I rischi del radicalismo verbale
Il pericolo che i No Vax arrivino alla violenza. Ci troviamo di fronte a comportamenti prodromici rispetto ad altri reati più concreti
La Procura di Torino sta indagando 18 persone distribuite tra 16 città italiane accusate di aver «chattato» pesanti minacce e istigazioni a delinquere contro chiunque sia favorevole al green pass. Il caso specifico impone prudenza e cautela: l’inchiesta è all’inizio e logicamente occorre attenderne gli sviluppi.
Intervenendo su un piano di carattere generale si può tuttavia dire, innanzitutto, che la storia non si ripete mai uguale ma qualcosina la può sempre insegnare. Alla fine degli anni Sessanta compaiono in varie democrazie industriali (Germania, Giappone, Francia e Italia) movimenti collettivi di contestazione da cui scaturiscono «costole» che estremizzano la protesta individuando obiettivi da colpire. Via via queste «costole» abbandonano l’intervento politico, duro ma ancora nel perimetro della democrazia, per praticare forme di conflitto violento, talora organizzando anche gruppi armati.
Nel caso che forma oggetto delle cronache di questi giorni sembra di poter dire che siamo di fronte a comportamenti prodromici rispetto ad altri reati più concreti, ancorché certe espressioni riecheggino tempi assai cupi: come la parola, odiosa e feroce, «gambizzazione», della quale si direbbe che qualcuno, sebbene nostalgico, abbia dimenticato l’effetto terribile di storpiatura dolorosissima e perpetua della vittima designata come simbolo, non più dalle catacombe della clandestinità ma dai meandri del web.
In ogni caso, la fase che abbiamo definito prodromica non deve essere sottovalutata. Le conseguenze della propaganda violenta possono essere nefaste e guai a lasciarsi sorprendere trovandosi spiazzati, come in altre occasioni è già successo nel nostro Paese.
Vauro, sul Fatto del 16 novembre, ha pubblicato una vignetta intitolata «No Vax, perquisizioni in tutta Italia», nella quale due uomini con mascherina, un civile e un poliziotto, si scambiano queste battute: «Trovato niente?», «Macché, manco un neurone». La vignetta è divertente e si può leggere in due modi; uno rassicurante (senza neuroni non si combina niente), ma anche con preoccupazione (la mancanza di neuroni può generare malefatte).
Comunque sia, è storicamente verificabile che la violenza in democrazia è la risposta di chi, a dispetto delle sue illusioni, è incapace di analisi veramente approfondite ed è insofferente ad ogni valutazione realistica dei dati di fatto. Alla fine si finisce per essere condizionati da una impazienza avventuristica, si rimane travolti da una mescolanza di radicalismo verbale e nullismo pratico che oscura la realtà.
Mi sembra il caso anche di coloro che propagandano le proprie convinzioni soggettive «no vax» accampando argomenti (si fa per dire…) come la dittatura, il genocidio della shoah, il nazismo e le SS (come acronimo di «siero sperimentale»: e chissà che il Presidente Mattarella cercando di porre un argine all’abuso sconsiderato degli acronimi non pensasse anche a questo…).
Infine, almeno un accenno rispettoso – senza infingimenti – a quei personaggi eccellenti che intervenendo nel dibattito non sempre sembrano rendersi conto di giocare col fuoco. Sul versante dei «cattivi maestri» abbiamo già dato. Non dimentichiamolo.
Fonte: Corriere della Sera, 18/11/2021
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