Rassegna stampa di “Parole & Mafie”
CRIMINALITA’: LIBERA, A ROMA E NEL LAZIO C’E’ QUINTA MAFIA CI SONO COSCHE IMPRENDITRICI. USURA E DROGA TRA I CAMPI D’AZIONE (ANSA) – ROMA, 15 NOV – Nasce nelle borgate, negli anni ’70, come derivazione dalle mafie tradizionali (Cosa Nostra, Camorra, ‘Ndrangheta) ma poi cambia pelle diventando una criminalita’ organizzata ‘nostrana’, profondamente radicata sul territorio: E’ la quinta mafia, di Roma e del Lazio. A far luce su questa realta’, ‘cresciuta nell’ombra’, un dossier firmato da Libera Informazione e presentato questa mattina nella sede dell’Fnsi alla presenza del presidente Roberto Natale. In principio, spiega il dossier, la prima attivita’ dei mafiosi nel Lazio e’ l’usura, ‘lo strozzinaggio dei cravattari’, organizzati dalla Banda della Magliana. Poi, con la parabola discendente della banda di Nicoletti, prendono potere le famiglie meridionali. Sono ‘cosche imprenditrici con una parvenza di rispettibilita” che si radicano sul territorio, ‘mettono da parte le differenti origini e sanno fare affari senza pestarsi i piedi’, spesso protetti dalla politica. Droga, usura, prostituzione, contraffazioni e abusivismo vedono la mafia del Lazio alleata con quella straniera: cinesi, russi, albanesi, rumeni e nigeriani su tutti. ‘A Roma – spiega Gaetano Liardo di Libera Informazione – i mafiosi reinvestono e ripuliscono i loro proventi illeciti in ristoranti e attivita’ economiche e un esempio per tutti il Cafe’ del Paris. Ma la Capitale e’ anche uno tra gli snodi piu’ ambiti dei traffici di droga e prostituzione. (ANSA).
CRIMINALITA’: LIBERA, A ROMA E NEL LAZIO C’E’ QUINTA MAFIA (ANSA) – ROMA, 15 DIC – Cosi’ se l’aeroporto di Fiumicino e il porto di Civitavecchia vengono indicati come ‘i varchi preferiti dai narcotrafficanti’, l’intera regione e’ definita ‘la terra promessa delle mafie straniere’ con ‘un migliaio di segnalazioni per reati di droga (circa il 10% del totale nazionale)’ e un triste record anche nei decessi di tossicodipendenti. Secondo il dossier, poi, gli indicatori relativi alla penetrazione mafiosa non lasciano spazio ad equivoci: ‘il Lazio e’ ai primi posti nelle classifiche relative alla penetrazione mafiosa, subito dopo le quattro regioni meridionali a ‘occupazione’ consolidata. Nel 2005 – si legge – i procedimenti avviati dalla Dda di Roma sono stati 204 (droga, tratta e associazione mafiosa), piu’ che a Reggio Calabria (189). Nella relazione annuale 2006/2007 a Roma sono 143 i fascicoli aperti dall’antimafia, e anche sul fronte dei beni confiscati alle mafie e destinati al riuso il Lazio e’ tra le prime regioni italiane’. Sul versante dell’illegalita’ ambientale significativi i dati del 2008: 2086 infrazioni accertate nel Lazio con 2247 persone denunciate o arrestate e 915 sequestri effettuati. Il ciclo dei rifiuti, nello stesso periodo conta 788 infrazioni, quello del cemento 774. Eppure il fronte di chi nega l’esistenza della criminalita’ organizzata nel Lazio, secondo Libera, e’ ancora saldo. ‘Se e’ vero che le mafie sono delle holding finanziarie, infiltrate nelle amministrazioni e nella politica ai piu’ alti livelli – afferma il coordinatore di Libera Antonio Turri -, allora va da se’ che puntino con forza con Roma e dintorni’.
CRIMINALITA’: ‘LIBERA INFORMAZIONE’, NEL LAZIO LA ‘QUINTA’ MAFIA (AGI) – Roma, 15 dic. – Nel Lazio si e’ formata da anni la cosiddetta ‘quinta mafia’. E’ quanto emerge dal dossier Lazio messo a punto dall’Associazione ‘Libera informazione’, l’osservatorio sull’informazione contro le mafie.
Dal dossier dal titolo ‘Parole & mafie’ emerge chiaramente la radicalizzazione nei territori del Lazio di cosche che agiscono autonomamente dalle piu’ note mafie come Cosa Nostra, camorra e ‘ndrangheta.
“Tutto il sud del Lazio – ha detto il procuratore di Tivoli, Luigi De Ficchy, nel corso del seminario organizzato da ‘Libera informazione’ – e’ fortemente inquinato dalle infiltrazioni mafiose. Oltre al Comune di Fondi ci sono decine di altri comuni del sud pontino che hanno la stessa situazione. Ci sono gruppi criminali che svolgono attivita’ legate con le amministrazioni locali. Se e’ difficile contrastare un reato come il riciclaggio che e’ nascosto, avvengono pero’ decine di attentati che sono invece ben visibili. Tutti questi piccoli attentanti nel loro insieme testimoniano un inquinamento conclamato della zona”.
CRIMINALITA’: ‘LIBERA INFORMAZIONE’, NEL LAZIO LA ‘QUINTA’ MAFIA (2) (AGI) – Roma, 15 dic. – L’associazione ‘Libera Informazione’ ha avuto negli ultimi mesi una serie di incontri in tutto il Lazio per parlare di mafia con i giornalisti locali, passando da Latina, Nettuno, Roma, Rieti, Fondi, Frosinone, VIterbo e Colleferro. “C’e’ stata negli ultimi anni – ha detto Roberto Morrione, presidente di ‘Libera informazione’ – una sottovalutazione del fenomeno della mafia nel Lazio da parte della stampa. L’indifferenza e la non conoscenza da parte dell’opinione pubblica ci sembra ormai un ostacolo che deve essere superato”. Per l’ex presidente della Commissione Antimafia, Francesco Forgione, e’ necessario che la stampa si occupi sempre piu’ di inchieste sul fenomeno mafioso del Lazio. “Un bella inchiesta – ha suggerito Francesco Forgione – sarebbe quella sull’ortomercato di Fondi oggi e sul perche’ chi ostacola una decisione serve a stabilire un meccanismo di trasparenza. Sarebbe bello anche indagare, oltre che su Fondi, anche su quello che e’ successo negli ultimi due anni a Nettuno dopo lo scioglimento del Comune”. Dal dossier Lazio sulla mafia, con la collaborazione della Casa della legalita’ della Regione Lazio e l’Osservatorio regionale sulla sicurezza e ‘Libera informazione’ emerge l’allarme di una regione ai primi posti delle classifiche nazionali relative alla penetrazione mafiosa. In alcuni casi e’ davanti a regioni come Puglia, Campania, Sicilia e Campania. Nel 2005 i provvedimenti avviati dalla Dda di Roma sono stati 204, piu’ che a Reggio Calabria con 189. Secondo i dati della direzione nazionale antimafia a Roma sono 143 i fascicoli aperti dall’antimafia. Il Lazio e’ anche ai primi posti per i beni confiscati alle mafie: fino a dicembre 2006 sono stati eseguiti 322 sequestri,il 4% del totale in Italia.
Dalla Banda della Magliana a oggi
La Banda della Magliana
Nasce nelle borgate, negli anni ’70, come derivazione dalle mafie tradizionali (Cosa Nostra, Camorra, ‘Ndrangheta) ma poi cambia pelle diventando una criminalità organizzata ‘nostrana’, profondamente radicata sul territorio. E’ la quinta mafia, di Roma e del Lazio. A far luce su questa realtà, “cresciuta nell’ombra”, un dossier firmato da Libera Informazione e presentato questa mattina nella sede dell’Fnsi alla presenza del presidente Roberto Natale.
In principio, spiega il dossier, la prima attività dei mafiosi nel Lazio è l’usura, “lo strozzinaggio dei cravattari”, organizzati dalla Banda della Magliana. Poi, con la parabola discendente della banda di Nicoletti, prendono potere le famiglie meridionali. Sono “cosche imprenditrici con una parvenza di rispettibilità” che si radicano sul territorio, “mettono da parte le differenti origini e sanno fare affari senza pestarsi i piedi”, spesso protetti dalla politica.
Droga, usura, prostituzione, contraffazioni e abusivismo vedono la mafia del Lazio alleata con quella straniera: cinesi, russi, albanesi, rumeni e nigeriani su tutti. “A Roma – spiega Gaetano Liardo di Libera Informazione – i mafiosi reinvestono e ripuliscono i loro proventi illeciti in ristoranti e attività economiche e un esempio per tutti il Cafè del Paris. Ma la Capitale è anche uno tra gli snodi più ambiti dei traffici di droga e prostituzione.
Così se l’aeroporto di Fiumicino e il porto di Civitavecchia vengono indicati come “i varchi preferiti dai narcotrafficanti”, l’intera regione è definita “la terra promessa delle mafie straniere” con “un migliaio di segnalazioni per reati di droga (circa il 10% del totale nazionale)” e un triste record anche nei decessi di tossicodipendenti.
Secondo il dossier, poi, gli indicatori relativi alla penetrazione mafiosa non lasciano spazio ad equivoci: “il Lazio è ai primi posti nelle classifiche relative alla penetrazione mafiosa, subito dopo le quattro regioni meridionali a ‘occupazione’ consolidata. Nel 2005 – si legge – i procedimenti avviati dalla Dda di Roma sono stati 204 (droga, tratta e associazione mafiosa), più che a Reggio Calabria (189).
Nella relazione annuale 2006/2007 a Roma sono 143 i fascicoli aperti dall’antimafia, e anche sul fronte dei beni confiscati alle mafie e destinati al riuso il Lazio è tra le prime regioni italiane”.
Sul versante dell’illegalità ambientale significativi i dati del 2008: 2086 infrazioni accertate nel Lazio con 2247 persone denunciate o arrestate e 915 sequestri effettuati. Il ciclo dei rifiuti, nello stesso periodo conta 788 infrazioni, quello del cemento 774. Eppure il fronte di chi nega l’esistenza della criminalità organizzata nel Lazio, secondo Libera, è ancora saldo. “Se è vero che le mafie sono delle holding finanziarie, infiltrate nelle amministrazioni e nella politica ai più alti livelli – afferma il coordinatore di Libera Antonio Turri -, allora va da sé che puntino con forza con Roma e dintorni”.
La denuncia di Libera: a Roma
e nel Lazio c’è “quinta mafia”
In principio, spiega il dossier, la prima attività dei mafiosi nel Lazio è l’usura, «lo strozzinaggio dei cravattari», organizzati dalla Banda della Magliana. Poi, con la parabola discendente della banda di Nicoletti, prendono potere le famiglie meridionali. Sono «cosche imprenditrici con una parvenza di rispettibilità» che si radicano sul territorio, «mettono da parte le differenti origini e sanno fare affari senza pestarsi i piedi», spesso protetti dalla politica.
Droga, usura, prostituzione, contraffazioni e abusivismo vedono la mafia del Lazio alleata con quella straniera: cinesi, russi, albanesi, rumeni e nigeriani su tutti. «A Roma – spiega Gaetano Liardo di Libera Informazione – i mafiosi reinvestono e ripuliscono i loro proventi illeciti in ristoranti e attività economiche e un esempio per tutti il Cafè de Paris». Ma la Capitale è anche uno tra gli snodi più ambiti dei traffici di droga e prostituzione.
Così se l’aeroporto di Fiumicino e il porto di Civitavecchia vengono indicati come «i varchi preferiti dai narcotrafficanti», l’intera regione è definita «la terra promessa delle mafie straniere» con «un migliaio di segnalazioni per reati di droga (circa il 10% del totale nazionale)» e un record anche nei decessi di tossicodipendenti.
«il Lazio è ai primi posti nelle classifiche relative alla penetrazione mafiosa, subito dopo le quattro regioni meridionali a “occupazione” consolidata. Nel 2005 – si legge nel dossier – i procedimenti avviati dalla Dda di Roma sono stati 204 (droga, tratta e associazione mafiosa), più che a Reggio Calabria (189). Nella relazione annuale 2006/2007 a Roma sono 143 i fascicoli aperti dall’antimafia, e anche sul fronte dei beni confiscati alle mafie e destinati al riuso il Lazio è tra le prime regioni italiane».
Sul versante dell’illegalità ambientale significativi i dati del 2008: 2086 infrazioni accertate nel Lazio con 2247 persone denunciate o arrestate e 915 sequestri effettuati. Il ciclo dei rifiuti, nello stesso periodo conta 788 infrazioni, quello del cemento 774. Eppure il fronte di chi nega l’esistenza della criminalità organizzata nel Lazio, secondo Libera, è ancora saldo. «Se è vero che le mafie sono delle holding finanziarie, infiltrate nelle amministrazioni e nella politica ai più alti livelli – afferma il coordinatore di Libera Antonio Turri – allora va da sè che puntino con forza con Roma e dintorni».
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