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Puglia, pronto soccorso di Copertino: il disperato grido d’aiuto

Antonio Nicola Pezzuto * il . Puglia, Salute, Società

Copertino (Le) – Sale forte il grido di dolore e di aiuto dal Pronto Soccorso di Copertino dove il personale stremato non riesce a far fronte alle richieste dei pazienti.

E sale anche forte la tensione fra questi ultimi accompagnati dai loro parenti e gli operatori sanitari. Sale a tal punto che sono stati chiamati i Carabinieri a tranquillizzare gli animi. Operatori sanitari da una parte e pazienti dall’altra, in uno scontro che non dovrebbe esserci in quanto entrambi vittime di un sistema che li penalizza.

Visitare il Pronto Soccorso del nosocomio salentino è come entrare in un immaginario girone dantesco dove si incontrano pazienti “parcheggiati” in attesa di un ricovero o di accertamenti e personale sanitario allo stremo delle forze.

Si incontrano volti e si conoscono storie di chi non ha voce e soffre in silenzio. Persone sottoposte a lunghe attese per aspettare un ricovero o per tornare a casa dopo essere state sottoposte a delle cure. C’è la signora di Rovigo rientrata in gran fretta nel Salento per assistere la mamma a cui è stata diagnosticata un’ernia ombelicale. L’anziana donna doveva essere sottoposta a TAC prima dell’intervento chirurgico ma i problemi di funzionamento del CUP le hanno impedito la prenotazione. Purtroppo i dolori addominali sono fortissimi, così è stata accompagnata al Pronto Soccorso alle 10 di mattina per essere dimessa solo a tarda sera, dopo gli accertamenti e le cure del caso, in attesa di un intervento che non si sa ancora quando sarà effettuato.

Accompagnata dalla giovane figlia, c’è la signora malata di Alzheimer da ormai dieci anni. Ha febbre da diversi giorni. Purtroppo il morbo le impedisce di comunicare, così è stata portata in ambulanza al Pronto Soccorso nelle primissime ore del pomeriggio ma a tarda sera non si sa ancora nulla sulle sue reali condizioni.

C’è una ragazza seduta sulla sedia a rotelle da molte ore, in attesa di una radiografia al ginocchio che tarda ad arrivare, così come tarda ad arrivare una radiografia alla spalla dolorante di un ragazzo. Si potrebbero scrivere molte pagine con il racconto di storie simili, ma è importante sapere perché sta succedendo tutto questo.

ʺMancano posti letto nei reparti e personale”, affermano gli operatori sanitari. “Le carenze maggiori si avvertono di più nel Pronto Soccorso perché il flusso dei pazienti in arrivo è continuo. Alle 19 ne abbiamo già ricevuti 65: numeri assurdi per un ospedale di base”, sostengono nel loro sfogo.

“Non abbiamo barelle adatte, ma solo barelle “traumatiche” non consone alla degenza, sulle quali siamo costretti a tenere i pazienti per 4-5 giorni, con il rischio che possano verificarsi piaghe da decubito, soprattutto negli anziani. È così che andiamo avanti da quindici giorni. Abbiamo tredici pazienti in attesa da ore: il primo, in codice verde, è arrivato alle 12.54 e alle 20.49 non è stato ancora visitato così come non è stato ancora visitato alle 20.50, il primo paziente arrivato in codice arancione alle 16.16. Abbiamo avvisato il 118 di non mandarcene più perché non abbiamo barelle”.

Un grido di allarme caduto nel vuoto, “nonostante negli altri ospedali della provincia la pressione fosse molto minore. Altri due ne sono arrivati in codice rosso da casa. Per di più, il personale del pronto Soccorso, già decimato, deve occuparsi anche dell’area Covid. Di notte ci sono in reparto tre infermieri e due medici perché in questo periodo bisogna garantire le ferie e, durante la giornata, quattro infermieri e uno o due medici. Numeri inadeguati per far fronte alle necessità, che inducono tanti pazienti a tornarsene a casa. Fatto di estrema gravità”. Il personale è stremato e si crea di conseguenza un corto circuito tra chi ha bisogno di cure e gli operatori sanitari.

“Non abbiamo un OBI (Osservazione Breve Intensiva), in pratica un minireparto di quattro-cinque-sei posti letto dove tenere le persone in attesa di ricovero. Purtroppo, in seguito al piano di riordino previsto dalla Regione, l’ospedale è stato declassato da ospedale di primo livello ad ospedale di base, perdendo così la possibilità di avere un OBI e di annoverare ulteriore personale e posti letto. Prima che entrasse in vigore il nuovo piano di riordino ospedaliero, riuscivamo a smaltire 150-160 accessi al giorno perché potevamo contare su un numero maggiore di reparti. Adesso, a quelli precedentemente chiusi, si sono aggiunti Ginecologia Ostetricia, Pediatria e Punto Nascita. Non abbiamo un reparto di Traumatologia. Questo significa che non c’è un medico come guardia attiva notturna, ma c’è un medico reperibile da casa ma i tempi si allungano. La situazione è stata ulteriormente aggravata dal Covid che ha portato a un altro taglio dei posti letto nei reparti per non creare assembramenti. Nel Pronto Soccorso spesso ci troviamo davanti a un bivio: non rispettare le distanze di sicurezza o mandare i pazienti a casa. E noi non abbandoniamo i nostri malati”.

Questo il disperato grido d’aiuto lanciato dal Pronto Soccorso di Copertino: lo invocano all’unisono pazienti e operatori sanitari.

* PugliaSanità.it, 13/07/2021

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