Gela, rifiuti e appalti
La giornata di giovedì 22 ottobre sarà sicuramente apparsa agli occhi dei titolari delle aziende, facenti parte dell’Associazione Temporanea di Imprese, Econet, attualmente titolare della gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti presso i comuni inglobati nell’Ambito Territoriale Ottimale CL2, alla stregua di una vera e propria calamità abbattutasi su di un progetto economico stimabile intorno ad una cifra prossima ai 22 milioni di euro.
Proprio in quella data, infatti, il Tribunale amministrativo di Palermo attivato da un ricorso presentato dalla ditta soccombente nella gara d’appalto, ovvero una delle dominatrici del settore a livello nazionale, la Biancamano spa di Rozzano (MI) gruppo controllante di Aimeri Ambiente, ha disposto l’annullamento della gara: scagliando un macigno contro le aspirazioni di imprenditori quasi esclusivamente locali, ad eccezione del sostegno prestato loro dalla società Nesta Ambiente di Pavia.
La decisione assunta dalla giustizia amministrativa, però, ha solo prodotto l’impatto più eclatante di un percorso mai scorrevole né estraneo a fragorose soste. L’attenzione, sempre più desta, posta nei confronti dell’Ati Econet, ultima creatura, in ordine di tempo, strutturata da un gruppo di imprenditori gelesi operanti, anteriormente all’esplosione del “mercato” dei rifiuti, soprattutto nel comparto edile, trae origine proprio dalle dimensioni acquisite dall’ “affare rifiuti”: assurto al ruolo di fonte generatrice di profitto solo all’indomani del varo della disciplina normativa connessa all’istituzione degli Ambiti Territoriali Ottimali, destinati alla gestione di servizi pubblici essenziali.
L’evidente spessore di un simile agire economico non poteva che attrarre le voglie dei gruppi criminali presenti sul territorio, in grado di consorziarsi pur di perseguire l’obiettivo di trarre indiscussi vantaggi dall’imporre la propria autorità sullo svolgimento del servizio di smaltimento, tramutatasi, come ovvio, nella periodica richiesta di ingenti somme di denaro.
Ad un lungo periodo di asservimento da parte degli imprenditori destinatari di molteplici richieste estorsive seguì la decisione di denunciare le pretese imposte loro da componenti di cosa nostra e stidda: base imprescindibile dell’attuale processo “Munda Mundis”, in corso innanzi ai giudici del Tribunale di Gela.
Da una sede tendenzialmente amica, però, si levano ad ogni udienza dure reprimenda in direzione degli stessi vessati; nel procedimento in questione, infatti, ha effettuato il suo personale ingresso l’ex ambasciatore nel nisseno del clan Madonia, Carmelo Barbieri, da poco divenuto collaboratore di giustizia, tessitore di un racconto rivolto alla descrizione di un’assoluta empatia tra l’Ati appaltatrice del servizio di smaltimento dei rifiuti e le due organizzazioni malavitose attive nel comprensorio gelese, capace di sbaragliare la concorrenza e consentire un facile successo all’entità economica “protetta”.
Accordi tra uno dei gestori dell’ “Econet”, Riccardo Greco, e l’ex maggiorente di cosa nostra, Rosario Trubia; l’esclusione imposta alla società Praiano, intenzionata a partecipare alla prima gara d’appalto del 2001; l’intercessione in direzione delle istituzioni comunali, tradottasi nel versamento di una tangente di 100 milioni in favore dell’ex sindaco della città, Franco Gallo, in carica nella fase di piena attuazione del sistema rappresentato dagli Ambiti Territoriali Ottimali.
Le accuse, velate o meno, in direzione degli stessi imprenditori possono rintracciarsi, inoltre, all’interno delle pagine di un’ampia relazione redatta dalla Commissione Speciale d’Inchiesta istituita dal Consiglio Comunale a seguito delle valutazioni espresse dall’ex dirigente del settore ecologia, Roberto Sciascia: si imputa alla precedente amministrazione Crocetta un’ingiustificabile condotta diretta a favorire le imprese “amiche” impegnate nell’espletamento del servizio di smaltimento dei rifiuti, posta in essere emanando delibere atte all’ingiustificato aumento delle tariffe fissate in favore dell’appaltatrice, pervenendo addirittura al riconoscimento di un canone mensile pari a 473.297,95 euro, superiore del 65% rispetto a quello originariamente pattuito.
L’inefficienza dei meccanismi scaturiti dalla riforma del settore dei servizi pubblici essenziali, però, annovera tra le sue vittime anche il gruppo destinatario di molteplici accuse: l’assenza di adeguate risorse finanziarie non consente all’Ato CL2 di trasferire i necessari fondi in favore dell’Ati Econet, dichiaratasi creditrice di almeno 6 milioni di euro nei suoi confronti, e a sua volta incapace di soddisfare le legittime richieste provenienti dai dipendenti, sempre più spesso impegnati a sostegno di rivendicazioni salariali, tese inoltre a manifestare la ferrea volontà di salvaguardare il livello occupazionale di tutte le maestranze impegnate.
Tra accuse provenienti da ambienti legati alla locale criminalità organizzata, dubbi sollevati nei confronti di grandi entità operanti nel settore di competenza, indagini amministrative e giudiziarie: il servizio di smaltimento dei rifiuti continua a trascinarsi in attesa della prossima riforma regionale, ed intanto a Gela le acque non sono mai state così agitate.
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