I fascisti assomigliano ai mafiosi
Non deve stupire se alcuni momenti della nostra storia li vedono insieme, uniti nell’elaborare e praticare piani criminali
Eversione fascista o parafascista e criminalità organizzata di stampo mafioso sono mondi diversi, ma con significativi punti di contatto. A cominciare dalla “cultura” (se è concesso usare questa parola) che le anima e le muove.
Il mafioso e l’eversore fascista vivono per praticare sistematicamente un metodo di violenza, prepotenza, intimidazione e assoggettamento capace di condizionare momenti significativi della vita politico-economica del Paese. In questo modo l’uno e l’altro si mettono sotto le scarpe tutti i valori della Costituzione e si pongono fuori della sua area, in quanto negatori assoluti e al tempo stesso nemici esiziali dei principi di libertà e uguaglianza sanciti nell’art. 3 della Carta.
Anche sul piano psicologico mafiosi ed eversori fascisti si assomigliano: sono infatti convinti, con sfumature diverse, di appartenere ad una razza speciale, nella quale rientrano soltanto coloro che sono davvero uomini. Tutti gli altri sono esseri disumanizzati, non persone ma oggetti da assoggettare.
Non deve quindi stupire se alcuni momenti della nostra storia li vedono insieme, uniti nell’elaborare e a praticare piani criminali. Eccone un elenco certamente non esaustivo:
- Il Golpe Borghese (1970), organizzato dal “Principe nero” fondatore del Fronte nazionale, in collaborazione con Avanguardia Nazionale, prevedeva una partecipazione visibile e attiva di Cosa nostra che poi si tirò indietro, salvo la potente “famiglia“ Rimi che vi ebbe un ruolo concreto;
- Secondo Giovanni Falcone, l’omicidio del Presidente della Regione Sicilia Pier Santi Mattarella (1980) fu commissionato dalla mafia a Giusva Fioravanti e ad altri eversori fascisti;
- La strage del Rapido 904 (1984) fu un’azione sovversiva di stampo fascista compiuta in collaborazione con la mafia del boss Pippo Calò;
- Nel recente processo noto come “mafia capitale” sono state evidenziate condotte criminali se non formalmente mafiose certamente di stampo mafioso riconducibili a Massimo Carminati, non a caso detto “il fascista”, già esponente di primo piano dei Nar.
In sintesi, vi è tutta una sequenza di elementi (“culturali”, psicologici e storici) che si esaltano e si danno forza a vicenda e che alla fine potremmo racchiudere nella frase: non possiamo permetterci il lusso – mai – di escludere o sottovalutare la possibilità di contiguità o collusioni fra eversione fascista e organizzazioni criminali mafiose. Ne va della qualità stessa della nostra democrazia.
* Presidente onorario di Libera
Fonte: Collettiva
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