacia di ciascun progetto.

Avanzamenti robusti sul fronte della promozione di misure di giustizia sociale sono in questo scenario molto difficili. Il giudizio complessivo su alcune misure di recente approvazione è in forte chiaroscuro – sostiene Misha Maslennikov, policy advisor di Oxfam Italia. È fondamentale in questa fase lavorare insieme e batterci per avere delle politiche che siano in grado di affrontare la crisi sociale, culturale, sanitaria e ambientale nel Paese. È imprescindibile ascoltare i soggetti che sono quotidianamente impegnati sui territori per produrre un miglioramento reale per la vita delle persone”.

Non ci saranno ripresa e resilienza, senza partecipazione, diritti sociali e coprogrammazione. Abbiamo bisogno di invertire la rotta. Servono parole nuove, idee nuove, partecipazione e un punto di vista evidentemente diverso su come affrontare la crisi che oggi investe non solo la maggioranza della popolazione ma la democrazia nel nostro Paese.

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