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A Rosarno la regia delle ‘ndrine

Di Gaetano Liardo il . Calabria

Fatti eclatanti quelli di Rosarno, così come quelli che si sono verificati alcuni giorni prima a Reggio Calabria. Un pessimo inizio di anno per una realtà, quella calabrese, segnata dall’asfissiante presenza della ‘ndrangheta. Violenza dimostrativa, quella di Reggio, e violenza reale quella di Rosarno, ma la regia sembra essere la stessa: la ‘ndrangheta. «I fatti di Rosarno si sono verificati un’ora prima che iniziasse la riunione del Comitato per la sicurezza nazionale a Reggio» dichiara a Rainews 24 la deputata calabrese Angela Napoli, «mi è parso che potesse esserci un’attività di depistaggio», della ‘ndrangheta, s’intende. «Non c’è dubbio – continua la Napoli – che l’influenza ‘ndranghetista si sia fatta sentire nei fatti di Rosarno». Nella cittadina calabrese, infatti, operano due pericolose famiglie: i Bellocco e i Pesce.

Proprio oggi una grossa operazione della squadra mobile bolognese, coordinata dalla Dda di Bologna e da quella di Reggio Calabria, ha assestato un duro colpo ai Bellocco, a dimostrazione del peso non secondario della cosca di Rosarno. «I commponenti della cosca Bellocco sono rosarnesi e comunque hanno interessi a livello nazionale gia’ da parecchio tempo – ha commentato Fabio Bernardi, dirigente della Squadra Mobile di Bologna – la novita’ e’ che avessero cercato di infiltrarsi nel tessuto sociale ed economico di Bologna». Indagini che non hanno legami con le manifestazioni di Rosarno ma che danno l’idea della capacità delle ‘ndrine rosarnesi di gestire traffici e di infiltrarsi anche in altre realtà. «I Bellocco insieme ai Pesce sono due tra le cosche più pervasive della Piana di Gioia Tauro», commenta Angela Napoli, che aggiunge: «anche se l’operazione di oggi non sembra avere agganci con gli episodi di Rosarno, è bene ricordare che uno degli arrestati nel corso della manifestazione è il figlio di Giuseppe Bellocco, accusato di essere intervenuto alla manifestazione come provocatore».

La ‘ndrangheta a Rosarno c’è e fa sentire il suo peso, e non soltanto per riaffermare il controllo del territorio e “sedare” la rivolta dei migranti. C’è la questione dei falsi braccianti agricoli, un giro di affari calcolato in 15 milioni di euro che, non appena scoperto, ha provocato la rivolta della città con tanto di blocchi della statale jonica. Lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, successivo all’arresto del sindaco, Carlo Martelli, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Martelli, e con lui sindaco e vice-sindaco di Gioia Tauro, è stato accusato di favoreggiamento nei confronti del clan dei Piromalli. C’è la partita dei traffici di stupefacenti, che vede protagonisti i clan di Rosarno, ma anche di Siderno, Polistena e San Giorgio Morgeto, nello distribuzione di droga in Piemonte, Lombardia, Liguria. Una grande concentrazione di potere che per Angela Napoli evidenzia «la pervasività della ‘ndrangheta di penetrare nelle istituzioni, dove si decidono e gestiscono gli appalti, a dimostrazione della collusione che ha con il potere politico ed imprenditoriale». Dichiarazione in linea con quanto scritto dalla Direzione Nazionale Antimafia nel rapporto del 2008: «l’effettiva pericolosità (della ‘ndrangheta) risiede nel ruolo “istituzionale” che essa occupa nella società italiana, non solo calabrese, ruolo che… finisce con l’assumere carattere eversivo delle regole del mercato, dell’ordine pubblico economico e costituzionale». 

Al di là di Rosarno la ‘ndrangheta sta lavorando per consolidare il proprio potere partendo dalla Calabria. «La Calabria non è perduta – conclude la Napoli – perchè fatti così eclatanti stanno richiamando un’acquisizione di consapevolezza e di reazione della società». Con l’augurio che i calabresi reagiscano alla violenza della ‘ndrangheta, prendendo magari esempio dagli africani di Rosarno.
 

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