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La «meglio gioventù»
contro Cosa nostra

Di Norma Ferrara il . Sicilia

“Altri latitanti mafiosi, in passato, si sono nascosti nelle campagne
limitrofe al nostro paese e, in verità,  non hanno fatto scalpore.
Oggi, sapere che un latitante te lo puoi trovare  vicino di casa, ci
turba, incute una certa paura”.   Così  Giuliana Doria, ventiduenne volontaria del
presidio di Libera a Calatafimi, racconta quello che è avvenuto dopo la cattura del boss Raccuglia, a Calatafimi Segesta, il 15 novembre scorso.
 
Il boss numero due di Cosa nostra era
li a pochi passi dalle loro case, vicino al centro storico, coperto dal
silenzio e dalla complicità dei coniugi Calamusa.  Hanno gli occhi
lucidi di gioia e di rabbia di fronte al passaggio delle auto blu delle forze dell’ordine, i ragazzi del presidio di Libera, nato solo un anno fa e dedicato al politico e giornalista Peppino Impastato. Accanto a loro molti coetanei si sono radunati e hanno rivolto frasi pesanti al  boss di Altofonte e a sostegno delle forze
dell’ordine che hanno ottenuto un altro importante risultato sul territorio trapanese. Questi giovani hanno detto spontaneamente e in maniera
chiara da che parte stanno; lo hanno fatto senza paura, a volto scoperto, con i flash
dei fotografi e le telecamere dei giornalisti di tutta Italia,  puntati contro. 

Sono adolescenti, studenti universitari, lavoratori, animatori di
battaglie
silenziose e quotidiane su territori in cui un tempo comandavano solo i
boss, anche sui giovani. Anche Giuliana è una di loro, fa l’impiegata e
partecipa da un anno al lavoro di Libera sul territorio, crede nello
Stato e dichiara “non credo che sia finita qui, penso che nei prossimi
tempi, voi giornalisti, avrete ancora molto da scrivere in merito ad
arresti e a latitanti…”

Molti anni fa in Sicilia gli arresti dei latitanti
avvenivano nel silenzio generale dei cittadini e dei giovani che non
osavano inveire contro il mafioso di turno, persino  ammanettato.
Adesso le carte in tavola sono decisamente cambiate. Quello che si percepisce, ascoltandoli, è il più totale disprezzo per la mafia, per i suoi fiancheggiatori e per
chi rimane impassibile di fronte a quello che accade. Dietro le mani alzate ad applaudire questo risultato dello
Stato, non c’è solo una reazione emotiva condivisibile
e comprensibile, c’è progetto che dura tutto l’anno:  nelle  scuole,
nei dibattiti pubblici, nelle iniziative concrete dai beni confiscati
alla richiesta di maggiore attenzione ai diritti delle persone. Quella folla spontanea ha scritto una pagina senza precedenti, lo ha sottolineato anche il questore di Trapani, Giuseppe Gualtieri. 

Gli uomini delle forze dell’ordine sono per noi sono “eroi dentro” –  commenta
Giuliana Doria – e a loro abbiamo voluto fare sentire che non sono soli.  Alla fine abbiamo gridato un
“grazie” e che  “la mafia deve solo morire” mentre tutt’intorno un lungo
appaluso li accompagnava via.

L’arresto è  un risultato importante nella lotta a Cosa nostra. Domenico Raccuglia è condannato a tre
ergastoli, di cui uno anche per l’omicidio del piccolo Giuseppe Di
Matteo, e a 20 anni di reclusione per altri reati connessi
all’associazione mafiosa. Gestiva racket e affari nel territorio che va da Palermo a Trapani.   Anche il coordinamento di Libera Trapani ha inviato una nota per esprimere la sua vicinanza al lavoro delle forze
dell’ordine molti dei quali, si verrà a sapere nei giorni successivi,
“hanno anticipato di tasca loro i costi economici, straordinari
compresi, di questa missione”. Il coordinamento sottolinea  come a questa  reazione dei giovani sul territorio debba seguire al più presto
una risposta chiara da parte della politica. “La politica dovrebbe essere la prima agenzia
sociale e dare l’esempio
applicando al proprio interno il codice etico – si legge nella nota. Oggi la gente si raduna davanti ai covi per festeggiare la cattura
dei mafiosi, i giovani siciliani urlano di gioia ad ogni arresto –
continuano nella nota.  La politica deve rendere conto anche a loro
delle scelte dei candidati e
degli amministratori sia a livello locale che nazionale!”

Sulla strada fra Trapani e Calatafimi stavolta sono i mafiosi a trovarsi disarmati da questi giovani che rappresentano oggi una buona parte della “meglio gioventù” contro Cosa nostra.

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