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Immigrati, l’errore di procedere per emergenze

Di Gaetano Liardo il . Interviste e persone

Rosarno, l’immigrazione, le paure degli italiani. Il 2010 vede l’esplosione di conflitti semprepiù dilanianti e profondi che attraversanola società italiana, a partiredall’immigrazione, appunto, e dalla rovinosasoluzione scelta per Rosarno. Parliamo conpadre Giovanni La Manna, responsabile del Centro Astalli.

Rosarno non è un caso isolato, esistonotante altre Rosarno che sono pronte a scoppiarein giro per l’Italia, come si è arrivati auna situazione così esplosiva?

Le situazioni diventano esplosive quando si fa finta di non vederle, e quindi si rimuovono. Fino a quando si sa, fino a quando si fa finta di non vedere che ci sono persone che vivono in situazione degradanti e non dignitose e queste non danno problemi, si ignora. Così la situazione non può funzionare. Quando questa situazione ha portato alla disperazione, esasperata anche da episodi di violenza, allora si è deciso di affrontarla. Quello che noi paghiamo è il fatto di procedere sempre spinti dall’emergenza. Non c’è la capacità di fermarsi un attimo, di leggere la realtà con onestà e, sempre con la stessa volontà onesta, programmare e progettare interventi che tengano conto di tutti gli aspetti legati all’immigrazione. 

La soluzione trovata a Rosarno, per la stessa sicurezza dei migranti, è stata quella di spostarli in altre località… 

Si, rimuovere il problema. Succede sempre così. Se c’è una criticità la prima risposta che sperimentiamo è quella di rimuovere il problema, non di risolverlo.

La questione immigrazione fa parte da anni dell’agenda politica dei vari governi che, basandosi sulle paure degli italiani, hanno adottato misure molto dure. L’attuale esecutivo, in modo particolare, ha adottato tra l’altro il respingimento alle frontiere, il reato di clandestinità. Esiste questa paura, oppure è cavalcata o indotta politicamente? 

Che la paura ci sia è vero ed è reale. E’ inutile nascondere il fatto che gli italiani abbiano paura. Si è creato un contesto che porta gli italiani ad avere paura. E’ un problema trasversale, tutti parlano di immigrazione, però si son succeduti diversi governi, ed è sempre mancata la volontà di governare la questione dell’immigrazione. Dovrebbe dare sicurezza sapere che c’è qualcuno che è capace di leggere la realtà, progettare, programmaree effettivamente governare il fenomeno dell’immigrazione. L’Italia non ha ancora individuato un suo modello che potrebbe, alla luce delle esperienze fatte in questi anni, alla luce delle esperienze fatte da altri paesi, come la Francia o l’Inghilterra, anche se hanno contesti culturali diversi, anche se fallite possono dirci qualcosa, aiutarci ad essere promotori di un modello di integrazione valido. 

Tra le paure degli italiani c’è la considerazione del nesso tra migranti, clandestini e criminalità. Esiste secondo lei questo nesso? 

Gli italiani hanno paura perchè per la maggior parte ci sono poche possibilità, e neanche facilitate, di incontro e di conoscenza. Ciò che alimenta la mia mia paura è ciò che io non conosco. Quelli che hanno la possibilità di poter stabilire relazioni con gli immigrati, mettono in relazione la propria umanità con quella del “clandestino”, che è la stessa. In questi casi la paura e il pregiudizio decadono. “Clandestini”, già il termine dice molto. Il “clandestino” è prima di tutto una persona. Utilizzare determinate parole ha un peso che influisce sugli stati d’animo delle persone. Se io attraverso i mezzi di comunicazione sento parlare di “clandestini”, “irregolari”, “delinquenti”, accumulo tutto, ed è logico che in me scatta la paura. Bisogna sempre ricordare che si parla di persone. Tra quelli che noi definiamo “clandestini” ci sono persone che non hanno la scelta, la libertà di venire in Italia ein Europa. Sono costretti da conflitti, guerre di cui anche noi abbiamo una parte di responsabilità. Ripeto, quello dell’immigrazione è un fenomeno delicato che riguarda delle persone che non meritano etichette quali “clandestino”, “irregolare”.

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