Uniti per essere “liberi”
Con un discorso intenso e deciso don Luigi Ciotti, dopo aver incontrato il prefetto e il vescovo di Crotone-Santa Severina, monsignor Domenico Graziani, ha regalato alla comunità di Isola Capo Rizzuto ciò di cui ha dimostrato di avere più bisogno: un invito all’unità e al superamento di divisioni faziose. E infatti, martedì 19 gennaio, l’appuntamento nella sala consiliare con il fondatore di ‘Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie’, per il quale la cittadinanza ha manifestato vivo entusiasmo partecipando numerosa, è stato l’occasione per far venire alla luce il cancro della conflittualità, alimentato dalle divisioni politiche e da interessi personali, che regna nel piccolo comune.
Dopo la proiezione di un documentario relativo alle cooperative sociali sorte sui beni confiscati alle mafie in diversi posti d’Italia e gli interventi dei bambini, la parola è andata ai cittadini di Isola, tra i quali diversi amministratori locali che non hanno resistito alla fame di protagonismo lanciandosi attacchi reciproci e accusando l’Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Carolina Girasole, di “scarsa trasparenza”. Qualcuno, insomma, aveva interpretato la venuta di don Ciotti come uno dei tanti consigli comunali aperti, che da queste parti solitamente sono inevitabilmente litigiosi, l’occasione per levarsi gli immancabili sassolini dalle scarpe, senza preoccuparsi che ciò avrebbe tolto tempo all’intervento dell’ospite, che aveva i minuti contati perché doveva prendere l’aereo per ripartire. Le solite figure! Ma forse è stato meglio farsi conoscere bene da ‘Libera’, che ad Isola Capo Rizzuto ha portare a termine un progetto importante: l’istituzione di una cooperativa sociale attraverso la quale restituire alla collettività i beni confiscati alla cosca Arena.
Don Ciotti del resto è venuto fin qui proprio per inaugurare questo percorso, avviato in collaborazione col Comune di Isola e la Prefettura e che ha già portato ‘Libera’ ad operare nelle scuole isolitane. E il protagonismo non ha evitato di lanciare segnali nemmeno a ‘Libera’ stessa: in molti hanno manifestato l’intenzione di “non lasciarsi colonizzare, perché – sostengono – ad Isola le associazioni già ci sono e per tanti anni hanno lavorato bene”. Rispetto a tutto questo l’intervento di don Luigi Ciotti, allora, è stato molto importante poiché ha avuto un ruolo chiarificatore. ‘Libera’ è un coordinamento di associazioni, una rete, e don Ciotti ci ha tenuto a precisarlo. “Non ha nessuna intenzione – ha detto – di colonizzare, non lo ha mai fatto, ma di dare un contributo alla valorizzazione delle realtà associative del territorio, proprio perché la mafia è un problema trasversale a tutti e solo attraverso il ‘noi’, e non con i personalismi può essere sconfitta. ‘Libera’ – ha ribadito – presta la sua competenza e le sue esperienze, ma nel massimo rispetto della dignità e dei luoghi in cui va ad operare. Tutti siamo chiamati a fare la nostra parte, a metterci in gioco con ciò che sappiamo fare e con le nostre passioni, ma sempre con umiltà, rimanendo con i piedi per terra. Dobbiamo evitare il peccato del ‘sapere’, della presunzione, che poi ci porta a guardare la mafia con superficialità, a non essere in grado di individuare in profondità ciò che l’alimenta e le dà forza”. Sì, perché secondo don Ciotti non basta puntare il dito contro i mafiosi, ma occorre scardinare una serie di forme di connivenza. “La prima mafia da sconfiggere – ha ammonito – è quella delle parole, tutti si riempiono la bocca di legalità, ma spesso nei fatti si convive con la mafia. La compiacenza, la richiesta di favori o protezione – ha tuonato – sono ciò che prima di tutto permette alla mafia di ingrassare. Ci sono professionisti, colletti bianchi che senza prendere le armi sostengono i mafiosi, aiutandoli a fare grossi investimenti, ad avere un ruolo prioritario sui mercati finanziari… Il problema, tenetelo sempre presente, non è il pesce, ma il bacino d’acqua putrida nel quale si alimenta”. “Con ‘Libera’ – ha spiegato – intendiamo dare un lavoro dignitoso ai giovani del posto attraverso bandi pubblici, così che non debbano chiedere favori, ma possano essere solo orgogliosi di loro stessi. Vogliamo valorizzare le ricchezze e le risorse di questo posto, creando cooperative che opereranno nella trasparenza sui terreni confiscati”.
Don Ciotti ha raccontato, alla numerosissima platea che lo ascoltava esterrefatta, di essere già stato più volte nel territorio crotonese e infatti tanti cittadini di Isola Capo Rizzuto lo ricordavano bene. “Grazie per la vostra accoglienza – ha detto – per il vostro calore. Non dovete sentirvi etichettati, il problema delle mafie non riguarda solo voi, ma è di portata nazionale e continentale. Dalle mie esperienze in questa realtà, da quando venivo come ospite di monsignor Bregantini, ho il ricordo di tante persone stupende di questa terra. Dovete essere orgogliosi di essere crotonesi, di vivere ad Isola Capo Rizzuto e dovete impegnarvi tutti a fare emergere le cose positive, perché ne avete tante. Dovete essere voi i fautori della vostra speranza”. A questo punto le sue parole sono state coperte dal rumore di scroscianti applausi. Evidentemente, don Ciotti è riuscito a toccare le corde giuste e ad emozionare. Ha parlato al cuore di chi la ’ndrangheta e i suoi effetti deleteri li subisce quotidianamente e a chi, forse per timore, finisce per esserle compiacente e sperimenta sulla propria pelle un senso di impotenza. Ascoltarlo in quanto fondatore di ‘Libera’, che in tanti posti d’Italia ha dimostrato concretamente, attraverso le cooperative sociali, che un lavoro dignitoso per i giovani e la giustizia sociale non sono un’utopia, è stato come una boccata di aria fresca per chi è in un luogo in cui si respira a stento. È stato come sentirsi dire che una strada alternativa alla mafia è possibile. Questa don Ciotti ad Isola Capo Rizzuto ha chiesto di costruirla insieme, mettendosi tutti in gioco, indipendentemente dai colori politici e dalle vecchie divisioni, che non fanno altro che il gioco della mafia stessa.
*da Il Crotonese
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