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Fondi, una battaglia vinta per l’informazione

Di Norma Ferrara il . Lazio

A Torino c’è un mercato, abbastanza noto, si trova in una delle piazze più grandi della città. Li arrivano grandi quantità di frutta e verdura: fresca, variegata, pronta per essere venduta ogni mattina sui banconi. Viaggia in cassette stipate l’una sull’altra trasportate su gomma e talvolta con essa arrivano anche pacchi di cocaina, come dimostrano alcune indagini delle forze dell’ordine. Frutta e verdura spesso partono da Vittoria in provincia di Ragusa e arrivano a Milano. Altre volte invece si mettono in cammino dal mercato ortofrutticolo di Fondi, provincia di Latina, per raggiungere il capoluogo piemontese e altre aree del nord Italia.

«Il mercato ortofrutticolo della città era citato già nel 2008, dalla Dna nella sua relazione annuale – come luogo di infiltrazione di interessi e affari della camorra e della ‘ndrangheta. Pochi mesi dopo – ricorda il coordinatore di Libera Informazione, Lorenzo Frigerio all’incontro pubblico “Parole&mafie” – una commissione d’accesso lo ritiene uno degli elementi che inquinanano politica ed economia nella cittadina laziale». «Gran parte dell’economia di questo mercato, secondo la relazione del prefetto di Latina, Bruno Frattasi, – continua Frigerio – ha subito notevoli condizionamenti di clan mafiosi, con ricadute sui prezzi e le modalità di distribuzione di frutta e verdura». «Il Mof è da poco in via di commissariamento da parte della Regione Lazio ma – come ricorda Francesco Forgione, già presidente Commissione antimafia – ancora dopo tanti mesi non si è riuscito a eleggere un nuovo presidente»: ulteriore segnale di “inagibilità” di questo luogo che rappresenta una delle ricchezze più importanti per questa cittadina nota oggi al grande pubblico per il clamore destato dal mancato scioglimento da parte del Consiglio dei ministri dell’amministrazione comunale inquinata da interessi mafiosi (in linea con la norma sullo scioglimento dei comuni per mafia).

Parole&mafie il percorso nato in collaborazione con la Regione Lazio da alcuni mesi sta viaggiando nelle province della regione per confrontarsi con cittadini e giornalisti, associazioni e imprenditori, sul tema dell’informazione e creare una rete di lavoro costante che possa impedire che su mafie e illegalità, corruzione e clientelismi, cada il silenzio dell’opinione pubblica, dei media locali e nazionali. Lo scorso 11 novembre Parole&mafie ha fatto la sua sesta tappa regionale a Fondi dove per la prima volta l’informazione locale e nazionale ha avuto un merito nel cambiare le carte in tavola rispetto alla lotta che i cittadini stanno portando avanti da tempo su questo territorio in cui il Ministero dell’Interno ha riscontrato una presenza di interessi mafiosi tale da inquinare l’andamento della gestione amministrativa della vita dei cittadini fondani ma il Consiglio dei Ministri si è opposto allo scioglimento.

E’ il presidente di Libera Don Luigi Ciotti dopo aver annunciato che l’associazione “chiederà l’accesso agli atti su Fondi” a citare dall’auditorium comunale San Domenico, uno dei padri della Costituzione italiana, Piero Calamandrei. «La legalità – ricorda Ciotti – discende da leggi che vengono dal di dentro e  non dal di fuori. La fiducia del popolo nelle sue leggi è legata al fatto che quelle norme siano scaturite dalle coscienze. Abbiamo bisogno di percorsi – continua Ciotti – che creino le condizioni per questa questa fiducia e responsabilità, perchè la democrazia è partecipazione”.

«Abbiamo bisogno di riscoprire il valore e il costo delle parole – continua Ciotti – come accadde ad esempio nel 1996 quando ben 40 quotidiani accettarono contemporaneamente di pubblicare lo stesso editoriale che spiegava le ragioni della raccolta firme per l’approvazione di una legge sul riutilizzo sociale dei beni confiscati ai mafiosi (109/96). Fu un atto collettivo di responsabilità e di coraggio dimostrato dagli operatori dell’informazione».

Fondi rappresenta una pagina nuova per l’informazione. Lo sottolinea nel suo intervento Santo della Volpe, vice presidente di Libera Informazione, animatore di Articolo21 e giornalista della terza rete Rai. «Il caso Fondi è il simbolo di una battaglia vinta per l’informazione, perchè nonostante il mancato scioglimento del Comune, qui i riflettori sono rimasti accesi. Questa volta possiamo dire che l’informazione nazionale e locale hanno fatto il proprio dovere pienamente. Ora – continua Della Volpe – ci sono altre domande che l’informazione deve porre in questo territorio: quelle su una convenienza della legalità, sulla trasparenza delle istituzioni, dei candidati alle prossime elezioni ». Tutti temi, ricorda il vicepresidente di Libera Informazione, che hanno un unico comune denominatore, che proprio da Fondi dobbiamo rilanciare: la nostra Costituzione. Il 19 dicembre a Roma, l’associazione che difende l’articolo21 della Carta costituzionale (Articolo21 per la liberà d’espressione) consegnerà un riconoscimento al neonato Coordinamento antimafia di Fondi.

«Nella storia di Fondi – dichiara Francesco Forgione – ormai possiamo dirlo, c’è un prima e un dopo. Fondi ha rappresentato per la prima volta un diverso modo di interagire fra i territori e l’informazione nazionale. Se questo è accaduto è grazie ad un lavoro di rete che si è fatto con molto impegno: giovani, cittadini di Fondi, operatori dell’informazione non hanno lasciato solo questo paese, ma l’anno scelto come simbolo di una battaglia più grande che su questo territorio del basso Lazio non può essere persa. «Le mafie – ricorda Forgione – dobbiamo cercarle la dove non si vedono; dobbiamo chiederci ad esempio, com’è possibile che esponenti di una ‘ndrina di Cosoleto, un paesino calabrese che fa circa 900 abitanti, sia riuscita con un giro di prestanomi a comprarsi il Cafè de Paris in pieno centro a Roma?» Fra Cosoleto e Roma c’è di mezzo l’ipocrisia di numerosi colletti bianchi ed è questa che dobbiamo con forza denunciare recuperando un’etica pubblica e professionale capace di rompere questa connivenza”.

Fa nomi e cognomi, Francesco Forgione, in una sala in cui l’aria si fa tesa durante il dibattito, segnale che il mancato scioglimento in questo territorio ha creato una situazione di tensione sociale tangibile. Forgione racconta della famiglia dei Tripodo, dei loro affari a Fondi, della loro storia e della presenza nella relazione sullo scioglimento, aggiungendo: è venuta l’ora che a Fondi si comincino a restituire alla collettività i beni dei mafiosi. Lascia poi la platea con un appello, sobrio ma che trasmette preoccupazione: «chiedo con molta semplicità che i giovani che stanno combattendo con coraggio questa battaglia sul territorio, non vengano lasciati soli, dalle forze dell’ordine, dai concittadini, dai media, a Latina come a Roma». Proprio questi ragazzi/e stanno tentando di invertire un meccanismo malato di gestione del consenso elettorale ha creato qui come altrove questa situazione.

Mafia e politica troppo spesso si incontrano proprio nella creazione del consenso fra i cittadini, lo ricorda anche Luisa Laurelli, della Commissione sicurezza e legalità della Regione Lazio. Parole molto dure e concrete arrivano dalla Laurelli che guarda in faccia uno ad uno i presenti in sala affermando «nella provincia di Latina e un pò in tutto il sud della regione si respira un’aria di voglia di illegalità, a partire dalle speculazioni sul lago di Paola sino agli attacchi giunti al Prefetto che ha solo fatto il suo dovere». Poi ricorda un dato
significativo in un territorio nel quale vigeva già da tempo un sistema di poteri che impediva il dissenso: «qui le manifestazioni pubbliche sono una conquista recente di libertà»; Il mancato scioglimento del Comune – sottolinea la Laurelli – è stato devastante per i cittadini perchè non si è ricostruito un tessuto sano di relazioni, andando ad incidere sul resto. Sciogliere questa amministrazione significava, evidentemente, “scoperchiare tutto”, affari, relazioni, nomi, facce. E questo non è stato possibile, ma i cittadini di Fondi devono sapere che in questa battaglia non sono soli. La Regione e il Paese intero è con loro».

C’è un prima e un dopo dell’informazione a Fondi. Ma c’è soprattutto “un dopo” politico ed elettorale che resta in mano ai cittadini. «Le organizzazioni di stampo mafioso – ricorda il magistrato Giovanni Salvi – hanno una caratteristica che li differenzia da tutti gli altri: sfidano direttamente la democrazia, passando attraverso il tentativo di controllare politica e imprenditoria. L’Italia paga il prezzo di questa presenza, che ha un peso enorme in termini economici e sociali».

Ricorda con forza la natura preventiva e non penale dello scioglimento dei comuni il magistrato, sottolineando come gli strumenti per contrastare l’inquinamento delle amministrazioni locali ci siano ma vanno applicati. A partire dalla norma che dopo lo scioglimento prevede fra l’altro la non rieleggibilità dei soggetti coinvolti e il commissariamento sino alle successive elezioni. Tutte fasi che qui a Fondi si sono volute evitare le dimissioni dell’amministrazione in carica.

«In Italia molti comuni sono stati sciolti per mafia più di una volta – ricorda Salvi – perchè? perchè i cittadini li hanno rieletti nonostante lo scioglimento, nonostante i loro rapporti con le mafie. «Anche a Fondi voi cittadini sarete fra poco tempo chiamati a fare delle scelte alle prossime elezioni, adesso la palla passa a voi – chiosa Giovanni Salvi. Il Paese vi guarda».

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